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31/03/2021

Fenotipi cognitivi nella sclerosi multipla: dai risultati di uno studio FISM nuove vie verso una riabilitazione personalizzata

 

Siamo tutti persone uniche sia dal punto di vista cognitivo (ricordiamo in modo diverso, abbiamo peculiari abilità di linguaggio) che da quello emotivo (a volte siamo di buon umore, a volte ansiosi) e questa diversità influenza la nostra qualità di vita.

 

Ma nella sclerosi multipla (SM) il rischio è che tali differenze individuali, in grado di impattare in maniera significativa sulla vita di tutti i giorni, diventino invisibili, per gli altri e a volte per la scienza stessa: «Un ostacolo alla comprensione profonda del funzionamento cognitivo delle persone con SM– spiega la ricercatrice FISM Jessica Podda – è che questo sia comunemente valutato in modo dicotomico: la performance di una persona risulta “deficitaria” o “preservata”, on o off, rispetto ad una serie di test e parametri. Troppo poco per capire come ciascun individuo funziona, troppo poco per consentire una vera “pre-abilitazione” di specifiche funzioni o una riabilitazione cognitiva efficace. Eppure, come evidenzia la letteratura scientifica, le difficoltà a carico delle funzioni cognitive possono essere presenti nel 43-70% degli adulti, in tutti i decorsi di malattia, e nel 30% dei bambini con una forma pediatrica di SM».

 

L’ampio studio condotto dalla dottoressa Podda, insieme al team dei ricercatori FISM e pubblicato sulla rivista Multiple Sclerosis and related disorders Journal  si è posto l’obiettivo di migliorare la  comprensione del funzionamento cognitivo delle persone con SM, per  consentire lo sviluppo di trattamenti efficaci e personalizzati.

 

Analizzando i dati raccolti tra il 2014 e il 2020 su oltre 872 pazienti all’interno del Progetto Speciale FISM PROMOPRO-MS – che ha dato vita a un database costantemente aggiornato di dati clinici, misure strumentali e questionari autosomministrati (Patient Centered Outcomes - PCO) – i ricercatori hanno identificato, come spiega Jessica Podda «quattro predominanti e diversi ‘fenotipi’ cognitivi nelle persone con SM», ossia quattro diverse modalità di funzionamento o di compromissione, più o meno marcata, dei diversi ‘domini’ cognitivi come memoria, attenzione, linguaggio, velocità di processazione delle informazioni, nei quali è stata anche misurata la presenza o meno di disturbi dell’umore. 

 

Questo tipo di valutazione combinata tra disturbi cognitivi e disturbi dell’umore è stata effettuata raramente, sinora, anche se i disturbi dell’umore hanno un impatto importante sulla qualità di vita e sulle prestazioni cognitive stesse. Per effettuarla i ricercatori hanno considerato le seguenti misure di esito ottenute dai pazienti: Montreal Cognitive Assessment (MoCA) e “Symbol Digit Modalities Test (SDMT)” per valutare le funzioni cognitive globali e la velocità di processamento delle informazioni, rispettivamente,  e Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS) per una misurazione dei disturbi dell’umore. 

 

In questo modo, evidenzia Podda, «abbiamo identificato, in un primo fenotipo cognitivo (fenotipo 1), la sola presenza di lievi disturbi della memoria, presenti in pazienti per lo più giovani, con una forma di SM a ricaduta e remissioni (RR), una breve durata del decorso di malattia e un livello di istruzione più alto rispetto agli altri. Probabilmente la maggior riserva cognitiva dovuta al livello di istruzione li ha protetti maggiormente. Ne fanno parte il 28,3% dei pazienti analizzati, in totale 247 persone».

 

Il fenotipo 2 (21,2%; n = 185) contiene individui con lievi problemi di memoria cui si aggiungono lievi deficit linguistici con accompagnamento di disturbi dell’umore. «I fenotipi cognitivi 1 e 2 – aggiunge la ricercatrice - erano i più simili tra loro per quanto riguarda età, durata della malattia, decorso della malattia e EDSS (inferiore a 5). Il fenotipo 2 includeva più donne (78,4%) e individui con SMRR (59,8%) rispetto agli altri sottotipi».

 

Il fenotipo 3 (18,8%; n = 164) rappresenta i partecipanti con difficoltà moderate nella memoria, nel linguaggio e nell'attenzione, ma evidenzia anche un’assenza di disturbi dell’umore. Questo fenotipo ha una percentuale più alta di maschi (44,5%) e di persone con SM primariamente progressiva (16,1%). 

 

Infine, il fenotipo 4 (31,7%; n = 276) coinvolge le persone con SM con più grave e diffuse difficoltà nella memoria, nel linguaggio, nell'attenzione, nella velocità di elaborazione informazioni e nelle funzioni esecutive, senza depressione e ansia. Gli ultimi due fenotipi denotano un’età media più alta, rispettivamente di 54,3 e 60 anni.

 

Secondo i ricercatori «l'età dei partecipanti potrebbe essere presa in considerazione come possibile spiegazione dell'assenza di sintomi di depressione e ansia nei fenotipi 3 e 4: diversi autori hanno già evidenziato che i disturbi dell’umore nella SM tendono a diminuire durante l'età adulta. Questo suggerisce che le persone anziane potrebbero contare su un maggior controllo emotivo e quindi essere più capaci di smorzare le emozioni negative». 

 

Inoltre i quattro fenotipi cognitivi potrebbero essere concettualizzati come un continuum che va dai pazienti più giovani, con un livello di disabilità inferiore, un decorso di malattia a ricadute e remissioni, un minor livello di deficit cognitivo e l’accompagnamento di disturbi dell’umore (fenotipi 1 e 2) ai pazienti più anziani, con una marcata alterazione del funzionamento cognitivo combinata con un livello di disabilità più alto e un decorso progressivo (fenotipi 3 e 4).

 

In conclusione, spiega Giampaolo Brichetto, coordinatore ricerca riabilitativa FISM, anch’egli autore dello studio «i risultati di questo studio possono avere diverse implicazioni per la gestione clinica e il processo decisionale. Integrare valutazioni sulle performance cognitive e sui disturbi dell’umore nelle diverse forme e fasi di malattia offre un'opportunità migliore per una comprensione avanzata dei disturbi cognitivi. E l’identificazione di quattro sottotipi distinti, caratterizzati ciascuno da specifici aspetti legati alla cognizione e all’umore, può consentire lo sviluppo di trattamenti cognitivi nella SM maggiormente personalizzati in base alla condizione clinica e all’effettivo funzionamento di ciascuno».

 

Questo studio pone le basi per lo sviluppo di percorsi riabilitativi sempre più ‘personalizzati’, tagliati su misura a seconda delle caratteristiche cliniche e delle specifiche abilità e difficoltà di ciascuna persona con SM.

 

Referenza

Autori: Jessica Podda, PhD  Michela Ponzio, PhD Ludovico Pedullà, PhD, Margherita Monti Bragadin, MD, PhD, Mario Alberto Battaglia, MD, Paola Zaratin, PhD, Giampaolo Brichetto, MD, PhD , Andrea Tacchino, PhD

Titolo: Predominant cognitive phenotypes in multiple sclerosis: insights from patient-centered outcomes

Rivista: Multiple Sclerosis and related disorders Journal

DOIhttps://doi.org/10.1016/j.msard.2021.102919


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