«Il lavoro dei ricercatori persegue molto di più di uno scopo accademico: è traduzione di una speranza in realtà, aiuta tutti noi ad andare oltre noi».
Magari lo diamo per scontato, ma se la vita di tante persone con sclerosi multipla, oggi, è migliore di come potrebbe essere e di come era solo venticinque anni fa, è perché ci sono tanti ricercatori, in tutto il mondo, che dedicano la propria vita per capirne la causa e trovare il modo di curarla.
Gianvito Martino, ordinario di Biologia Applicata e prorettore alla ricerca e alla terza missione presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, nonché direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, è uno di questi ricercatori, tenaci, coerenti, innovatori: dal 1999 – anno in cui vinse il Premio Rita Levi Montalcini - a oggi, come dicono le dichiarazioni che abbiamo appena letto del Premio Claugus 2022, assegnatogli pochi giorni fa dalla Fondazione “For a better world”, ha contribuito, insieme ai ricercatori del suo team, a «fare la differenza in modo significativo e duraturo».
Il Premio, del valore di 250,000 dollari da destinare alla ricerca, è stato conferito al professor Martino per il suo impegno nella ricerca sulla sclerosi multipla, ricerca finalizzata a comprenderne i meccanismi che causano la malattia, cui consegue lo sviluppo di strumenti di cura innovativi come la terapia genica e l’impiego di cellule staminali neurali.
Un lungo percorso in cui abbiamo avuto un ruolo importante anche noi di AISM con la nostra Fondazione FISM: «AISM, la sua Fondazione, e le persone con sclerosi multipla che determinano le scelte dell’Associazione anche nel campo della ricerca - ricorda il professor Martino- sono al mio fianco da sempre, da quando ho iniziato, assieme a tanti altri colleghi sparsi in tutto il mondo, la sfida di capire i meccanismi che stanno alla base della SM per poi riuscire a sviluppare terapie avanzate per curarla. Da quando ho iniziato a fare ricerca, da sempre, l’Associazione con la sua Fondazione sono i miei compagni più fedeli. Abbiamo camminato insieme in tutti questi anni».
Per Gianvito Martino, come per AISM, «la grande sfida dei prossimi anni si giocherà nel campo dello sviluppo di nuovi trattamenti per le forme progressive. Continueremo a cercare terapie avanzate per dare una risposta alle persone con forme progressive di SM».
Come abbiamo da sempre capito in AISM, questa ricerca clinica trova il suo forte radicamento, la sua condizione di efficacia in quella che si chiama ricerca di base: «nel campo delle malattie neurologiche oggi – spiega ancora Martino – il problema dei problemi, la domanda delle domande, è capire come bloccare, per poi sconfiggere, il progressivo, ed ad oggi irreversibile, danneggiamento del tessuto nervoso che degenerando non è più in grado di rinnovarsi e di funzionare appieno. A ciò conseguono disabilità gravi che erodono la qualità della vita delle persone. La grande sfida dei prossimi anni sarà quella di capire come fermare la degenerazione del sistema nervoso e come aiutarlo concretamente a rigenerarsi, come fare in modo che le cellule nervose possano sopravvivere, sia attraverso un loro autorinnovamento sia attraverso la loro sostituzione».
A questo ambizioso e fondamentale obiettivo mirano, tra gli altri, i progetti condotti dallo stesso Gianvito Martino sulle cellule staminali neurali, che AISM con la sua Fondazione supporta da diversi anni, come anche il progetto Brave in MS, supportato dalla Progressive MS Alliance, l’alleanza internazionale fondata da AISM con le principali associazioni al mondo, e finalizzato all’identificazione di nuove molecole con proprietà neuroprotettive per future terapie.