Nella foto: Matteo Gastaldi (a sinistra) riceve il Premio Rita Levi Montalcini dal Prof Mario Alberto Battaglia (Presidente FISM), la prof.ssa Gabriela Constantin (Università di Verona), e Paola Zaratin (Direttore Ricerca Scientifica FISM)
«Mi sono innamorato».
Lo dice tante volte, parlando del suo percorso di medico neurologo e di ricercatore, Matteo Gastaldi, fresco vincitore del Premio Rita Levi Montalcini 2023, che AISM assegna ogni anno ai giovani ricercatori che si sono distinti per l’eccellenza e i risultati ottenuti.
Innamoramento e risultati scientifici non sono agli antipodi, anzi vanno a braccetto perché, nel caso di Matteo Gastaldi, la passione che rende vincenti è quella per «la ricerca traslazionale, ossia per una ricerca che, quando ha successo, ha un impatto enorme per la pratica clinica e per le persone che hanno avuto una diagnosi importante legata a una malattia autoimmune».
Le motivazioni
Il Premio Rita Levi Montalcini 2023 è stato assegnato al dottor Gastaldi per «i suoi contributi continui alla ricerca sulla sclerosi multipla e ad altre malattie autoimmuni correlate», in linea con la “missione” di AISM.
La parola chiave dell’assegnazione del Premio Rita Levi Montalcini 2023 sta proprio nell’aggettivo “correlate”, che in inglese si scrive “related”: attuale responsabile della sezione di ricerca e del Laboratorio di Neuroimmunologia dell’Istituto Neurologico Nazionale a carattere scientifico della Fondazione Mondino, 38 anni da compiere il prossimo 29 luglio, Matteo Gastaldi fa ricerca sui cosiddetti “autoanticorpi” che si è scoperto essere responsabili di malattie di tipo autoimmune oggi distinte dalla sclerosi multipla, ma che sono state a lungo confuse con la sclerosi multipla, come le malattie dello spettro della Neuromielite Ottica (NMOSD) e le malattie associate agli anticorpi anti-MOG (MOGAD).
Nella foto: Il gruppo di ricerca del dott. Matteo Gastaldi
La sua storia di ricercatore
Dopo la laurea in medicina a Pavia, nel 2011, con una tesi su “Poliomavirus e sclerosi multipla”, Matteo Gastaldi si è specializzato in neurologia all’Università di Varese e ha conseguito il dottorato di ricerca in Neurologia presso l'IRCCS Fondazione Mondino, Università di Pavia, sotto la supervisione del Dottor Diego Franciotta, proseguendo poi il suo percorso di formazione presso il Laboratorio di Neuroimmunologia del John Radcliffe Hospital (Università di Oxford) sotto la supervisione della Prof.ssa Angela Vincent, dove è stato diciotto mesi, lavorando nel campo dei disordini mediati da anticorpi del Sistema Nervoso Centrale, tra cui quali disturbi dello spettro della neuromielite ottica e disturbi associati agli anticorpi anti-MOG.
Successivamente, il dottor Gastaldi è stato altri tre mesi presso il Laboratorio di Neuroimmunologia IDIBAPS (Università di Barcellona) sotto la supervisione del Prof. Francesc Graus e del Prof. Josep Dalmau, per apprendere le tecniche fondamentali per lo studio dei meccanismi patogenetici degli anticorpi diretti contro antigeni neuronali, prima di rientrare in Italia, dove dal 2020 è Responsabile del Laboratorio di Neuroimmunologia e della sezione di Ricerca di Neuroimmunologia presso l'IRCCS Fondazione Mondino, laboratorio di riferimento per la diagnostica neuroimmunologica in Italia.
Gli "auto-anticorpi" diretti contro la mielina o le cellule del sistema nervoso
«Nel nostro laboratorio – spiega – studiamo in particolare gli anticorpi diretti contro la guaina mielinica o contro delle cellule del sistema nervoso che sono rilevanti per mantenere in buono stato la guaina mielinica, come per esempio gli astrociti.
Abbiamo lavorato da diversi anni per la messa a punto di metodiche sempre più efficienti per dosare accuratamente la presenza di anticorpi noti come gli “anti-acquaporina 4” e “anti-MOG”. Lavoriamo ora per continuare a caratterizzare il modo con cui questi anticorpi agiscono per causare un danno alla mielina a livello del sistema nervoso centrale.
Questo renderà sempre più efficiente la diagnosi di queste patologie di tipo autoimmune, in diagnosi differenziale con la sclerosi multipla, e ne cambierà la gestione clinica. Di recente abbiamo pubblicato i risultati di una ricerca che consente di capire se il livello di anticorpi anti-MOG circolanti nei pazienti con MOGAD correla con il rischio di recidive in diverse fasi di malattia. Nelle MOGAD, infatti, il rischio di recidiva vale per circa il 50-60% di pazienti: se si riuscirà a identificare con precisione il 40-50% di pazienti che non avrà recidive si potrebbe per loro avere un’indicazione preziosa in chiave terapeutica. In aggiunta, stiamo studiando il significato di questi anticorpi quando sono presenti a basso titolo nel sangue di una parte di pazienti con SM».
Dall’altra parte, il dr Gastaldi e i suoi colleghi sono impegnati anche nella ricerca di «autoanticorpi non ancora identificati e del loro possibile ruolo nello scatenare una malattia di tipo autoimmune. Abbiamo lavorato recentemente a un progetto di ricerca finanziato da FISM per identificare nuovi autoanticorpi nella SM e in altre patologie autoimmuni del sistema nervoso. I risultati preliminari ci stanno indirizzando verso un nuovo anticorpo gliale presente sia in malattie demielinizzanti diverse dalla SM, sia in una piccola percentuale di pazienti con sclerosi multipla, che potrebbe essere riconosciuto in futuro come biomarcatore e potenziale agente patogenetico in malattie demielinizzanti atipiche».
Gli anticorpi sono particolari proteine prodotte dal nostro sistema immunitario: dovrebbero combattere virus e batteri esterni e invece, con precisione quasi chirurgica, possono andare a colpire proteine del nostro stesso organismo (auto-anticorpi). Se il bersaglio degli autoanticorpi è localizzato sulla mielina, questi possono rappresentare una via patogenetica nelle malattie demielinizzanti. Per questo, quando si riesce a identificare adeguatamente e caratterizzare nel suo funzionamento il singolo anticorpo, è possibile scoprire un marcatore che consente di selezionare terapie adeguate, o addirittura ideare e produrne di nuove, e, alla fine del percorso, cambiare la vita di un a persona.
Per le persone: la ricerca cambia la vita
«Ho sempre in mente – racconta il dottor Gastaldi - una giovane donna, una delle prime pazienti che ho visto appena laureato: aveva una malattia demielinizzante di cui non si capiva la reale diagnosi. Quando ho dovuto lasciarla andare via confermando che non c’erano risposte della scienza per il suo caso, ho provato anche io un’indimenticabile sensazione di sconfitta e frustrazione. Otto anni dopo, ho ricevuto nel mio attuale laboratorio, per un test di dosaggio anticorpale, il campione di quella stessa persona. Otto anni dopo era finalmente disponibile il test per nuovi autoanticorpi che consentirono di diagnosticare cosa avesse veramente. Una diagnosi che otto anni prima era impossibile. Lei ha perso otto anni nell’incertezza di una malattia di cui non si trovava l’esatta spiegazione scientifica, la ricerca li ha spesi per trovare una risposta per lei e per tutte le persone nella sua stessa condizione».
Come un cercatore di funghi
Per il dottor Gastaldi, appassionato di natura, boschi e passeggiate, la ricerca che serve, quella cui dedica la vita, è come quella di chi «va a cercare i funghi. Si parte andando a cercare nei posti e sulle piste indicate dai chi ha cercato funghi prima di noi e spesso si torna a casa senza avere trovato niente. Dobbiamo avere il coraggio, ascoltando quanto è stato fatto prima di noi, di provare a osservare il sottobosco da un’altra prospettiva, perché è così che si possono scovare cose non ancora viste. Io sono un medico, un clinico, vedo ogni giorno in ambulatorio persone con una malattia di tipo autoimmune, non sempre facile da identificare. Una delle priorità dei clinici è proprio quella di trovare per ogni persona la risposta giusta, quella che può cambiarle la vita. Oggi mi darebbe gioia proprio avere una maggiore capacità di prognosi, di fornire una previsione scientificamente solida su come potrà andare in futuro. Anche quando si riesce a fare una diagnosi precisa, tante malattie autoimmuni hanno ancora un decorso estremamente imprevedibile. Ancora troppi aspetti sfuggono alla nostra comprensione. Desidero dare il mio contributo, nei prossimi anni, per avere una conoscenza sufficientemente solida che consenta di dire a ogni persona non solo che “questa è la tua malattia”, ma anche che “nei prossimi dieci anni possiamo aspettarci che vada in questo modo e queste sono le armi che possiamo usare per affrontarla”. Il Premio che oggi mi viene assegnato è non solo un onore ma ancora di più uno straordinario stimolo per lavorare nei prossimi anni come ricercatore e come medico per poter dare prospettive di vita alle persone».
Un lavoro chiamato passione, un gioco di squadra
Un impegno che Matteo Gastaldi chiama “passione”. La stessa passione per cui, da anni, gioca a “in-line Hockey”, uno sport simile all’hockey su ghiaccio che si gioca usando i pattini in linea: «lo so, a 38 anni uno sportivo dovrebbe ritirarsi, ma in questo sport di nicchia si può ancora essere utili. La mia squadra, il Novi Hockey, gioca in serie C e per me lo sport praticato è sempre passione e insegnamento, esattamente come la ricerca e come la professione medica. Come in ogni squadra, come nel laboratorio di cui sono responsabile, come nell’ambulatorio medico in cui lavoro, viviamo per raggiungere obiettivi sempre nuovi insieme, a partire dalle persone che vengono da noi come pazienti e che fanno pienamente parte della nostra squadra».
In questa squadra ampia, una rilevanza importante ce l’ha anche AINI, Associazione Italiana di Neuroimmunologia, in cui lo stesso Gastaldi coordina un gruppo di ricerca sulla neurologia autoimmune: «è una comunità fenomenale – conclude lo stesso Gastaldi-. Qui ho trovato rapporti preziosi e molti dei percorsi interessanti che sono riuscito a intraprendere negli ultimi anni si sono realizzati proprio grazie alla comunità di questa associazione. Solo insieme si va lontano».
BIBLIOGRAFIA
Matteo Gastaldi sta attualmente lavorando a un progetto finanziato da FISM:“Anticorpi conformazionali contro proteine neurogliali di superficie in pazienti con sclerosi multipla: rivalutazione di vecchi target e identificazione di nuovi antigeni”
È autore di 80 pubblicazioni scientifiche, di cui 15 come primo autore, nel campo dei biomarcatori per la sclerosi multipla e patologie correlate.
In particolare:
1/ Gastaldi M, Franciotta D et al, Prognostic relevance of quantitative and longitudinal MOG antibody testing in patients with MOGAD: a multicentre retrospective study J Neurol Neurosurg Psychiatry 2023 Mar;94(3):201-210.
2/ Gastaldi M, Franciotta D et al, Cell-based assays for the detection of MOG antibodies: a comparative study.. J Neurol. 2020 Dec;267(12):3555-3564.
3/ Gastaldi M, Franciotta D. et al, Autoantibody Diagnostics in Neuroimmunology: Experience From the 2018 Italian Neuroimmunology Association External Quality Assessment Program Front Neurol. 2020 Jan 14;10:1385.
4/ Gastaldi M, Mariotto S, Giannoccaro MP, Iorio R, Zoccarato M, Nosadini M, Benedetti L, Casagrande S, Di Filippo M, Valeriani M, Ricci S, Bova S, Arbasino C, Mauri M, Versino M, Vigevano F, Papetti L, Romoli M, Lapucci C, Massa F, Sartori S, Zuliani L, Barilaro A, De Gaspari P, Spagni G, Evoli A, Liguori R, Ferrari S, Marchioni E, Giometto B, Massacesi L, Franciotta D. Subgroup comparison according to clinical phenotype and serostatus in autoimmune encephalitis: a multicenter retrospective study. Eur J Neurol. 2020 Apr;27(4):633-643.
5/ Gastaldi M, De Rosa A, Maestri M, Zardini E, Scaranzin S, Guida M, Borrelli P, Ferraro OE, Lampasona V, Furlan R, Irani SR, Waters P, Lang B, Vincent A, Marchioni E, Ricciardi R, Franciotta D. Acquired neuromyotonia in thymoma-associated myasthenia gravis: a clinical and serological study. Eur J Neurol. 2019 Jul;26(7):992-999.
La realizzazione di questo evento è stata resa possibile con la sponsorizzazione non condizionante dei MAIN SPONSOR: Alexion Pharma Italy, Biogen Italia, Bristol-Myers Squibb, Horizon Therapeutics Italy, Merck Serono, Novartis Farma, nonché di Sanofi.