Per SM Italia 3/2015 abbiamo intervistato il famoso giornalista. Ci ha parlato dell'Italia di oggi, di Expo', ma anche di volontariato e di AISM
«A ventidue anni ho visto il mio primo articolo pubblicato su un quotidiano. Firma: Giuseppe Severgnini. Poi mi hanno informato che nome e cognome non stavano su una colonna, e ho provveduto a contrarre il nome». ‘Beppe Severgnini’, noto editorialista e scrittore, è ‘nato’ così, per stare tutto intero con la sua firma su una colonna di giornale. Partito da quella pagina di cronaca locale, ha poi compiuto un lungo viaggio: allievo di Indro Montanelli al Giornale, è stato corrispondente da Londra e da Washington, inviato in Russia e in Cina. Oggi è editorialista del Corriere della Sera, scrive sul New York Times ed è autore di diversi libri divenuti bestseller. L’ultimo, La vita è un viaggio (Rizzoli, 2014), è diventato anche uno spettacolo teatrale che gira l’Italia e l’Europa. Tra un arrivo e una nuova partenza, abbiamo intervistato Beppe Severgnini come prezioso testimone del nostro tempo, di quel viaggio mai terminato che è la vita, delle culture, aspirazioni e paure nelle quali anche noi abitiamo e ci muoviamo ogni giorno.
Nel capitolo finale del suo ultimo libro lei cita Solone: «Di tutte le cose bisogna guardare come vanno a finire». Samantha Cristoforetti è appena tornata da 199 giorni nello spazio: quale messaggio ci arriva da questa splendida avventura?
«Uno: le donne italiane sono in gamba. Due: dovremmo imparare a guardare la terra con l’occhio affettuoso di Samantha Cristoforetti. Il mondo visto dall’alto rivela un ordine e una bellezza evidente. Noi, standoci immersi, spesso non lo capiamo».
A proposito di mondo che ci arriva in casa, lei è spesso a EXPO 2015. Che immagine sta offrendo l’Italia? Siamo davvero un ‘albero della vita’?
«L’Italia è la sede permanente del Congresso Mondiale delle Sensazioni. È un paese che provoca emozione. Per il cibo, la gente, la terra, le città, l'arte, il mare. Gli stranieri che vengono a trovarci lo percepiscono subito. Noi a volte non ci stimiamo abbastanza. E non riusciamo a promuovere la nostra bellezza. Negli anni ’70 eravamo la prima destinazione turistica mondiale, ora siamo al quinto posto».
Cosa rappresenta dunque l’esperienza di EXPO?
«È un’opportunità per l’Italia e, insieme, una festa mobile: la gente ci va e si diverte. È una splendida rassegna di architettura, soprattutto quando tutto si illumina di sera. L’Albero della vita è emozionante. Mia moglie mi prendeva in giro: insieme ai bambini presenti ero quello che si divertiva di più. EXPO, ovviamente, è anche una grande occasione per riflettere sulla nutrizione del pianeta. Ma diversi padiglioni sembrano aver mancato questo obiettivo, purtroppo. E non si parla di OGM, come sarebbe logico: argomento tabù! E aver costruito l'Esposizione su terreni agricoli, be', non è stata una grande idea. Meglio sarebbe stato su aree dismesse. Detto ciò, Expo mi piace».