La diffusione Covid-19 in Italia e nel mondo non permette di abbassare la guardia soprattutto a tutela delle persone fragili, tra cui le persone con sclerosi multipla.
Nei mesi scorsi abbiamo più volte affrontato il tema delle vaccinazioni anti SARS-CoV2 e delle possibili ulteriori azioni terapeutiche per limitare il contagio e lo sviluppo di forme gravi di malattia, come si legge nelle Raccomandazioni redatte da AISM e SIN a partire dal 2020 e più volte aggiornate.
Lo scorso febbraio 2022 AIFA ha approvato l’utilizzo degli anticorpi monoclonali tixagevimab e cilgavimab (AZD7442) - chiamato anche Evusheld - come profilassi per il Covid-19 in persone immunocompromesse con più di 12 anni. Inizialmente uno dei requisiti per ricevere la terapia era la sieronegatività, ovvero la persona non doveva presentare anticorpi specifici al SARS-CoV2.
Una nuova recente determina di AIFA ha ampliato la possibilità di prescrizione e trattamento con la combinazione tixagevimab/cilgavimab delle categorie di rischio già identificate, che da oggi non hanno più necessità di effettuare la sierologia per anticorpi anti-SARS-CoV-2 al fine di accedere alla terapia.
Questo significa che una persona con sistema immunitario compromesso oggi può ricevere il trattamento anche se presenta gli anticorpi anti SARS-CoV-2.
Quali categorie di persone hanno diritto a questa terapia? Come AIFA aveva già stabilito, posso assumere Evusheld le persone che hanno assunto nell’ultimo anno: “terapie che comportano deplezione dei linfociti B (per la cura di Linfoma Non Hodgkin, Leucemia linfatica cronica, Artrite reumatoide, Diverse forma di vasculiti, Lupus eritematoso sistemico, Pemfigo volgare o Sclerosi multipla recidivante/recidivante remittente)”.
Il dott. Claudio Gasperini – neurologo dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma e coordinatore del Gruppo di Studio SM della Società Italiana di Neurologia - commenta ulteriomente: «possono utilizzare questo farmaco i pazienti [con sclerosi multipla ndr] che pur avendo fatto la vaccinazione possono avere sviluppato un basso livello di anticorpi, e che stanno assumendo terapie immunosoppressive molto potenti, in particolare ANTI CD20, poiché non è ancora noto qual è la soglia di anticorpi che protegge i nostri pazienti. Per tutti questi il consiglio è di consultare il proprio neurologo e insieme valutare di assumere la terapia di profilassi, che proteggerebbe dal rischio infettivo e soprattutto dal rischio di avere una patologia (Covid-19) severa».
Per chi rientra nella categoria indicata sopra, il consiglio dunque è di contattare il proprio neurologo curante per valutare la situazione e le possibili azioni a protezione dal virus.