«Non avere paura di mostrare i tuoi colori. Sono splendidi, come un arcobaleno».
Se non avete mai guardato il video di True Colors suonato dalla Brittish Paraorchestra, un’orchestra integrata di professioni con e senza disabilità, fatelo. Vi emozionerà. Ma soprattutto vi farà toccare con mano il potere dell’incontro tra persone con e senza disabilità: è come un virus straordinariamente contagioso perché ha i colori vivi di un'arcobaleno che non si spegne in un attimo.
Ascoltami
Il valore del raccontarsi , la forza dirompente della scelta di mostrare i propri colori, da persona a persona, è uno dei messaggi che ci sono arrivati dalla Rassegna letteraria “Scrittori da una realtà parallela”, realizzata a Genova in questo mese di marzo.
Vi hanno partecipato, con grande interesse, oltre 300 ragazzi delle medie, delle superiori e anche studenti universitari, con i loro professori e professoresse.
Enrica Marcenaro, giornalista di AISM che ha partecipato per la nostra Associazione all’organizzazione e al dipanarsi degli eventi nei quattro giorni della rassegna, dice che «un evento come questo, che ha presentato storie e libri scritti da autori con disabilità, ci fa toccare con mano lo straordinario potere del dialogo con le giovani generazioni, l’appassionato senso di responsabilità civile dei ragazzi delle scuole. Non smettevano di fare domande ai vari autori che hanno incontrato nella rassegna. La disabilità è un tema delicato, magari non adulti evitiamo di parlarne troppo ai ragazzi. E invece no: parliamone. Non ci sono argomenti che non si possono affrontare, non ci sono muri, non servono autocensure. C’è bellezza, ricchezza, ma anche sofferenza e fragilità nei momenti differenti della vita di ciascuno, appartengono a tutti. Il dialogo e la condivisione è un valore che le giovani generazioni amano e cercano».
In un mondo che sembra cinico, indifferente, incapace di smettere le sue guerre quotidiane, ci sono anche tappeti di bucaneve e stelle alpine che tenacemente spuntano dal gelo e riaprono la primavera: la libertà di essere se stessi e di raccontarsi è un bellissimo diritto per cui si può lavorare, con fiducia.

La sclerosi multipla e AISM sono stati una delle voci della “realtà parallela”
Uno degli incontri della rassegna, ideata e curata da Marino Muratore, è stato dedicato al tema della vita con la sclerosi multipla, con le storie raccontate nel libro “Però ti vedo bene”, di Danilo Bazzano e Filippo Martinelli Boneschi.
Il primo, savonese, agente di commercio, nel 2021 ha aperto il blog @lignoranzamultipla, dove ha iniziato a raccogliere storie di vita delle persone che come lui hanno la SM e a sensibilizzare con forza anche chi la sclerosi multipla non sa cosa sia. Filippo Martinelli Boneschi, neurologo, professore universitario a Milano, ha già scritto un altro libro su quello che, come dice lui, “impara dalle persone con sclerosi multipla” che segue come medico.
«Guardatemi – ha detto Bazzano ai ragazzi presenti in sala –: quello che la sclerosi multipla fa nella mia vita non si vede, è invisibile. Le disabilità invisibili sono come ombre che si muovono nel mondo eee rimangono incompres, sottovalutate. Come se le difficoltà che portano nella vita fossero meno reali solo perché meno visibili. Una persona cammina sorridendo, ma ogni passo magari è accompagnatto, senza che lo lasci vedere, da dolore costante, ansia, da un cuore che accelera, da un cervello che lotta per mantenere il filo die pensieri nella confusione. “Ti vedo bene” è il racconto della lotta di tante persone come me per essere viste, per chiedere comprensione e condividere empatia. È importante che ci trattiamo sempre con gentilezza, tra persone: nessuno sa veramente quale battaglia sta combattendo dentro di sé l’altro. Per affrontare ogni giornata con un senso buono, per trovare ogni giorno il proprio posto nel mondo è fondamentale poter comunicare gli uni con gli altri».
Tra le storie che la rassegna ha proposto, quella di Andrea Lanfri, alpinista ed esploratore: il 13 maggio 2022, a 35 anni, insieme al suo compagno di cordata – perché è solo legandosi agli altri che si arriva in alto – ha tocca la vetta dell’Everest, il più grande sogno di ogni alpinista, con le sue due protesi alle gambe e le tre dita delle mani che gli sono rimaste dopo la meningite che l’ha colpito e lasciato in coma per due mesi nel 2015.
Il filo e il palloncino: comunicare la disabilità
Tanti anche i giornalisti presenti ai diversi incontri. Come ha ricordato il giornalista sportivo Claudio Arrigoni – sua la voce che ha commentato per la RAI le dirette delle ultime Paralimpiadi di Parigi 2024 -, coautore della recente pubblicazione dell’Ordine dei Giornalisti «comunicare la disabilità», stiamo imparando a cambiare il paradigma, lo sguardo, le parole che usiamo per parlare di disabilità: «prima viene la persona, poi la sua condizione di salute. La disabilità è una caratteristica che non identifica né esaurisce nessuna persona. Potremmo tutti cancellare quel “dis” se l’ambiente in cui viviamo ci permettesse sempre di mettere in gioco le abilità che abbiamo come persone».

Il messaggio che rimane
“Scrittori da una realtà parallela” ci lascia in eredità un messaggio prezioso: non è mai vero che quelle che pronunciamo, leggiamo, scriviamo, nei social come nei libri, “sono solo parole”. Ci sono parole che «hanno i denti», possono ferire, far sanguinare, creare dolore.
E ci sono parole che costruiscono ponti, aprono dialoghi, condividono diritti, scrivono libertà. Parole che vanno oltre il proprio suono, oltre la tastiera del computer, oltre la pagina e diventano vita, responsabilità, relazioni, società.
Come direbbe ancora Enrica Marcenaro « l’inclusione è parola che non si scrive, parola da non scrivere. È parola che va vissuta, respirata, letta, ascoltata. Perché è come un foglio su cui si scrive, è voce che ti entra dentro e mette radici, è un minuto del tuo tempo, lungo, potente».