Parte oggi, 27 settembre e prosegue sino al prossimo 12 ottobre, una raccolta fondi con un SMS solidale al 45591 per sostenere la ricerca sulla sclerosi multipla. Si può donare 1 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile e CoopVoce. Sarà di 2 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone e TWT e di 2/5 euro per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb.
L’SMS solidale 45591 è legato all’evento di sensibilizzazione, di informazione e di raccolta fondi “la Mela di AISM” che si terrà in oltre 4000 piazze italiane sabato 11 e domenica 2 ottobre.
La sclerosi multipla è una grave malattia cronica del sistema nervoso centrale progressivamente invalidante, per la quale ancora oggi non esiste cura definitiva. È una delle più frequenti cause di disabilità nelle persone giovani. Ogni 4 ore una persona riceve una diagnosi di sclerosi multipla. Sono 75 mila le persone con sclerosi multipla nel nostro Paese: il 50% sono giovani sotto i 40 anni. La SM, spesso, viene diagnosticata tra i 20 e i 40 anni. Sono 2000 i nuovi casi di SM ogni anno. Esistono anche casi di SM pediatrica, e raramente, in bambini sotto i 10 anni.
I fondi raccolti con l’SMS 45591, andranno a sostenere importanti progetti che riguardano la ricerca sulle forme progressive di sclerosi multipla e in particolare studi che permettono di trovare nuovi bersagli terapeutici, nuovi trattamenti farmacologici e riabilitativi e nuove misure di avanzamento della malattia.
Emergenza sclerosi multipla: la forma grave di SM
Ci sono persone con SM che riescono ad avere un buona qualità di vita, ma altre che hanno la forma grave di SM. Ogni giorno il loro cervello e il loro corpo subisce degli «attacchi» e queste persone perdono parte della loro capacità: di vedere, di pensare, di muoversi, di essere indipendenti, di essere in relazione con le persone che amano. E’ probabile che il 65% delle persone con SM ( in Italia sono 75 mila) svilupperà la forma grave. Al momento sono un milione nel mondo. 25 mila solo in Italia.
Oggi per questa forma di SM non ci sono trattamenti o cure efficaci per modificare la malattia o gestire i sintomi. La causa e gli effetti di questa progressione sono ancora sconosciuti.
Dal 27 settembre al 12 ottobre AISM ha scelto di abbinare all’SMS solidale 45591 ad un importante progetto per le forme progressive. Uno studio che analizza come la concentrazione di sodio a livello cerebrale sia legata alla degenerazione cellulare. Lo studio, finanziato da AISM e FISM, è condotto da Maria Petracca, giovane neurologa laureata all’Università di Napoli, attualmente impegnata presso il Dipartimento di Neurologia del Mount Sinai Hospital di New York.
Recenti studi hanno dimostrato che l’accumulo di sodio a livello cerebrale è un fattore chiave nel processo di neuro degenerazione tanto che il blocco dei canali del sodio è in grado di arrestare la neuro-degenerazione nel modello animale di SM. Il progetto portato avanti dalla ricercatrice Maria Petracca, si propone di studiare la distribuzione del sodio all’interno ed all’esterno delle cellule nervose, e di valutare la relazione esistente tra tali concentrazioni e l’accumulo di disabilità fisica e cognitiva in pazienti affetti da SM a ricadute e remissioni (RR) e secondaria progressiva (SP). Tale valutazione viene effettuata grazie ad una tecnica innovativa e non-invasiva di risonanza magnetica (RM) di recente sviluppo, utilizzando un macchinario di RM ad elevato campo magnetico (7 Tesla).
“Lo studio si propone di chiarire i meccanismi responsabili della degenerazione neuronale e della disabilità clinica; predire a breve termine la progressione della patologia, consentendoci di identificare pazienti a maggiore rischio di progressione, meritevoli di approcci terapeutici mirati; indirizzare lo sviluppo di terapie specifiche che agiscano sui meccanismi neurodegenerativi identificati”. Spiega la ricercatrice Maria Petracca, - “La possibilità di quantificare l’accumulo di sodio a livello encefalico rappresenta un promettente strumento di identificazione della degenerazione cellulare e si propone di offrire un importante contributo alla comprensione del meccanismo patogenetico responsabile dello sviluppo di atrofia cerebrale. Inoltre, la nostra metodica fornirà un mezzo per chiarire il meccanismo d’azione di farmaci bloccanti i canali del sodio; tale applicazione avrà un’importante ricaduta sul monitoraggio, in vivo, degli effetti cellulari di farmaci esistenti e di nuove molecole in corso di sviluppo”.
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