Quest’anno è con noi il volto nuovo di Marianna Morandi fra le testimonial della Gardenia dell’AISM. Nata a Roma nel 1969, Marianna è figlia di Gianni e Laura Efrikian. Madre di due figli, vive a Bologna dove lavora nella sua agenzia di comunicazione Joydis, un team di sole donne.
Marianna, sei stata attrice a teatro e in TV, oggi lavori in un team di donne. Quanto conta questo modo di essere?
«Andiamo d’accordo, siamo affiatate, ci confrontiamo. Ci divertiamo e abbiamo passione per quello che facciamo. Il feeling e la sintonia tra donne capaci di fare squadra è l’energia positiva che arriva a chi ci sta di fronte. Sempre».
Cosa vuol dire Joydis?
«Enjoy distribution. Distribuzione di gioia, in qualche modo».
Un nome, un programma. Solidarietà è un sostantivo femminile?
«Sicuramente la donna è portata geneticamente a essere quella che custodisce, accoglie e sostiene. Ma la solidarietà è per tutti: credo sia un sostantivo che non dovrebbe avere sesso».
In questi giorni tuo papà è stato mattatore a Sanremo. Tu, invece, hai scelto di passare dal palcoscenico al lavoro dietro le quinte, a organizzare eventi di spettacolo, sport e moda. Cosa si impara in un percorso così?
«Ho studiato per fare l’attrice, lo volevo fare, l’ho fatto, mi è piaciuto molto. Poi sono diventata madre e ho scelto di lasciare il mio lavoro per seguire la mia famiglia. Ma a un certo punto mi sono detta che dovevo ricominciare, scegliendo però un lavoro che mi consentisse di stare vicina ai miei figli. Senza rimpianti. Sono felice di quello che faccio, ho raggiunto tutti gli obiettivi. Ë tutto come desideravo, sono fortunata».
Donna che lavora e madre: sono due dimensioni che si sostengono l’una con l’altra o bisogna lottare per riuscirci?
«Ë insito nell’essere donna, credo, poter fare più sacrifici degli uomini, che per natura non cambiano l’assetto della loro vita quando nasce un figlio. Tu donna ti dedichi alla nuova vita che cresce in te. Poi se vuoi costruire qualcosa anche nella tua vita professionale, ci puoi riuscire. Con fatica. Ma noi donne siamo bravissime a fare più cose in una volta sola e anche nel poco tempo che ci rimane siamo abili nell’incastrare tutto a meraviglia. Io parto ogni mattina dicendomi che non ce la farò mai a rispondere a tutte le esigenze della giornata. Poi ce la faccio sempre».
Cosa ci danno i figli, mentre ci chiedono la vita?
«Danno l’infinito. Ricominci da capo a imparare tutte le cose. Ti danno energia positiva. Il piccolo sorride sempre, offre grande allegria. Il grande ha tutta la sua sensibilità. A volte lo guardo stupita :è diventato adulto e fa discorsi che istruiscono anche me. Tutti i figli insegnano moltissimo. Hanno una visione più limpida della nostra».
Del tuo rapporto con Biagio Antonacci, durato dal 1993 al 2002, hai detto: «siamo ancora una famiglia». Cosa chiede una donna come te all’uomo che fa con lei un tratto di vita? E cosa resta?
«All’inizio, quando ci si incontra e ci si innamora, e la vita ti mette davanti un percorso insieme, l’amore domina e tutto viene naturale. Non chiedi niente, prendi e basta. Dopo le cose possono cambiare, come è successo a me, ma è essenziale che quando si mettono al mondo dei figli si resti entrambi genitori per tutta la vita. Non vivere sotto lo stesso tetto non è piacevole per i ragazzi. Ma sapere che sicuramente c’è serenità, armonia, rispetto, stima tra i genitori, supplisce a molte altre mancanze. Io e Biagio, sia pure con qualche difficoltà iniziale, siamo riusciti a continuare questo rapporto bello tra di noi. Perché se ci si è voluto bene, poi non si può dimenticare. L’amore, anche quando finisce, non si cancella mai del tutto».
Un tuo augurio per ogni donna e per ogni uomo.
«La miglior salute possibile. Poi la serenità, stare bene con gli altri e con se stessi. Ma ho anche imparato che le persone che, per motivi diversi, non hanno la fortuna di una salute piena, spesso rivelano un coraggio, una forza, una visione che agli altri mancano. E questa risolutezza visionaria la auguro a ogni persona».
Che rapporto hai con i fiori?
«Li amo moltissimo. Ma la Gardenia è un fiore delicato, richiede davvero molta cura. Come ogni persona con la SM: ha diritto a ricevere il massimo supporto per una vita di qualità che possa offrire il proprio profumo».
Giuseppe Gazzola