Salta al contenuto principale

09/09/2015

«I soci devono essere i primi volontari in AISM»

Carabiniere in pensione con la passione per il running, Achille Foggetti oggi è volontario a tempo pieno e membro del Consiglio Direttivo Nazionale dell'Associazione. Ecco la sua storia

Arturo Asti, Adolfo Balma, Vittorio Morganti, Achille Foggetti
Nella foto: alcuni membri del Consiglio Direttivo Nazionale AISM in occasione di un incontro istituzionale. Achille Foggetti è seduto a destra, al suo fianco Vittorio Morganti, attuale Vice-Presidente Nazionale AISM, in piedi a sinistra Arturo Asti e a destra Adolfo Balma

 

Per tutto il mese di settembre le Sezioni AISM organizzano incontri ad hoc per informare sulle attività che vengono svolte sul territorio, sensibilizzando sul valore di fare volontariato. Saranno gli stessi volontari a raccontare la propria esperienza all’interno dell’Associazione a chi è interessato. Cerca la Sezione più vicina, oppure se vuoi conoscerci meglio contattaci direttamente.

 

Eletto dal 2013 nel Consiglio Direttivo Nazionale AISM, attuale Commissario della Sezione provinciale di Benevento e membro del Consiglio Direttivo della Sezione di Lecce, Achille Foggetti è in pensione dal 2010: «per mia sfortuna – dice sorridendo – , perché ora lavoro più di prima, come volontario a tempo pieno in AISM!». Fino al giorno in cui è andato in pensione, Foggetti è stato Generale di Brigata dell’arma dei Carabinieri, girando l’Italia nei diversi incarichi che ha avuto: «ho frequentato a lungo la parte peggiore e più compromessa dell’Italia, ma ho imparato il valore della responsabilità verso le persone e l’intera società. E soprattutto mi è rimasta sempre viva dentro la voglia di contribuire a costruire un’Italia migliore, insieme a belle persone. Così, appena un’amica di AISM mi ha chiesto di contribuire alla vita della Sezione di Lecce in un momento difficile, cinque anni fa, ho detto di sì. Ed è iniziata un’avventura impensabile: ogni giorno il coinvolgimento negli impegni associativi aumenta, non riesco mai a dire di no a una richiesta di assumermi nuove responsabilità».

 

Cambiando spesso città per lavoro, come ha avuto modo e tempo di entrare in contatto con AISM?
«È stato un incontro casuale e fortunato, nato per una mia passione personale: ho sempre amato correre e ancora oggi mi tengo in allenamento. Nel 1992 facevo parte di un’associazione podistica, che a Lecce organizzava una gara nazionale i cui proventi andavano a favore di AISM. Io facevo parte dell’organizzazione di quella gara e così ho conosciuto AISM: alcune delle persone che allora facevano parte del Consiglio Direttivo provinciale amavano come me la corsa, siamo diventati amici. E mi hanno coinvolto nella passione per la causa della sclerosi multipla. Certo, per molti anni la mia è stata solo una simpatia, una rete di relazioni: continuando a vivere fuori Lecce, non potevo assumermi responsabilità in Sezione. Ma il legame è rimasto sempre vivo».

 

E poi?
«Nel 2010 sono andato in pensione e sono tornato a vivere a Lecce. Allora la responsabilità della Sezione era affidata a una persona che faceva parte del gruppo dirigente che avevo conosciuto negli anni ’90: mi chiese se potevo occuparmi della tesoreria e della segreteria. Avendo allora tempo libero, ho dato la mia disponibilità. Da allora, il mio impegno nell’Associazione continua a crescere, giorno dopo giorno. Stando all’interno ti rendi conto che c’è un immenso lavoro da fare per costruire questo mondo libero dalla sclerosi multipla. Sono attivo ogni giorno nella Sezione di Lecce, sono impegnato come Consigliere Nazionale di AISM e da qualche tempo sono il Commissario della Sezione di Benevento. Ogni dieci giorni al massimo faccio i miei 400 chilometri di auto e vado a Benevento, per una riunione, un Congresso, un’iniziativa e per ricostituire un gruppo di persone che si prendano a cuore l’impegno associativo in quella città». 

 

Riesce a conciliare le esigenze della sua vita personale con tutti questi impegni?
«Sono in pensione, e ho molto tempo libero. Mia moglie mi ha lasciato per un male incurabile, e non abbiamo avuto figli. Prima mi ero buttato anima e corpo nel lavoro, ora ho trasferito questo stesso spirito nell’Associazione. Per oltre 40 anni nella mia professione ho maturato un forte senso di responsabilità verso gli impegni che si prendono. Nel momento dunque in cui mi si chiede di fare qualcosa o in cui io stesso penso di dover fare qualcosa, mi rendo disponibile e non mi fermo. Il mio impegno è la mia vita».

 

Lei ha conosciuto AISM e i suoi volontari dal 1992 a oggi: che fotografie farebbe delle persone che si impegnano in AISM? Come erano e come sono oggi? Ci sono cambiamenti ed elementi di continuità?
«Secondo me ci sono cambiamenti epocali nell’Associazione, e anche nei suoi volontari, che ne sono l’anima. Quando ho conosciuto l’Associazione nel ’92, le persone che a Lecce ne erano alla guida erano signore della buona società leccese animate da un forte spirito caritatevole. Si impegnavano soprattutto nell’aiuto quotidiano, nel supporto alle necessità concrete delle persone con SM, creando poi per loro occasioni di svago e socialità. L’Associazione che ho ritrovato nel 2010 è un’organizzazione che corre a velocità molto sostenuta nel campo dell’advocacy, nell’impegno per i diritti delle persone con SM. Quello che era lo scopo primario dell’Associazione che ho conosciuto, votato all’assistenza quotidiana e al supporto alle persone, oggi si è evoluto in un impegno più ampio, a 360 gradi, il cui cuore batte forte nell’affermazione dei diritti di tutte le persone con SM e non solo di quelle che riusciamo a conoscere e seguire direttamente».

 

E come sono i volontari di oggi, chiamati a giocarsi a tutto campo e non solo per qualche iniziativa benefica?
«Ci sono molti che avvertono il valore ideale del volontariato, che amano ‘sentirsi’ e pensarsi come ‘volontari’. Essere volontari è da molti inteso come una sorta di arricchimento personale. Ma a volte questa è una dimensione più individualistica che di vera apertura verso gli altri. Il vero salto di qualità arriva quando poi le persone si trovano di fronte agli impegni reali, al tempo da dedicare agli altri, alla richiesta di adesione totale a una causa. I bisogni degli altri, quando li prendi sul serio, ti chiedono tutto quello che sei. Allora c’è chi resiste, chi si tira fuori e chi risponde di sì. E poi un’associazione come AISM, proprio per l’evoluzione che ha avuto, è effettivamente impegnativa. Se uno vuole essere presente e utile nella nostra associazione, si assume un impegno serio, importante, costoso. Ma è questo il bello della responsabilità».

 

Lei è consigliere nazionale: pensa che il volontariato in Associazione sia chiamato a quel salto di qualità cui accennava?
«Penso e propongo da qualche anno un salto di qualità anche nel volontariato in AISM: i primi autentici volontari di AISM devono essere i suoi soci. Se siamo un’associazione, non ha senso aderirvi come soci che si limitano a prendere una tessera annuale, serve un impegno che ci entra nella vita. I soci dovrebbero essere i primi volontari. Non sempre è così, per noi. Riqualificare i nostri soci e coinvolgerli in una piena adesione come volontari alla vita di AISM è una sfida per me prioritaria. Anche i volontari che si impegnano ogni giorno e non sono soci è bene che lo diventino, coinvolgendosi in prima persona anche nel discutere e definire le scelte di fondo dell’intera associazione».

 

Posso chiederle quanti anni ha, per sostenere questo suo impegno a 360n gradi in AISM?
«Ne ho 69, ma faccio vita attiva e mi sento pieno di energie».

 

Infatti, mi ha colpito il fatto che le piace correre, ancora oggi, e che per descrivere AISM dice che è un’Associazione che corre molto velocemente …
«Sì, ne sono convinto: l’Associazione viaggia spedita. Ora ha appena messo nero su bianco una impegnativa Agenda della Sclerosi Multipla 2020. Poi ciò che si propone di fare, i suoi obiettivi, il suo piano e la sua mappa strategica, hanno bisogno del braccio operativo costituito dalle Sezioni territoriali. E dobbiamo stare attenti a condividere tutti la stessa visione, la stessa cultura e anche la stessa velocità».