Salta al contenuto principale

L’impatto della pandemia sui ricoveri ospedalieri delle persone con SM

 

Presa in carico sanitaria e sociale - Gestione multidisciplinare

Servizi sanitari e sociali

Approfondimenti Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2023

A cura di Mennini FS, Scortichini M, Sciattella P (EEHTA-CEIS, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”)

 

La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto senza precedenti sulla gestione dei pazienti cronici, sia per il rischio legato a forme severe e spesso letali del virus, sia per le interruzioni e i rinvii di servizi sanitari e assistenziali che la situazione emergenziale ha reso inevitabili. Il rischio di ospedalizzazione a seguito di un’infezione da Covid-19 è risultato essere più elevato nelle persone con sclerosi multipla rispetto alla popolazione generale. Per il paziente con SM o neuromielite ottica (NMO) le cure ospedaliere hanno un ruolo fondamentale; è infatti in regime ospedaliero che viene solitamente effettuata la prima diagnosi, così come in ospedale sono erogati diversi trattamenti, spesso in regime di day hospital.

 

L’obiettivo dell’approfondimento realizzato dall’EEHTA-CEIS dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” è quantificare l’impatto della pandemia sull’assistenza ospedaliera relativa a NMO e SM.

 

Attraverso l’analisi delle Scheda di Dimissione Ospedaliera (SDO) è stato infatti osservato il volume dei ricoveri effettuati in Italia per SM e NMO tra il 2016 ed il 2021. Questo ha consentito di mettere in luce l’impatto della pandemia sul volume di ricoveri, osservando anche la variabilità regionale e gli effetti sulla mobilità ospedaliera interregionale.

 

Il numero di ricoveri mensili osservati è stato confrontato con un valore atteso, ottenuto calcolando la media dei ricoveri osservati nello stesso mese in 3 anni precedenti, fatta eccezione per l’anno immediatamente precedente (il dato di gennaio 2020 è stato confrontato ad esempio con la media dei ricoveri osservati nel gennaio 2016, 2017 e 2018, fig. 1). Si nota come, per la SM, anche negli anni precedenti la pandemia, il dato osservato sia mediamente inferiore all’atteso, a riprova della volontà di spostare nel tempo l’assistenza quanto più possibile nel territorio. La riduzione è però ancora più evidente nel periodo che va da marzo a luglio 2020 (-37,9%) e nel dicembre 2020 (-29,8%). È interessante notare come, a seguito della seconda ondata (e del conseguente inasprimento delle misure di precauzione), si possa constatare un periodo di 4 mesi durante i quali i ricoveri analizzati hanno superato il dato atteso (+26,8%).

 

 

In totale, si è vista una riduzione pari al 19,4% dei ricoveri osservati rispetto all’atteso. Tale variazione è stata ancora più evidente per le ospedalizzazioni effettuate in regime ordinario (-35,9%) e per quelle in lungodegenza (-78,0%) o riabilitazione (-49,6%) (Tab. 1).

 

 

Contrariamente a quanto osservato per la SM, i ricoveri con diagnosi di NMO sono stati in linea con il dato atteso negli anni precedenti la pandemia, fatta eccezione per il picco di dicembre che è stato superiore alla media degli anni precedenti (figura 2). Nel 2020 si nota una lieve riduzione dei ricoveri, tanto che questi sono di poco inferiori all’atteso durante il periodo della prima ondata e in linea con l’atteso nel picco invernale.

 

Nel 2020 si è osservata una riduzione dei ricoveri rispetto al valore atteso del 4,0%; il saldo negativo ha riguardato le sole ospedalizzazioni in regime ordinario, mentre per quelle in day hospital si è osservata una variazione positiva (+16,2%, Tab. 2). Come per la SM, anche in questo caso la riduzione è stata maggiore nei ricoveri in lungodegenza o riabilitazione. Tale analisi è condizionata dalla ridotta numerosità del fenomeno, per questo motivo si è deciso di non analizzare il dato regionale, sia in termini di variazione che di mobilità.

 

 

La riduzione dei ricoveri per SM è stata osservata in quasi tutte le regioni italiane, seppure con valori eterogenei (fig. 3): la variazione negativa maggiore è stata osservata in Puglia (-51,3%) e Lombardia (50,8%), mentre una variazione positiva è stata osservata in 3 regioni: mentre per la Valle d’Aosta (+16,5%) il fenomeno può essere attribuito alla ridotta numerosità, per le Marche (+3,2%) e soprattutto per il Friuli Venezia Giulia (+43,8%) ciò dipende dal fatto che nel dicembre 2020 il numero di ricoveri osservati è stato molto maggiore del dato atteso.

 

A causa della pandemia è stata osservata una riduzione della mobilità regionale nei ricoveri per SM. Il dato del 2019 (10,4%) è stato confermato nel primo quadrimestre del 2020 (10,6%), per poi scendere all’8,9% nel secondo quadrimestre, al 7,9% nel terzo, e risalire all’8,4% nel 2021. Una fortissima riduzione della mobilità attiva è stata osservata in Lombardia, passata dal 26,6% del 2019 al 12,2% del secondo quadrimestre 2020 e mai tornata sopra il 20,0% nei mesi successivi (fig. 4). È altresì interessante notare come, nello stesso periodo, per altre regioni il dato di mobilità attiva sia aumentato: l’Emilia-Romagna è passata dal 4,9% all’11,3%, l’Umbria dal 12,5% al 26,4% e la Toscana dal 7,4% al 9,3%. In queste regioni il dato si è riallineato con i valori pre-pandemia nell’ultima parte del 2020 e nel 2021.

 

L’analisi della mobilità passiva ha evidenziato due fenomeni contrastanti (figura. 5): se per il Piemonte il dato si è ridotto dal 19,1% all’11,1%, e ha continuato ad abbassarsi negli ultimi mesi del 2020 e nel 2021, per altre regioni (Lazio e Friuli-Venezia Giulia) il dato più elevato è stato osservato proprio nei primi due quadrimestri del 2020. La mobilità in alcune regioni del sud (Molise, Puglia, Basilicata e Calabria) è rimasta elevata, non subendo alcuna flessione nel periodo in studio.