Facendo seguito a quanto già indicato dal premier Conte in occasione degli Stati Generali della scorsa settimana, durante i quali ha palesato l’intenzione di intervenire sul fronte delle pensioni di invalidità impegnandosi in un incremento della soglia minima mensile, mercoledì 24 giugno la Corte Costituzionale ha emesso un comunicato stampa in cui definisce che ‘285,66 euro mensili, previsti dalla legge per le persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità, non sono sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita’.
Il verdetto è stato raggiunto dopo una camera di consiglio svolta per esaminare una questione di legittimità sollevata dalla Corte d'appello di Torino. La consulta ha stabilito pertanto l’inadeguatezza dell’attuale assegno per gli invalidi al 100%, che viola il diritto riconosciuto dall’art. 38 della Costituzione, il quale prevede che "ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale".
L’assegno dovrà essere aumentato a 516,46 euro mensili, senza attendere il raggiungimento del 60esimo anno di età previsto dalla legge, ma "dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano in particolare di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro".
La Corte ha precisato che la propria pronuncia non avrà effetto retroattivo e dovrà applicarsi soltanto per il futuro, a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale. Si spera quindi di poter passare presto ‘dalla teoria alla pratica’, dato che la necessità di adeguare le pensioni di invalidità civile, per renderle idonee a garantire il soddisfacimento dei bisogni primari, è quanto mai urgente.
AISM esprime apprezzamento rispetto a questa importante svolta che la sentenza segna in una discussione che dura ormai da tanto tempo e che riguarda il sostegno alle persone con disabilità; tuttavia sarà importante dare concretezza a questo risultato incardinandolo in una riforma più complessiva della normativa che definisce i criteri ed i percorsi di valutazione della disabilità e delle relative misure assistenziali.