Il Barometro 2021 della Sclerosi Multipla mette in evidenza come ci siano, oggi, donne con sclerosi multipla e con disabilità che subiscono discriminazione fisica, psicologica, economica. Una discriminazione non doppia, ma multipla, perché la violenza moltiplica il danno.
È una vera e propria emergenza sociale, ma anche un’occasione decisiva per cambiare lo stato delle cose e costruire una società più inclusiva, resiliente, capace di ripartire dai propri drammi per aprire un futuro diverso, più civile, dove essere uguali è un diritto reale, qualsiasi sia il nostro genere e la nostra condizione.
Per questo, siamo tutti invitati, il prossimo 25 settembre, dalle 10 alle 12.30, a connetterci, all’evento conclusivo del Progetto I˃DEA, Inclusione >Donne, Empowerment, Autodeterminazione, cofinanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche Sociali – DG Terzo Settore e RSI Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore - art. 72 del D.Lgs 117/2017 - Avviso n. 1/2018.
Creato in partnership con Associazione Differenza Donna, Human Foundation e Fondazione ASPHI, il progetto è dedicato a tutte le donne con sclerosi multipla che subiscono una doppia discriminazione prima come donne e poi come persone con disabilità.
Potremo approfondire in presa diretta, con le persone che ne sono state ideatrici e protagoniste, il percorso, i contenuti, gli approdi e le nuove partenze che AISM e tutte le donne attive nel Progetto hanno costruito, a partire dalla rete RED (Rete Empowerment Donna), cui hanno aderito 100 donne che si impegnano ad “antenne” sul territorio nazionale per sostenere altre donne in specifici percorsi di supporto ed empowerment in casi di discriminazione e violenza.
Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne non è ‘solamente’ una questione legata alle donne con disabilità in Italia, ma riguarda tutte le donne, in tutto il mondo: infatti, è il quinto dei 17 obiettivi nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per uno sviluppo sostenibile.
D’altra parte, che questo sia il tempo giusto per dare finalmente valore all’empowement delle donne, lo racconta in modo efficace l’esperienza che abbiamo appena vissuto nelle Paralimpiadi di Tokio.
«Certo, non abbiamo vinto una medaglia. Ma il sitting volley ci fa vincere ogni giorno la medaglia della pari dignità, dell’uguaglianza, tra persone con e senza disabilità e ancora di più tra uomini e donne », raccontano di ritorno dalle Paralimpiadi Giulia Bellandi e la ‘nostra’ Giulia Aringhieri, atleta con SM che ha rappresentato per la prima volta una squadra italiana alle Paralimpiadi. «A Tokio – aggiungono– eravamo più donne che uomini, ed è stato interessante. Ma per noi del sitting volley non è stata una novità: nelle nostre squadre di club già ci alleniamo e facciamo tornei misti, maschi e femmine, persone con disabilità e persone normodotate. Siamo tutti uguali, seduti a terra. Deve succedere anche nella società, nella vita di tutti i giorni: ognuno al suo posto, tutti e tutte con gli stessi diritti e le stesse opportunità».
Anche Vincenzo Falabella, Presidente di FISH, Federazione Italiana Superamento Handicap, proprio per lo sguardo ampio che la Federazione Italiana Superamento Handicap consente di avere in rappresentanza di tante associazioni di persone con disabilità, dichiara: «un giusto rilievo è stato dato al fatto che nella delegazione italiana per le Paralimpiadi – la più numerosa di sempre – le atlete superano per numero i colleghi maschi. Questo ci fornisce lo spunto per ricordare quanto sia importante dare sempre più evidenza, anche a livello istituzionale, al fatto che le donne con disabilità devono sin troppo spesso subire una discriminazione multipla, in quanto donne da una parte, in quanto persone con disabilità dall’altra»[1].
Come ricorda ancora il Barometro 2021 della SM (pag132.) sinora la pandemia In Italia non ha migliorato lo stato delle cose, semmai ha aumentato il divario di inclusione tra donne e uomini con SM: il 65% delle donne con SM si sentono isolate rispetto al 52,3% degli uomini con SM: le percentuali della percezione di isolamento sono significative in entrambi i casi, ma sono comunque divergenti in modo non banale;ancora: il 42,3% delle donne si sentono depresse, mentre analogo sentimento riguarda il l 33,9% degli uomini , Un altro dato: il 29,3% delle donne rispetto al 22,8% degli uomini si sentono abbandonate, il 54,6% delle donne a fronte del 47,5% si sentono sfiduciate rispetto al futuro.
È tempo di andare a fondo di tutte le questioni della discriminazione multipla, di costruire una nuova cultura, di condividere le strade per andare oltre e dare sostanza a una vera parità di genere: vi aspettiamo in tanti il 25 settembre per parlarne e muoverci! Insieme, per un’altra conquista.