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Le misure per l'inclusione lavorativa

 

Inclusione e partecipazione

Trovare e mantenere il lavoro

Approfondimenti Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2023

 

Accesso alla Legge 68 e ai permessi della Legge 104 e Legge 118 da parte di persone con SM e NMO
Nell’indagine realizzata da AISM nel 2023 sulle persone con SM e NMO sono stati analizzati alcuni temi centrali dell’inclusione lavorativa. In primo luogo i rispondenti impiegati come dipendenti hanno dichiarato di usufruire di misure di favore per persone con SM o patologie croniche contenute nel proprio contratto di lavoro solo per il 23,6%, forse anche per la ancora limitata presenza di misure ad hoc inserite nei contratti collettivi nazionali come confermato anche dall’analisi condotta da AISM nel 2017 e in fase di aggiornamento tab. 1).

 


Parimenti andando ad analizzare la presenza di strumenti di welfare aziendale (si pensi a misure di sanità integrativa, buoni per assistenza, etc.), la percentuale di rispondenti che riceve dall’azienda un sostegno non supera il 34,6%.


Per quanto riguarda invece i rispondenti che lavorano come autonomi, oltre l’87% non aderisce a una cassa o associazione professionale in grado di supportarlo nelle sue necessità. Questo spiega il dato particolarmente elevato, tra i lavoratori autonomi con SM, di coloro che vedono l’evoluzione della patologia come un fattore che può avere un forte impatto sul lavoro futuro e sulla stessa capacità di mantenere l’occupazione.


Alle persone con SM e NMO che lavorano come dipendenti e la cui diagnosi è nota in azienda è stato inoltre chiesto di indicare l’effettiva fruizione di permessi della Legge 104/92. La percentuale di coloro che hanno dichiarato di usufruirne non supera il 23,4% e la situazione non cambia in modo significativo se parliamo di permessi ex Legge 118/71 e cioè di quei permessi per cure necessarie e non rinviabili, correlate all’invalidità riconosciuta con riduzione della capacità lavorativa almeno del 50%, e che siano state prescritte dal medico di base o convenzionato con il SSN. La percentuale infatti di coloro che ne usufruiscono non supera il 20,4% (tab. 2). Sempre secondo l’indagine, soltanto il 18,9% dei rispondenti ha trovato lavoro grazie all’inserimento mirato.

 

 

È, quest’ultimo, un dato che merita ulteriori riflessioni, ponendolo in relazione con i dati già presentati nel Barometro della SM 2022 che restituiscono il dato dell’accesso alla Legge 68 nel periodo 2015-2019. Nel corso di questi 5 anni, infatti, si è registrata una progressiva crescita del numero di domande per la Legge 68 da parte di persone con SM: nel 2015 il numero di domande era pari a 569, nel 2019, con una crescita davvero significativa, il numero delle domande si è attestato su un valore pari a 2.470. Domande che trovano accoglimento nel 95% dei casi, con una prevalenza di distribuzione di richieste nelle regioni centromeridionali, in particolare Sicilia, Campania, Lazio (oltre quota 500 ciascuna nel quinquennio), seguite dal Veneto (di poco inferiore al valore di 500 nel periodo di riferimento).


Nel quinquennio inoltre viene registrata una netta prevalenza del genere femminile per le domande ex Legge 68, in linea con il dato di prevalenza: il 65% delle domande, infatti, si riferisce a donne con SM.


La Legge 68/99
Giova ricordare in proposito che la Legge n. 68/1999, di cui è in previsione una revisione alla luce della Legge Delega sulla disabilità, rimane tutt’oggi una legge estremamente evoluta, il cui funzionamento ha certamente tratto benefici grazie all’applicazione in via generalizzata nel 2015 del principio della chiamata nominativa in luogo di quella numerica. Significa che tutti gli iscritti al collocamento mirato, tra cui le persone con SM e NMO, sono messi nella condizione di non dover aspettare una chiamata da parte del Centro per l’Impiego sulla base dello scorrimento delle graduatorie di iscrizione presso le categorie protette, ma possono autocandidarsi, sostenere colloqui di lavoro, rispondere ad annunci: insomma fare tutto quanto in loro facoltà per aumentare le possibilità di reperire un’occupazione. Una volta individuato il giusto candidato, l’azienda contatterà il Centro per l’Impiego competente e segnalerà il nominativo della persona rispetto alla quale ha intenzione di procedere con l’assunzione. Nonostante questo progresso importante, permangono ancora criticità sostanziali rispetto alle concrete e fattive modalità con cui i Centri per l’impiego supportano questo processo di ricerca di lavoro per gli iscritti. In teoria, infatti i Centri dovrebbero garantire una collocazione appropriata a ciascuna persona in base alle proprie potenzialità, si assiste però spesso a casi di persone con SM e NMO alle quali vengono proposte posizioni inadatte alla condizione fisica, che richiedono sforzi importanti o che, proprio per evitare un impiego della forza, prevedono di restare in piedi per molte ore consecutive. Di nuovo i sintomi invisibili comuni a molte persone con SM e NMO come fatica, rigidità muscolare, intorpidimento sono quelli che più spesso vengono trascurati nel processo di combinazione tra domanda e offerta di lavoro che i Centri per l’impiego svolgono per le persone con SM. Infine, una situazione che ricorre con una certa frequenza nelle segnalazioni delle persone con SM e NMO ai servizi di informazione e orientamento, e che è emersa anche nella Consultazione per l’Agenda della SM e patologie correlate 2025, è quella per cui queste si trovano a essere assunte con contratti a tempo determinato progressivamente reiterati rimanendo per molti anni in una condizione ‘sospesa’. Le testimonianze raccolte da AISM riguardano infatti situazioni in cui i contratti vengono rinnovati solo fino a quando non emergono aggravamenti o difficoltà, e in sostanza fino a quando la produttività che il lavoratore con SM può offrire non è compromessa dalla patologia e lasciati scadere nel momento in cui questo accade, magari per un aggravamento o uno di quei momenti ‘critici’ descritti sopra, senza cercare alcun adattamento o accomodamento (vedi anche Gli accomodamenti ragionevoli). Nonostante il meccanismo della Legge 68, è quindi concreto il rischio per le persone con SM di rimanere tra gli iscritti al collocamento mirato per anni, o comunque di non riuscire a trovare una collocazione stabile. Per questo motivo va valutata con estremo favore la progressiva valorizzazione, a livello normativo e politico, del ruolo degli Enti del Terzo Settore e delle Associazioni di persone con disabilità nella partecipazione alla filiera dell’inserimento mirato, valorizzandone l’apporto, anche oltre la funzione di intermediazione, in chiave di coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e accompagnamento della persona con disabilità lungo l’intero ciclo dell’esperienza lavorativa, dal momento dell’accesso a quello del cambiamento di mansione o contesto organizzativo, al percorso di formazione e qualificazione professionale. Inoltre sarà essenziale realizzare la piena integrazione del progetto di inclusione lavorativa con il progetto di vita individualizzato e partecipato previsto dalla Legge delega sulla disabilità n. 227/2021.

 

La X Relazione al Parlamento
Considerando i dati della X Relazione al Parlamento sull’attuazione della Legge 68 – che fotografa la situazione al 2019 e va considerata nel suo insieme in quanto ancora non produce dati riferiti alle specifiche patologie nonostante le sollecitazioni in questo senso da parte del mondo associativo, rispetto agli oltre 110mila datori pubblici e privati dichiaranti (di cui il 95,3% costituito da imprese private) - il volume dei posti scoperti per lavoratori con disabilità si attesta su oltre 148mila unità, rispetto ai 366mila lavoratori con disabilità assunti nell’anno di riferimento. La quota di riserva complessiva risulta di circa 515 mila posizioni (a fronte delle 501mila dichiarate nel 2018). Da sola la Lombardia, con 49mila datori di lavoro dichiaranti e circa 120mila posti dedicati ai lavoratori con disabilità, rappresenta un bacino occupazionale più ampio sia del Mezzogiorno e Isole (94mila posti riservati) che del Centro Italia (108mila posti riservati). Il totale degli iscritti arriva nell’anno a 847mila persone, di cui 386mila donne. Oltre la metà degli iscritti dichiara la condizione di disoccupato; nel 60% dei casi il titolo di studio non supera la licenza media; le nuove iscrizioni superano nell’anno la quota di 94mila persone. Merita attenzione il dato riferito ai processi di preselezione, richiesto a supporto della chiamata nominativa nel 9% dei casi. Il numero di assunzioni attraverso il canale della Legge 68 ha raggiunto le 58.131 unità, valore più elevato mai ottenuto dal sistema del collocamento mirato, di cui il 64% riferito a contratti a tempo determinato. Interessante poi il dato relativo ai tirocini, diffusi soprattutto nelle regioni del Nord-Est, che nel settore privato hanno raggiunto 12mila individui. Un ulteriore dato di interesse riguarda il numero dei patti di servizio stipulati dai Centri per l’impiego, strumento per formalizzare l’accordo sul progetto personale di inserimento lavorativo, che ha visto una riduzione rispetto all’anno precedente, passando dagli oltre 66mila a circa 54mila. Infine si evidenzia la crescita dello strumento delle convenzioni, per un totale di 9.592 riferite a datori di lavoro obbligati e 439 a datori di lavoro non obbligati, per un totale di 22.480 assunzioni programmate. Essendo i dati riferiti al 2019, si tratta ora di attendere dati più aggiornati riferiti al periodo pandemico e, in particolare, disporre dei primi trend successivi all’introduzione delle Linee Guida per l’inserimento mirato del marzo 2022, la cui portata applicativa, anche prima della revisione della Legge 68 di cui alla Legge delega sulla disabilità, potrebbe già portare ulteriori dati apprezzabili.

 

Le Linee Guida per l’inserimento nel mondo del lavoro dei lavoratori con disabilità
Nell’ambito dell’attuazione dalla Legge 151 sono state pubblicate il 16 marzo 2022 le Linee guida per l’inserimento nel mondo del lavoro dei lavoratori disabili, che ridefiniscono le attività dei Centri per l’impiego che prestano i servizi per l’inserimento lavorativo. Lo scopo di questo documento di indirizzo è quello di:
• favorire, su tutto il territorio nazionale, la presenza e la fruibilità di servizi, strumenti e risorse adeguati, secondo i principi delle pari opportunità e non discriminazione, a beneficio dei cittadini con disabilità e delle imprese interessati dalla norma del collocamento mirato;
• fissare livelli essenziali di servizio e sostenere la standardizzazione dei processi di attuazione delle norme su tutto il territorio nazionale, da parte dei servizi competenti, per ridurre i divari territoriali che penalizzano vaste aree del Paese;
• orientare le azioni del sistema nella prospettiva di un miglioramento continuo dell’efficacia delle prestazioni, favorito da attività di monitoraggio e da una condivisione delle pratiche valide tra le diverse realtà locali. L’adozione delle Linee guida si affianca alla creazione della Banca dati del collocamento obbligatorio mirato, una piattaforma che dovrà raccogliere tutte le informazioni trasmesse dai datori di lavoro sull’applicazione della Legge n. 68/1999 sul collocamento obbligatorio delle persone con disabilità allo scopo anche di raccogliere e valorizzare buone pratiche di inclusione lavorativa. L’uscita delle nuove Linee guida previste dal decreto legislativo n. 151/2015, ispirate alle normative internazionali ed europee in merito al diritto al lavoro delle persone con disabilità rappresenta un ulteriore passo avanti anche nel processo di analisi, valutazione e promozione degli accomodamenti ragionevoli. Si chiarisce infatti, come la definizione sia quella già indicata dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che sottolinea la necessità di garantire alle stesse la piena eguaglianza con gli altri lavoratori e si specifica inoltre che l’accomodamento ragionevole non riguarda solo l’ambiente lavorativo ma anche le altre dimensioni della vita di una persona e include sia la modifica dell’ambiente fisico sia quei cambiamenti che impattano sull’organizzazione del lavoro, come ad esempio le modifiche dell’orario di lavoro o delle modalità con cui il lavoro stesso può essere svolto.

 

Bibliografia
3INAPP e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Decima Relazione al parlamento sullo stato di attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 “norme per il diritto al lavoro dei disabili” anno 2019