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07/09/2015

Volontariato: come ci si impegna oggi in Italia?

Secondo l'ISTAT circa quasi 7 milioni di italiani si attivano per una buona causa. Perché vale la pena fare il volontario, e perché in AISM ognugno può trovare l'ambito più affine alle proprie motivazioni

Volontari

 

Per tutto il mese di settembre le Sezioni AISM organizzano incontri ad hoc per informare sulle attività che vengono svolte sul territorio, sensibilizzando sul valore di fare volontariato. Saranno gli stessi volontari a raccontare la propria esperienza all’interno dell’Associazione a chi è interessato. Cerca la Sezione più vicina, oppure se vuoi conoscerci meglio contattaci direttamente.

 

La voglia di volontariato fa parte di noi italiani, la disponibilità a impegnarci per una buona causa è scritta nel nostro DNA. Per dirlo con i numeri, 1 italiano su 8 svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità», per un totale di circa 6,63 milioni di persone (il 12,6% della popolazione). Di questi cittadini, 4,14 milioni svolgono la loro attività in un gruppo o in un’organizzazione (tasso di volontariato organizzato pari al 7,9%) e tre milioni si impegnano in maniera non organizzata (tasso di volontariato individuale pari al 5,8%). In un mese gli italiani dedicano al volontariato 126 milioni di ore.[1]

 

Interessanti anche le ultime rilevazioni secondo cui sono 48.219 i giovani in servizio civile nel 2015, cifra record da quando il servizio civile volontario è stato istituito nel 2005[2]. Certo, c’è una differenza tra volontariato puro e servizio civile volontario: ciascun giovane in servizio civile costa allo Stato 433,81 euro al mese, circa 5.400 euro l’anno ciascuno, per un totale di circa 259 milioni nel 2015. In ogni caso, che sia del tutto gratuito o che preveda un rimborso spese da parte dello Stato, il ‘volontariato civile’ ci piace, ci interessa, ci coinvolge.

 

Ma come, quanto e perché gli italiani sono ‘ingaggiati’ nell’impegno di volontariato? Proviamo ad arricchire la nostra fotografia di altri particolari e annotare alcuni spunti di riflessione che riguardano anche ‘il mondo AISM’.

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Per chi vale la pena fare volontariato
Se si domanda a un italiano quali sono le ‘buone cause’ che lo spingono a impegnarsi volontariamente in un’associazione, al primo posto troviamo oggi la violazione dei diritti, soprattutto i maltrattamenti verso i bambini (60,8%) e le donne (56%), ma anche la perdita del diritto al lavoro e il conseguente sostegno a chi è disoccupato o lavora in condizioni disagevoli (49,5%). Un’altra urgenza che spinge all’impegno è l’assistenza, il supporto alle ‘categorie di persone più fragili’, come gli anziani (58%), le persone con disabilità (55,6%) e quelle con una malattia cronica (40,4%). Uno spazio significativo, tra le cause che attraggono un impegno di volontariato, è riservato alla voglia di contribuire al sostegno della ricerca scientifica sulle malattie rare (50,7%) o su quelle più note e diffuse ma non ancora sconfitte (42,5%) [3].
Insomma, tra il desiderio di tutelare e affermare i diritti delle persone fragili, quello di dare risposte risposte ai bisogni di assistenza di chi si trova in difficoltà e l’importanza di sostenere la ricerca scientifica per sconfiggere le malattie dei nostri tempi c’è tutto lo spazio in cui sono impegnati anche i volontari che scelgono AISM.

 

Come sottolinea Marcella Mazzoli, Direttore Gestione Sviluppo Territoriale di AISM, «il punto di forza di un’Associazione come la nostra sta proprio nel suo essere impegnata a 360 gradi, su molti fronti diversi: da noi ogni persona che desideri cimentarsi in un impegno serio di volontariato può trovare l’ambito più affine alle sue motivazioni, inclinazioni e capacità. In AISM si può iniziare con un semplice coinvolgimento occasionale, nei punti di solidarietà legati alle Gardenie o alle Mele di AISM, e crescere in una partecipazione sempre più complessa, impegnandosi nel supporto quotidiano alle persone, nell’affermazione dei diritti di chi ha la SM, fino ad assumersi responsabilità costanti, come quelle di chi diventa Presidente di una Sezione o di un Coordinamento Regionale, consigliere provinciale o nazionale».

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Come ci si impegna
Mazzoli apre un altro confine che vale la pena osservare da vicino: non basta l’etichetta di ‘volontario’; come per ogni vino, conta il contenuto della bottiglia. Come ci si impegna dunque in un’Associazione, oggi, in Italia?

 

Il 30,4% di chi fa volontariato dichiara di impegnarsi a sensibilizzare gli altri, a partire dai familiari rispetto alla causa cui ha scelto di aderire; il 26,4% si impegna a cambiare i propri comportamenti quotidiani, il 16,7% sceglie di donare soldi in diversi modi. Per trovare chi sceglie di ‘donare tempo tutto l’anno tramite attività concrete’ bisogna scendere diverse posizioni di questa ideale ‘classifica’ e si arriva a una percentuale del 15,4%, mentre il 10,2% dona tempo occasionalmente (ad esempio durante le vacanze), il 10% si impegna con azioni di pressione sui decisori politici e il 3,4% sceglie di predisporre un lascito testamentario [4].

 

Per mettere a fuoco più da vicino quanto accade in AISM, Achille Foggetti, Consigliere Nazionale di AISM, spiega che «ci sono persone che amano definirsi volontari e altre che fanno veramente i volontari: ci piace sentirci volontari, è un abito che indossiamo volentieri, fino a quando questa scelta sta in una nicchia preziosa ma limitata della nostra vita e arricchisce anzitutto noi stessi di esperienze interessanti. Ma facciamo il vero salto di qualità solo quando il nostro volontariato diventa una responsabilità e un impegno costante nei confronti di altri. Per questo penso e propongo da qualche anno un salto di qualità anche nel volontariato in AISM: i primi autentici volontari dell’Associazione devono essere i suoi soci. Essere socio di un’Associazione come AISM non può esaurirsi nel dotarsi di una tessera annuale. D’altra parte impegnarsi come volontari, ogni giorno, senza diventare anche soci significa restare ancora un passo indietro rispetto a un pieno coinvolgimento, non solo nella vicinanza quotidiana alle persone con SM, ma anche per costruire la cultura dell’intera associazione, definirne le scelte, i piani strategici, i grandi obiettivi da realizzare in tutti i territori per costruire un mondo libero dalla sclerosi multipla».

 

Chi coinvolge il volontario?
Lo stesso Foggetti racconta che «ho conosciuto l’AISM per una mia passione personale. Ho sempre amato correre e nel 1992 facevo parte di un’associazione podistica che a Lecce organizzava una gara nazionale, i cui proventi andavano a favore di AISM. Il mio percorso è iniziato così, per un incontro nel comune denominatore della passione per la corsa, che condividevo con altri volontari della Sezione AISM di Lecce. Oggi però non c’è solo il passaparola degli incontri, magari occasionali, nel territorio: c’è Internet, ci sono i social media, ognuno può informarsi e scegliere in piena autonomia. Basta averne voglia».

 

Al di là del racconto personale – ognuno ha il proprio -  un quadro analogo si ripropone su ampia scala: oggi il 60% di chi fa volontariato sceglie in autonomia dove e come impegnarsi, mentre il 31,8% si fa consigliare da chi è già impegnato e il 24,7% si fa coinvolgere veramente da altri che sono già impegnati in un’Associazione[5]. Insomma, conta la libera scelta e conta il passaparola: se proponiamo a quattro nostri amici e conoscenti di impegnarsi in AISM, uno di loro ci dirà di sì. 

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Perché fare volontariato
Moltissimi hanno il desiderio di volontariato e di solidarietà nel profondo del cuore. Ma il volontario di oggi non è uno che prende il cuore in mano e fa qualsiasi cosa senza voler capire se è in grado di farlo e se il suo impegno produce risultati. Non a caso, alla domanda: "quali sono i criteri validi che la portano a scegliere di sostenere una causa", il 56,3% risponde che cerca progetti specifici che garantiscono risultati controllabili. Molto nutrito è anche il gruppo di chi si coinvolge in associazioni che si occupano di problemi che riguardano personalmente il volontario stesso e i suoi familiari (41,4% ) o la comunità locale in cui vive (38,7%) [6].

 

Anche in AISM, sin dall’inizio ma sempre di più negli ultimi anni, i primi protagonisti delle scelte e delle azioni sono le stesse persone con SM e i loro familiari. Maria Grazia Anzalone, da poco rieletta come Presidente della Sezione di Catania e componente del Consiglio Direttivo Nazionale di AISM, ricorda: «Ho iniziato il mio percorso in AISM con il servizio civile volontario nel 2005. Feci domanda per un progetto specifico di assistenza alle persone con SM perché informandomi mi ero accorta che AISM non era tanto l’Associazione che aiuta le persone con SM ma era l’Associazione ‘delle’ persone con SM: qui al centro di tutto c’è veramente la persona che vive con la sclerosi multipla; ogni scelta nasce nel confronto con chi è coinvolto nella SM, tanto è vero che per Statuto[7] almeno un terzo del Consiglio Direttivo Nazionale e di ogni Consiglio Direttivo Provinciale deve essere composto da persone con SM».

 

Chi è coinvolto nella SM, insomma, è il primo portavoce, il primo a prendersi impegni e responsabilità in AISM. È la forza di AISM, viene dalla sua storia ed è il cuore per costruire un futuro di libertà dalla malattia.

Come dice efficacemente un proverbio africano, che si può leggere su uno dei tanti affreschi che colorano il Muro di Berlino abbattuto: ci sono “molte piccole persone che in molti piccoli posti fanno piccole cose che possono cambiare la faccia della terra”. Sono i “normali supereroi” quelli che cambiano il mondo.

 

Giuseppe Gazzola

 

Note


[1] Fonte: “Le attività gratuite a favore di altri”, ISTAT 2014. Ricerca effettuata in collaborazione con CSVnet e Fondazione Volontariato e Partecipazione su un campione di circa 19 mila famiglie.

[2] Fonte: l’Unità, 4 luglio 2015, pag. 11

[3] Fonte: «Le buone cause e l’advocacy in Italia», Astra Ricerche 2015. Ricerca effettuata per CBM Italia Onlus in collaborazione con CINI (Coordinamento Italiani Network Internazionali) su un campione di 1574 italiani tra i 18 e i 65 anni.

[4] Fonte: «Le buone cause e l’advocacy in Italia», cit.

[5] Fonte: «Le buone cause e l’advocacy», cit.

[6] Fonte: «Le buone cause e l’advocacy», cit.

[7] Statuto AISM, art. 33; Regolamento AISM, art. 70.