Nella foto: Ambra Bisio
Ambra Bisio, Marco Caimmi, Sofia Straudi, quando ti parlano di ciò che stanno facendo, lasciano trasparire non solo competenza ma ancora prima passione, concentrazione, desiderio di essere utili, di portare il proprio contributo al benessere e alla qualità di vita delle persone con sclerosi multipla.
Al Congresso FISM 2023 hanno presentato i risultati dei loro progetti finanziati da FISM e dedicati, rispettivamente, allo studio della possibilità di utilizzare l’immaginazione motoria e l’osservazione di azione in associazione alla riabilitazione convenzionale per potenziarne l’effetto senza indurre affaticamento, all’uso di un prototipo di esoscheletro per migliorare l’uso dell’arto superiore nelle attività della vita quotidiana e all’uso del videogame per migliorare l’equilibrio.
Immaginazione, esoscheletro e “gioco” sono tre strade della riabilitazione per controllare i sintomi, prevenire il peggioramento e la progressione di malattia, favorire una migliore qualità di vita.
Immaginare e osservare un movimento prima di eseguirlo migliora il movimento stesso senza affaticare?
Ricercatore presso il Dipartimento Medicina Sperimentale (DIMES), Università di Genova, Ambra Bisio ha presentato i risultati dell progetto: “L'osservazione d'azione e l'immaginazione motoria causano affaticamento nella SM? Valutazione della loro applicabilità nelle forme progressive”.
«Abbiamo testato se due tecniche di stimolazione cognitiva come l’osservazione di azione e l’immaginazione motoria erano in grado di migliorare la performance motoria senza indurre affaticamento da prestazione, cosa che si verifica – giustamente – dopo avere eseguito una serie di movimenti riabilitativi e non. Osservazione d’azione, come dice la parola, consiste nell’osservare un movimento effettuato da un’altra persona. Invece l’immaginazione motoria consiste nel chiedere a un soggetto di immaginare di fare un movimento però senza eseguirlo effettivamente. In letteratura è stato dimostrato che entrambe le tecniche sono in grado di attivare quelle stesse aree cerebrali che si attivano quando un soggetto compie effettivamente un movimento, solo che il soggetto in questo caso rimane fermo. Abbiamo verificato, con questo studio, se queste tecniche possano associate alla riabilitazione convenzionale (non dunque a sostituirle) per potenziare l’effetto della riabilitazione (che comunque va fatta) ma con un minor senso di fatica», racconta Ambra Bisio.
Alle 21 persone con sclerosi multipla in forma progressiva coinvolte, è stato proposto un allenamento di circa 10 minuti che consisteva nell’unire pollice e indice a velocità crescente. In un caso lo si eseguiva direttamente, negli altri lo si eseguiva dopo aver visto un filmato in cui veniva eseguito da un’altra persona e dopo aver solo immaginato di compierlo. Infine, in una sessione di controllo attivo, veniva proposto di leggere un brano di un libro. Le valutazioni eseguite prima, subito dopo e a sessanta minuti dal termine delle diverse sessioni hanno mostrato – spiega Bisio – che «nel caso dell’immaginazione motoria non migliora la performance media del gruppo, ma solo in quella di alcuni soggetti.
Nonostante questo si osserva un aumento positivo dell’attività nell’area motoria primaria del cervello, quella che controlla i movimenti: fa pensare che siano avvenute delle modifiche e che in soggetti con specifiche caratteristiche questa tecnica possa risultare utile. Risultati da confermare con studi più ampi, ma che fanno comunque ipotizzare che l’immaginazione motoria possa essere effettivamente applicata in associazione alla riabilitazione e aiutare una migliore gestione del senso di fatica che nella forma progressiva è molto presente. Anche l’osservazione d’azione, in media, non ha migliorato le caratteristiche del movimento eseguito. I soggetti in cui però si è ottenuto un miglioramento sono coloro che hanno riportato un maggior senso di affaticamento mentale. Questo risultato suggerisce che l’osservazione d’azione può migliorare la performance motoria, a discapito di un affaticamento mentale».
Per entrambe le tecniche resta da capire quali sono le caratteristiche che permetto a una persona con SM progressiva di migliorare con queste tipologie di allenamenti» .
In generale, la dottoressa Bisio conclude che per le persone in forma progressiva è importante mettere a punto tecniche riabilitative che aiutino a ovviare a un senso di fatica molto impattante per loro. Un territorio che dobbiamo esplorare»
L’esoscheletro aiuta a fare meno fatica?
Marco Caimmi, ingegnere e ricercatore in tecnologie robotiche presso la sede milanese del CNR- STIIMA, ha testato un “prototipo” di esoscheletro costruito per la riabilitazione dell’arto superiore. Veniva proposto di indossare il prototipo messo a punto per sostenere il braccio nell’esecuzione di semplici gesti di vita quotidiana, come il raggiungere degli oggetti e portarli alla bocca.
«Le persone con sclerosi multipla – spiega – possono accumulare nel tempo anche un indebolimento muscolare che va rendere più faticoso o a compromettere la capacità di eseguire movimento dell’arto superiore contro gravità. Nei partecipanti al progetto di ricerca, sostenere il peso del braccio tramite questo braccio/esoscheletro ha consentito alle persone che avevano un grosso danno funzionale consentito di fare movimenti che altrimenti non sarebbero riusciti a fare. Si visto, dunque, un effetto ortesi: il supporto permette di eseguire il movimento, ma quando lo si toglie mie capacità funzionali tornano a essere quelle di prima.
In pazienti che avevano un minor danno funzionale e che dunque erano in grado da soli di effettuare i movimenti richiesti nello studio, non si è visto alcun miglioramento dell’esecuzione del movimento (effetto ortesi), ma in questi pazienti man mano che si chiedeva di continuare a eseguire certi movimenti aumentava il senso di fatica. Per loro l’esoscheletro ha aumentato, dopo il training, la capacità di eseguire per un periodo prolungato un numero maggiore di movimenti di quelli che riuscivano a sommare ‘a braccio libero’».
Per questo – conclude Caimmi – da una parte è importante scegliere bene quali persone e per quale obiettivo possono beneficiare del supporto di un esoscheletro. E soprattutto sarà importante rendere l’esoscheletro sempre meno ingombrante e fare in modo che consenta una maggiore libertà di movimento. Una maggiore semplicità di utilizzo potrebbe consentire di usarlo in autonomia anche a domicilio».
Il “gioco serio” che ci aiuta a imparare
«Il ruolo del "gaming" nel miglioramento dell'equilibrio e delle funzioni cognitive in pazienti con sclerosi multipla e disabilità lieve o moderata» è stato il tema dello studio randomizzato controllato presentato al Congresso dalla dottoressa Sofia Straudi, ricercatore presso il Dipartimento di Neuroscienze e riabilitazione, Università degli Studi di Ferrara.
Il gioco – evidenzia la dottoressa Straudi - è un ingrediente prezioso dell’apprendimento e «del recupero delle funzioni motorie e cognitive. Il paziente, per imparare e recuperare, deve sentirsi coinvolto nel trattamento riabilitativo, deve divertirsi. L’uso delle tecnologie usate per i videogiochi è stato inserito da diversi anni come possibile intervento in neuroeriabilitazione in varie patologie, quali sclerosi multipla, l’ictus e malattia diParkinson. Con il “gaming” possiamo stimolare sia la funzione motoria, la capacità di eseguire movimenti interagendo con un avatar per il recupero dell’arto superiore, il recupero della postura, dell’equilibrio, del cammino, ma stimoliamo anche le capacità cognitive, la capacità di mantenere l’attenzione, la concentrazione, la memoria».
Sofia Straudi ha condotto uno studio randomizzato controllato in cui sono stati selezionate persone con SM che si muovono senza bisogno di ausili ma hanno già evidenziato una percezione di difficoltà nel mantenimento dell’equilibrio. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi. Un primo gruppo ha utilizzato una consolle commerciale di video giochi per eseguire, imitando un avatar, movimenti legati all’equilibrio. Un altro gruppo ha eseguito un training ‘standard’ con l’utilizza di una “pedana posturale”.
Durante il trattamento in Ospedale, la persona con SM riceveva 12 sedute di trattamento con dispositivo di gaming/videogiochi dove erano proposti, in forma di gioco, movimenti legati all’equilibrio (oltre che alle funzioni cognitive).
Entrambi hanno svolto il proprio training in Ospedale, per dodici sedute, con la supervisione di un fisioterapista.
«I risultati nel miglioramento dell’equilibrio sono positivi per entrambi i gruppi – ha concluso Straudi -. Inoltre abbiamo visto, con specifici test, che la persona era più felice, cioè che migliorava lo stato dei sintomi di ansia e depressione e anche il senso di fatica».
Per il futuro – conclude Straudi – l’aspetto interessante di questo approccio è che può essere svolto anche a domicilio, in autonomia o con la supervisione di un caregiver, dopo un addestramento all’uso a cura del terapista. Per una patologia cronica come la SM, questo può permettere di svolgere un esercizio costante, certamente di migliore impatto nel controllo dei sintomi».
La realizzazione di questo evento è stata resa possibile con la sponsorizzazione non condizionante dei MAIN SPONSOR: Alexion Pharma Italy, Biogen Italia, Bristol-Myers Squibb, Horizon Therapeutics Italy, Merck Serono, Novartis Farma, nonché di Sanofi.