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24/03/2009

Diagnosi migliori e terapie efficaci grazie alla risonanza

La risonanza magnetica ha mostrato le sue potenzialità per la ricerca sulla sclerosi multipla fin dall’inizio degli anni ’80. E a questo AISM ha sempre creduto, tanto da impegnarsi per la nascita di Centri che potessero mettere a disposizione dei ricercatori la più alta tecnologia per sviluppare gli studi sulla sclerosi multipla con la risonanza magnetica. Sono sorti così tre Centri dedicati. Uno di questi si trova a Genova ed è nato nell’ottica di promuovere ricerche avanzate in neuroimmagini, consentire il progresso diagnostico, l’individuazione di terapie efficaci e favorire la collaborazione e lo scambio di dati fra diversi centri a livello nazionale: è il Centro di Ricerca di Risonanza Magnetica sulle malattie
del Sistema Nervoso dell’Università di Genova
, diretto dal professor Gianluigi Mancardi, si occupa dello studio della sclerosi multipla e di altre malattie che colpiscono il sistema nervoso centrale utilizzando la Risonanza Magnetica (RM) come strumento di ricerca. La realizzazione
della struttura, inoltre, ha permesso di ridurre i tempi di esecuzione degli esami e, di conseguenza, le lunghe liste di attesa dei pazienti.
Per approfondire la conoscenza del Centro, abbiamo incontrato il dottor Luca Roccatagliata, che svolge qui la professione di ricercatore.

Secondo il vostro punto di vista è cambiato il modo di fare ricerca da quando si utilizza la RM? E, se sì, in quale modo?
«La RM è oggi l’unico strumento che permetta di studiare in vivo e in maniera non invasiva le manifestazioni neuropatologiche della SM. La RM ha permesso di migliorare molto la nostra conoscenza della patologia e della fisiopatologia della SM. Per esempio è da qualche tempo noto che l’estensione del danno tessutale nella SM non è limitato alle ‘placche’, ar ee focali di danno nella sostanza bianca, ma coinvolge anche la sostanza bianca adiacente alle placche e la sostanza grigia. Grazie all’aapplicazione di metodiche di RM funzionale sappiamo oggi che esistono fenomeni di riorganizzazione adattativa corticale nei pazienti affetti da SM che potrebbero rappresentare, almeno sino a un certo momento nella storia della malattia, tentativi endogeni di compenso dei deficit causati dalla aggressione della malattia. La RM ha inoltre profondamente modificato la ricerca clinica e il disegno degli studi per la valutazione dei nuovi farmaci per la SM. Oggi i parametri di attività di malattia ricavati dalla RM sono utilizzati per valutare l’efficacia di nuove molecole sviluppate per il trattamento delle persone affette da SM. Uno studio condotto dalla dottoressa Sormani, al quale il gruppo del Centro RM di Genova ha collaborato, e recentemente accettato per la pubblicazione sulla rivista ‘Annals of Neurology’, conferma l’importante ruolo della RM  come marcatore di attività di malattia nel contesto di trials clinici».

Quali sono le attività e gli studi specifici in corso sulla sclerosi multipla?

«Nel nostro centro lavoriamo su diversi progetti. I principali filoni di ricerca riguardano la correlazione tra RM e parametri clinici, l’uso della RM per meglio comprendere i meccanismi di danno della SM e i tentativi di riparazione del danno, infine il monitoraggio dell’efficacia di nuove molecole o approcci terapeutici sperimentali e la loro capacità di modificare il decorso della malattia. I progetti di ricerca di correlazione tra RM e clinica mirano alla identificazione dei substrati neuro anatomici di alcuni aspetti clinici della malattia ancora non completamente esplorati, in particolare la fatica e i disturbi cognitivi. Uno dei progetti più recenti riguarda lo studio delle relazioni esistenti tra danno provocato dalla malattia in alcune strutture di sostanza bianca, come il corpo calloso, e funzioni motorie complesse, come i movimenti che richiedono la coordinazione di entrambe le mani. Questo studio nasce da una stimolante collaborazione tra il mio gruppo e il laboratorio per lo studio della integrazione sensori-motoria dell’Università di Genova diretto dal professor Marco Bove. L’ingegner Laura Bonzano, responsabile della post-analisi dei dati di RM presso il Centro, collabora in maniera intensa con il gruppo del professor Bove per questo progetto. Grazie all’uso di RM quantitative seriate stiamo poi indagando, in collaborazione con il professor Mancardi ed i neurologi del gruppo SM, l’effetto di alcuni protocolli immunosoppressivi sui parametri di RM».

Negli ultimi anni la RM ha assunto un notevole ruolo anche nelle modalità di fare diagnosi di SM: secondo voi questo ruolo crescerà ulteriormente?

«La RM ha oggi un ruolo fondamentale nel delicato momento della diagnosi di sclerosi multipla. Criteri diagnostici recentemente pubblicati permettono di giungere alla diagnosi di SM più rapidamente che in passato. Infatti è possibile, nelle persone che giungono alla attenzione del Neurologo dopo un primo episodio suggestivo di patologia demielinizzante, ricercare nelle RM di followup alcuni parametri che identificano la presenza di attività di malattia e che permettono di porre diagnosi di sclerosi multipla, talora prima che sopraggiunga un secondo episodio clinico di malattia. Con i criteri diagnostici pubblicati in passato il tempo per giungere alla diagnosi era generalmente maggiore poiché erano necessari almeno due episodi clinici prima di potere formalmente porre diagnosi di SM».

Quali sono le ricerche sulla riabilitazione della sclerosi multipla? Quale l’obiettivo? Con quali tecniche? Qual è l’apporto originale tecnico del vostro gruppo interdisciplinare?
«Uno dei problemi principali nella ricerca sulla riabilitazione è di riuscire a quantificare la performance motoria in modo da avere una misura oggettiva dei risultati di diversi tipi di trattamento. Il nostro gruppo inizierà uno studio in collaborazione con il professor Bove, in cui i dati di RM funzionale verranno acquisiti contemporaneamente allo studio quantitativo di parametri del movimento, come la velocità del movimento stesso in modo da potere interpretare i dati della RM funzionale insieme ai dati delle caratteristiche del movimento prima e dopo un trattamento di riabilitazione. Questo approccio, seppur molto impegnativo, potrebbe permettere di definire i protocolli riabilitativi più efficaci e di meglio comprendere il ruolo dei fenomeni di riorganizzazione corticale».

Quali sono le future applicazioni/implicazioni della RM nell’ampio scenario della ricerca nella SM?

«Nuove sequenze di immagini e apparecchiature ad alto campo permetteranno di migliorare la visualizzazione dei processi patologici, ad esempio a carico della sostanza grigia. Inoltre nuovi mezzi di contrasto in grado di identificare alcuni aspetti della infiammazione che oggi risultano ‘occulti’ allo studio di RM permetteranno di meglio comprendere i meccanismi di formazione delle lesioni».