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Dimensioni della discriminazione

 

Inclusione e partecipazione

Discriminazione e discriminazione multipla

Approfondimenti Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2023

 

Il concetto di discriminazione

La discriminazione è un elemento fortemente presente nella vita delle persone con SM e NMO, non sempre é legato solo alla disabilità.

 

Fattori diversi di discriminazione possono infatti essere compresenti, moltiplicarsi e interagire a livello individuale, mantenendosi sotto soglia rispetto alla percezione sociale diffusa e rispetto alla percezione del proprio vissuto personale. Gli stereotipi sociali continuano a essere forti e permeano la vita di ciascuno, pur accennando lievemente a modificarsi ad esempio rispetto alle credenze sui ruoli maschili e femminili, come evidenzia il rapporto 2011 di ISTAT su Pregiudizi, Rinunce e Discriminazioni di genere, ma i motivi per cui le persone si sentono discriminate sono molteplici e pesano diversamente in alcuni casi anche in base al genere (ISTAT 2013).

 

Le discriminazioni, specialmente quelle indirette, possono quindi essere talmente normalizzate e culturalmente accettate che riconoscerle e contrastarle richiede allenamento per il sistema istituzionale, per la collettività tutta e per la persona stessa. C’è però un tema di attivazione della consapevolezza e di decostruzione degli stereotipi, di potenziamento degli strumenti di tutela affinché la fiducia rispetto alla denuncia, sociale e non solo, delle discriminazioni subite si rinforzi e permetta alle persone di assumere un ruolo attivo e partecipato nella lotta culturale al fenomeno. Anche nell’ottica di partecipare alla realizzazione di quei cambiamenti che l’Agenda ONU 2030 prospetta per un migliore e possibile futuro delle nuove generazioni.

 

Discriminazione intersezionale e discriminazione multipla

Un aspetto della questione molto importante riguarda gli ostacoli doppiamente affrontati dalle donne con SM, in quanto persone con disabilità e donne. Le donne con SM, che rappresentano la grande maggioranza delle persone con SM, affrontano gli ostacoli con un coefficiente di difficoltà in più rispetto agli uomini con disabilità.

 

La dinamica di azione degli stereotipi sociali è spesso strisciante, come emerso anche dal percorso di autocoscienza che ha interessato le donne, con SM e non, del progetto IDEA realizzato nel 2020-2021 da AISM e finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali: è facile trovare una donna con disabilità (e non solo) che almeno una volta nella vita abbia subito anche una discriminazione in quanto donna; talmente normalizzata da non averla quasi percepita; e coperta dalle difficoltà incontrate in quanto persona con disabilità da non averla saputa attribuire in termini di discriminazione di genere (AISM IDEA).

 

Le donne con SM, più o meno consapevolmente, sono soggette a discriminazioni aggiuntive rispetto agli uomini con SM, in quanto oltre al tema della disabilità portano con sé il rischio storicamente legato alla discriminazione di genere: maggiore carico familiare, maggiore complessità nell’accesso al lavoro, colloqui di lavoro focalizzati sull’intenzione di avere figli, alte aspettative in relazione alla capacità genitoriale, oltre al rischio di molestie, maltrattamenti e violenza, attribuzioni sulla maggiore propensione al sacrificio e ai lavori di cura, minor interesse degli uomini a prospettive di carriera e in cerca della protezione di un partner.

 

Per parlare di piena inclusione dobbiamo inoltre tenere conto che le donne con disabilità, in quanto donne, si trovano a far fronte alla pressione sociale delle aspettative prodotte dagli stereotipi di genere, anche nella conciliazione vita lavoro. ISTAT ed EUROSTAT nella pubblicazione digitale La vita delle donne e degli uomini in Europa (Edizione 2020) (ISTAT 2020) mostrano come il divario occupazionale tra uomini e donne cresca ulteriormente al crescere del numero di figli. Un terzo delle donne occupate lavora part-time, contro l’8,4% degli uomini. La percentuale di donne disoccupate è più alta rispetto agli uomini.

 

La figura 1 tratta dal Report sui Tempi di Vita’ di ISTAT 2014 (ISTAT 2014) mostra come la distribuzione del tempo giornaliero tra uomini e donne abbia delle nette differenze in riferimento alla quota di lavoro familiare, a tutte le età.

 

 

Discriminazione e discriminazione multipla nell’esperienza delle persone con SM e NMO

 dati raccolti nell’indagine AISM 2023 sulle persone con SM e NMO evidenziano come l’esperienza della discriminazione, in vari contesti e legata a circostanze e caratteristiche diverse della propria persona, sia estremamente comune.

 

Il 53,0% ha infatti indicato di percepire discriminazione legata alla propria disabilità, e in particolare come contesto nel quale questa discriminazione si realizza il 32,3% ha fatto riferimento al rapporto con la burocrazia, il 20,9% al mondo del lavoro, il 16,7% all’accesso ai servizi finanziari come assicurazioni, mutui o prestiti, il 14,9% alle attività sportive, ricreative e culturali. La discriminazione legata alla disabilità ha riguardato nell’11,9% dei casi l’ambiente sociale di vita, e nel 6,0% dei casi la vita in famiglia, mentre scuola, università o luoghi di formazione sono indicati dal 4,3% (il valore però sale al 20% tra chi è studente, vedi anche la scheda L’impatto sul percorso di studio) (tab. 1).

 

 

La discriminazione legata al genere è stata indicata dal 25,6%, in particolare dal 29,3% delle donne e dal 18,3% degli uomini, e in questo caso il contesto nel quale è stata indicata con maggior frequenza è il mondo del lavoro (17,6%). Un terzo elemento di discriminazione che emerge con forza dai dati è quello relativo all’età, citato dal 26,4%, anche in questo caso il contesto citato con maggior frequenza è il mondo del lavoro (18,8%).

 

Considerando tutti i tipi di discriminazione investigati, e tutti i contesti nei quali può verificarsi, emerge che ad averne sperimentato almeno uno nella sua vita quotidiana é il 61,1% delle persone con SM e NMO, che arriva al 63,3% per le donne e al 54,1% per gli uomini (fig. 2). La discriminazione per più di un aspetto, dunque discriminazione multipla, è stata indicata complessivamente dal 33,3% dei rispondenti, anche in questo caso con una forte differenza tra donne e uomini, per cui il valore tra questi si ferma al 25,9% contro il 35,7% riportato dalle donne.

 

 

Il fatto che la discriminazione legata alla disabilità sia stata riportata soprattutto nel rapporto con la burocrazia, vissuta verosimilmente in questi casi non come una porta di accesso a servizi cui si ha diritto, ma come un ostacolo rispetto ad essi, spiega almeno in parte perché a fronte della discriminazione la maggioranza di quanti hanno indicato di averne subita non ha voluto o non ha potuto reagire in nessun modo (51,5%) (tab. 2). Più in generale questo dato mette in luce come con ogni probabilità la discriminazione avvenga spesso all’interno di relazioni di potere tali che chi la subisce non è nelle condizioni di fare rimostranze, magari perché ha bisogno che la pratica burocratica o finanziaria vada avanti, o perché teme ripercussioni sul proprio lavoro. Il 27,4% ha fatto notare ‘educatamente’ la discriminazione, mentre il 13,4% ha riferito di ‘aver protestato o discusso in modo più conflittuale’ con la persona che l’ha discriminata. La quota di chi ha intrapreso azioni di protesta formale, o tutela anche legale rimane invece molto contenuta.

 

 

Migliorare le conoscenze su disabilità e discriminazione

Come l’ISTAT stesso spiega nel Rapporto sulla Audizione con l’Osservatorio Disabilità del 2021 (ISTAT 2021), la profonda trasformazione culturale sul fronte del concetto di disabilità introdotta dalla Convenzione ONU con l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, che fa parte della più ampia famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’OMS) ha reso ancora più necessari dati che vadano oltre il mero numero di persone con disabilità, andando a valutareaspetti più complessi e profondi della condizione delle persone, rispondendo al bisogno di dati che possano supportare una corretta programmazione e valutazione di efficacia delle politiche.

 

Un avanzamento del progetto ISTAT per le statistiche sulla condizione di vita delle persone con disabilità è il Sistema Informativo (SID). Il SID è uno dei prodotti di un progetto di più ampio respiro (Registro della disabilità), attualmente finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, volto all’ampliamento dell’informazione statistica in materia di disabilità, in attuazione dell’articolo n. 41bis della Legge nazionale n. 162/98 e dell’art. 31 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

 

Inoltre, nel 2023 è prevista una nuova indagine sulla discriminazione, alla quale ISTAT ha lavorato con indagini pilota nel 2022 e che sarà comparata con i primi dati della precedente indagine del 2011. I contenuti dell’Indagine riguarderanno l’evoluzione di diverse forme di discriminazioni (genere, origine etnica, religione, salute, identità di genere e orientamento sessuale) nella percezione della popolazione.

 

Bibliografia

ISTAT (2011) Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere

ISTAT e EUROSTAT (2020) La vita delle donne e degli uomini in Europa – Un ritratto statistico (Edizione 2020)

ISTAT (2016) I tempi della vita quotidiana

AISM (2021) Glossario - Le definizioni della discriminazione multipla: conoscere per capire

ISTAT (2021) Audizione dell’Istat presso il Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità

ISTAT (2022) Indagine sulle discriminazioni.