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18/10/2016

Legge 104: ora anche i conviventi hanno diritto ai permessi

La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'articolo che limitava il beneficio a coniugi e parenti entro il secondo grado. Il provvedimento contribuisce a tutelare la salute psico-fisica della persona disabile

 

Grazie all’importante pronuncia della Corte Costituzionale, anche chi convive potrà godere dei permessi garantiti dalla legge 104/92 per assistere una persona con disabilità. La sentenza n. 213/2016 ha infatti dichiarato incostituzionale dell’art. 33, comma 3 della legge n. 104/92 «nella parte in cui non include il convivente more uxorio tra i soggetti beneficiari dei permessi di assistenza al portatore di handicap in situazione di gravità».

 

Sino ad oggi il diritto alla fruizione dei permessi retribuiti dal lavoro era previsto esclusivamente per il coniuge, per il parente o affine entro il secondo grado, o entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità avessero compiuto i 65 anni di età oppure fossero anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

 

Ora invece tale diritto è stato esteso anche al convivente. La Corte ha ritenuto che, ferma restando la distinta considerazione costituzionale da accordare alla convivenza rispetto al rapporto coniugale, nel caso dei permessi della legge n. 104/92 l’elemento determinante sia dato proprio dall’esigenza di tutelare il diritto alla salute psico-fisica del disabile grave, nella sua accezione più ampia (collocabile tra i diritti inviolabili dell’uomo ex art. 2 Cost.), essendo proprio la tutela del diritto alla salute l’obiettivo e la finalità della legge in questione, senza distinguere tra matrimonio e convivenza.

 

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