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Storia della sclerosi multipla

Breve storia SM

 

La storia della SM offre la possibilità di vedere quanto lavoro è stato effettuato per arrivare a una maggiore conoscenza della malattia.


Indice
XV secolo: I primi documenti
XIX secolo: Il secondo caso testimoniato e la prima definizione della malattia
XX secolo: Il salto di qualità

XXI secolo: Il progresso continua
Bibliografia


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XV secolo: I primi documenti

Nel 1421, probabilmente, il primo caso documentato di SM. Lidwina di Schiedam, poi riconosciuta santa, visse in Olanda tra il 1380 e il 1433. Testi storici segnalano che la donna, già a partire dai 16 anni, ebbe ricorrenti episodi di paralisi, perdita della sensibilità e soprattutto della vista, con un progressivo deterioramento della condizione fino alla morte.
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XIX secolo: Il secondo caso testimoniato e la prima definizione della malattia

Bisogna aspettare 5 secoli perché le cronache riportino un altro caso riconducibile alla SM. Augusto Federico d’Este (1794-1848) fu il primo a raccontare in un diario il decorso dei suoi 26 anni di malat-tia, descrivendo sintomi di deficit temporaneo della vista e, successivamente, episodi di paralisi, incontinenza e vertigini.
In questo stesso secolo, Jean Cruveilhier, dopo la pubblicazione nel 1838 di alcuni disegni di Robert Carswell, relativi a strane lesioni del midollo spinale da lui rilevati durante un’autopsia, è il primo a descrivere il decorso della sclerosi multipla e a riportarne le tipiche lesioni, nelle illustrazioni dell’atlante illustrato intitolato “Malattie del midollo spinale”.
Friedrich von Frerichs identifica per primo, nel 1849, i sintomi cognitivi della malattia e le caratteristiche della remissione di malattia.
Nel 1869 Jean Martin Charcot, neurologo, definisce i sintomi
clinici della «sclerosi a placche» e fornisce i primi criteri diagnostici (triade di Charcot). Nel 1884 Pierre Marie ipotizza che la SM sia scatenata da un’infezione.
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Risonanza
Nella foto: un'immagine del reportage Under Pressure - Living with MS in Europe, © 2012, Carlos Spottorno.

 

XX secolo: Il salto di qualità

Nel 1933, in particolare da parte di F. Curtius, viene riconosciuto un possibile ruolo genetico nello sviluppo della sclerosi multipla, notando come la malattia sia più comunenelle persone con familiarità alla SM rispetto alla popolazione generale.
Nello stesso anno Walter Russell Brain è stato il primo a raccogliere nel suo trattato «Malattie del sistema nervoso» un capitolo sulla SM. È stato il primo a raccogliere dati statistici su incidenza e decorso della malattia.
Nel 1940 il dottor Elvin Kabat utilizza il metodo dell’elettroforesi per studiare i sieri di persone con sclerosi multipla, evidenziando che il loro liquido cefalorachidiano presentava un aumento relativo delle gamma-globuline rispetto a chi non aveva la sclerosi multipla e confermando la natura immunologica della SM.
Nel 1948 i fisici Felix Bloch ed Edwards Mills Purcell scoprono la Risonanza Magnetica (RM), determinante per la diagnosi di sclerosi multipla. Per questa scoperta vincono il Premio Nobel nel 1952.
Nel 1951 Rita Levi Montalcini, scopre il ‘fattore di crescita nervoso’ (Nerve Growth Factor - NGF), proteina che provoca lo sviluppo e la differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche. La ricerca su questa molecola proteica e sul suo meccanismo d’azione, le fa ottenere nel 1986, insieme allo statunitense Stanley Cohen, il Premio Nobel per la Medicina.
Nel 1957 Alick Isaacs e Jean Lindemann, virologi, scoprono l’interferone, proteina in grado di interferire con la replicazione virale e di facilitare un processo di immunità innata o di difesa naturale contro l’infezione.
Nel 1960 viene scoperto il cortisone come terapia per la sclerosi multipla; il primo studio controllato ne conferma la validità nel 1969.
Nel 1965 G.A. Schumacher stabilisce i primi veri e propri criteri diagnostici, basati principalmente sulle manifestazioni cliniche della malattia.
Nel 1972 i neurologi Ian McDonald e Martin Halliday introducono un nuovo metodo diagnostico non invasivo, i potenziali evocati visivi, che consentono di quantificare la conduzione della velocità nel nervo ottico, che in caso di SM è drasticamente ridotta.
Nel 1978 la tomografia computerizzata (TAC) entra nella diagnosi di sclerosi multipla. Molto presto la TAC viene sostituita dalla più accurata tomografia a risonanza magnetica (RM).
Nel 1981 viene rivoluzionato, grazie a Ian R. Young e Grame M. Bydder, il processo di diagnosi della SM, attraverso l’uso della risonanza magnetica (RM). La RM accelera notevolmente il processo diagnostico.
Nel 1983 vengono aggiornati, grazie a C.M. Poser, i criteri diagnostici, che, ora, distinguono tra SM ‘possibile’, ‘probabile’ o ‘definita’.
Nel 1993 l’interferone beta 1b (Betaferon ®) diventa il primo farmaco approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti per il trattamento della SM a ricadute e remissioni. È una grande scoperta: per la prima volta la sclerosi multipla può essere curata, perché gli interferoni riducono la frequenza degli attacchi e rallentano la progressione della malattia.
Nel 1996, pur con forti limitazioni, l’interferone beta 1b (Betaferon ®) è approvato a carico del Servizio Sanitario Nazionale e diventa utilizzabile gratuitamente in Italia.
Sempre nel 1996, negli Stati Uniti viene approvato dalla FDA l’interferone beta 1a ( Avonex®). Nello stesso anno il radiologo Robert I. Grossman osserva che l’utilizzo del gadolino nella RM consente di identificare le aree in cui l’infiammazione dovuta alla sclerosi multipla è attiva.
Nel 1997 la FDA approva il glatiramer acetato (Copaxone®), mentre l’interferone beta 1a (Avonex®) viene approvato in Europa e Canada per il trattamento della SM a ricadute e remissioni. L’approvazione in Italia arriva nel 1999. Nel 2000 l’uso degli interferoni beta 1a (Avonex® e Rebif®) e beta 1b ((Betaferon ®) viene esteso in Italia a tutte le persone con SM coi requisiti idonei a beneficiarne.
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XXI secolo: Il progresso continua

Nel 2001 un gruppo di esperti internazionali guidati da Ian McDonald pubblica nuovi criteri diagnostici che includono anche nuove scoperte nella RM, con lo scopo di accelerare la diagnosi per poter iniziare le cure prima e rallentare il progredire della malattia.
A partire dal 2002 il glatiramer acetato (Copaxone®) viene dispensato a carico del Servizio Nazionale italiano nei centri autorizzati. Il Ministero della Salute approva l’utilizzo del mitoxantrone (Novantrone®) nel trattamento delle forme secondariamente progressive.
I criteri diagnostici (criteri di McDonald) nel 2005 vengono ulteriormente affinati, su impulso dell’Associazione Americana per la SM sulla base di ulteriori studi di risonanza magnetica. La risonanza magnetica assume una nuova importanza sempre più notevole come strumento di conferma diagnostica della SM.
Viene approvato nel 2006 in Italia il natalizumab (Tysabri®), come trattamento di seconda scelta per le persone in cui la terapia con interferone non ha avuto successo e per le forme particolarmente aggressive.
La European Multiple Sclerosis Platform (EMSP), col sostegno del Parlamento Europeo, redige nel 2007 il «Codice di buone prassi», ove si chiede equità di diritti, accesso alle terapie innovative e una migliore qualità di vita per le persone con sclerosi multipla.
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Storia AISM
Nella foto: immagini dall'archivio fotografico AISM

 

Bibliografia

Nicola Canal, Angelo Ghezzi, Mauro Zaffaroni Sclerosi multipla. Attualità e prospettive, p.528, 2011, Elsevier a cura di Jack S. Burks,Kenneth P. Johnson Multiple sclerosis: diagnosis, medical management, and rehabilitation, p. 598, 2000, Edizioni Demos
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Ultimo aggiornamento agosto 2018