Foto di Annalisa Flori
«E io sul palco di Sanremo porterò con me la Gardensia di AISM, questo fiore unico che, più degli altri, dona speranza e vita».
Ci saremo anche noi di AISM, stasera, sul palco del teatro Ariston, insieme a Chiara Francini, da anni testimonial della nostra “Gardensia”.
«I fiori sono una straordinaria manifestazione di vita e di bellezza – dice - Il fatto che “Gardensia” sia uno dei simboli di AISM e il fatto che io quest’anno sia un po’ come un fiore tra i fiori nel Festival di Sanremo mi fa sentire molto giusta e al posto giusto. Io, che ho sempre la tendenza a sentirmi fuori posto, per una volta, portandomi nel cuore tutte le persone con sclerosi multipla e la loro voglia di vita, sentirò quel palco come il posto giusto».
Chiara ci ha spiegato su SM Italia, la nostra rivista dedicata ai soci AISM, come il filo rosso che ci unisce nasca in lei dall’amore per suo nonno Quirino: «lui aveva una malattia degenerativa, e io lo ricordo come un uomo profondamente intelligente, pacificato, sempre molto vivo. C’è sempre una grande vita che rimane intatta dentro la malattia».
C’è dunque una vitalità, una bellezza evidente che ci accomuna tutti, persone con e senza sclerosi multipla, attori protagonisti della scena sociale e persone che stanno dietro le quinte? E quale sarebbe?
«L’imperfezione – dice con certezza Chiara -. Il poeta Pessoa diceva che il perfetto è disumano, perché l’umano è imperfetto. La più grande dote che può avere un essere umano, che sia sano o ammalato, che sia un VIP o una persona come tutte le altre, è la gratitudine, la riconoscenza. Credo si debba essere sempre riconoscenti di ciò che si è e soprattutto consapevoli dell’imperfezione che caratterizza ciascuno di noi. La possibilità di successo e di felicità, che ci accomuna tutti, credo stia nel frequentare con tenacia e senza paure la terra di mezzo tra le nostre bellezze e le nostre imperfezioni. Tutti noi possiamo salvarci e muoverci verso la felicità, grazie alla consapevolezza di essere donne belle e uomini belli perché imperfetti, senza dovercene mai vergognare».
Alla fine, non conta dove e per quanto tempo: conta fiorire, offrire i propri colori, la propria umanità, sotto le luci della ribalta o in un angolo di mondo sconosciuto e invisibile ai più.
E ancora di più conta fiorire non da soli, ma come un mazzo di fiori dove ognuno sostiene l’altro, insieme.
Come in AISM, ogni giorno, anche dopo il Festival.