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30/05/2024

COVID e Sclerosi Multipla, lezioni per il futuro

Nel corso dell’ultimo congresso dell’Associazione italiana sclerosi multipla e della sua Fondazione (FISM), sono stati presentati i risultati relativi all’impatto della pandemia e delle vaccinazioni nelle persone con SM. Aiuteranno a far luce sul legame tra infezioni e sclerosi multipla e a comprendere meglio le risposte del sistema immunitario ai vaccini

 

Cosa ci ha lasciato la pandemia da COVID-19? Cosa abbiamo imparato? Cosa conosciamo oggi che prima non sapevamo? E come potremmo sfruttare queste conoscenze per migliorare i trattamenti e la prevenzione delle persone con sclerosi multipla? Queste sono solo alcune delle domande che si sono fatti i ricercatori impegnati nell’ambizioso progetto di dare risposte alle persone con SM con l’arrivo di Sars-CoV2.

 

Oggi, grazie allo sforzo di diversi gruppi di ricerca sostenuti da AISM e la sua Fondazione FISM - impegnata con il progetto del Registro Italiano Sclerosi Multipla, la Società Italiana di Neurologia, e l’Associazione italiana di Neuroimmunologia in un'alleanza speciale Covid-19 e SM - i ricercatori possono rispondere ad alcune di quelle domande. Con informazioni preziose per le persone con sclerosi multipla e che consentono di approfondire il legame tra sclerosi multipla e infezioni virali, per capire in che modo le terapie influenzano la risposta alle infezioni e ai vaccini, non solo contro Sars-CoV2. A raccontare tutto questo sono stati i diversi ricercatori impegnati nei progetti su COVID–19 e SM durante la sessione dedicata nel corso dell’ultimo congresso FISM, a Roma.

 

Sclerosi multipla e infezioni virali

Ė abbastanza condiviso dalla comunità scientifica il fatto che la sclerosi multipla sia una malattia legata alle infezioni virali, ha ricordato Marco Salvetti, ricercatore e professore di Neurologia alla Sapienza di Roma, membro del Comitato Scientifico FISM. «L’ipotesi che le infezioni virali potessero influenzare la predisposizione alle malattie autoimmuni risale a venti anni fa circa, ed è ormai dimostrato che l’infezione da Epstein–Barr sia un prerequisito per lo sviluppo della sclerosi multipla».

 

Proprio in virtù di questo legame, il gruppo di ricerca guidato da Salvetti ha recentemente avviato un progetto che mira a comprendere come la pandemia - considerando sia l’esposizione al virus che le vaccinazioni - possa influenzare lo sviluppo della sclerosi multipla, interagendo con altri fattori di rischio. Per farlo i ricercatori arruoleranno - lo studio è già in corso - tanto persone con sclerosi multipla che con altre patologie autoimmuni,  studiando le caratteristiche della patologia insorta in epoca post-COVID rispetto al periodo precedente la pandemia.

 

L’infezione da Sars-CoV2 e gli effetti sulla malattia

Il COVID-19 sotto questo aspetto rappresenta un’occasione unica per studiare l’impatto delle infezioni virali sulla sclerosi multipla, ha aggiunto anche Marco Vercellino della AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. Insieme ai colleghi hanno cercato di capire in che modo le infezioni virali influenzassero l’attività di malattia nel breve termine, se in particolare il virus potesse peggiorarla. Per capirlo hanno messo a confronto persone con sclerosi multipla che avevano avuto infezione da Sars-CoV2 con persone con SM che non avevano avuto l’infezione. I risultati, pubblicati lo scorso anno su Multiple Sclerosis and Related Disorders, hanno mostrato che l’infezione non sembra aumentare il rischio di attività di malattia. Sebbene, ha ricordato Vercellino, la maggioranza delle persone incluse nello studio fosse in trattamenti con farmaci modificanti la malattia, e che per questo i risultati non fossero estrapolabili ai pazienti non trattati. «Forse Sars-CoV2 non è così abile a influenzare l’attività di malattia - ha commentato Vercellino - oppure, e crediamo che questo sia più probabile, i farmaci modificanti la malattia sono capaci di sopprimere l’attività collegata al virus».

 

All’impatto dell’infezione sull’attività di malattia è stato dedicato anche il progetto DISCERNING, di cui Massimo Filippi dell’Ospedale San Raffaele di Milano ha presentato i risultati al congresso. Scopo: capire se alcuni fattori mettessero le persone più a rischio di malattia e di malattia grave.  I risultati hanno già prodotto delle pubblicazioni - qui e qui - grazie a cui i ricercatori hanno osservato come alcuni fattori, dai livelli bassi di vitamina D, a contatti frequenti con altre persone al lavoro presso il settore sanitario rappresentassero dei fattori di rischio per COVID-19. L’infezione, invece, non sembrava influenzare l’andamento della malattia o avere conseguenze a livello cognitivo. Studi simili, ha ricordato Filippi, sono importanti perché consentono ai clinici di porre l’attenzione sui fattori di rischio e il comportamento modificabili - anche tramite strategie di prevenzione, come la supplementazione di vitamina D al bisogno - per poter proteggere meglio le persone con sclerosi multipla.

 

Le risposte ai vaccini anti-COVID-19

Francesco Cucca dell’Università di Sassari ha presentato invece i risultati dello studio volto a stabilire l’impatto dei fattori genetici e dei farmaci sulla risposta immunitaria alla vaccinazione. Dalle analisi svolte sono emersi dati interessanti che possono aiutare la comunità scientifica a comprendere meglio la risposta ai vaccini nelle persone con SM, in generale, ha spiegato Cucca. Contro quelli anti-COVID-19 i ricercatori hanno osservato risposte immunitarie peggiori nel sesso maschile, negli anziani e nei fumatori e che alcuni trattamenti (come fingolimod, ocrelizumab e rituximab) sono associati a una ridotta risposta anticorpale rispetto ai pazienti non trattati. Sottolineando, ha spiegato Cucca, proprio per questo l’importanza dei richiami per ravvivare la risposta ai vaccini.

 

Sullo stesso tema, Andrea Cossarizza della Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha presentato i risultati del progetto recentemente pubblicati sulle pagine di Nature Communications, grazie a cui è stato possibile osservare come le risposte immunitarie dei pazienti ai vaccini cambiamo a seconda del trattamento ricevuto. Un’informazione utile per poter immaginare strategie di vaccinazione più personalizzate.

 

Guarda lo speciale Congresso FISM

 

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