La difficoltà a deglutire cibi o bevande tocca il 30% delle persone con SM ed è legata a disabilità, durata e decorso della malattia. Su SM Italia 3/2015 l'approfondimento su questo sintomo
La rubrica 'Non sapevo fosse SM', pubblicata su SM Italia, descrive alcuni sintomi rari della sclerosi multipla, illustrandone gli aspetti principali, sintomatologia, possibili terapie. Il testo è a cura di Claudio Solaro, neurologo presso il Dipartimento di Neurologia Asl 3 Genovese, che svolge sia attività clinica nell’ambito del reparto, sia attività di ricerca.
Nel terzo numero della rivista ci occupiamo della disfagia, ovvero della difficoltà a deglutire i cibi.
Cos’è: il termine disfagia definisce la difficoltà a deglutire, e può riguardare i cibi solidi, in genere da impedimento meccanico (malattie della gola o dell’esofago) e quelli liquidi – la cosiddetta disfagia paradossa o neurogena tipica delle malattie a carico del sistema nervoso. La deglutizione è una sequenza coordinata di contrazioni motorie, in parte automatiche e in parte volontarie, che consente il passaggio del cibo dalla bocca allo stomaco. Si distinguono una fase orale, una laringea e una esofago-gastrica. La corretta sequenza dell’attivazione muscolare consente al bolo di procedere verso lo stomaco con la chiusura della glottide che impedisce al cibo di cadere nelle vie aeree (polmoni).
Incidenza: la disfagia è relativamente frequente nelle patologie neurologiche; nella SM si stima una prevalenza del 30% ed è correlata alla disabilità, alla durata e al decorso di malattia (più frequente nelle forme progressive) anche se è stata riscontrata anche in persone con bassa disabilità. Il suo precoce riscontro, anche in persone che non riferiscano il sintomo, è quindi di primaria importanza per evitare la comparsa di complicanze.
Sintomatologia: la disfagia nella SM ha un grande impatto perché compromette la qualità della vita e aumenta il rischio di polmoniti e malnutrizione. Per facilitare l’individuazione della disfagia al momento della visita neurologica è stato recentemente proposto un questionario in 10 domande (DYMUS); i soggetti che presentano un questionario positivo devono essere inviati alla valutazione dello specialista foniatra.
Ricerca e terapia: Gli esami strumentali per valutare la disfagia sono la fibroscopia e la videofluoroscopia. La prima si esegue introducendo un fibroscopio (che ha la dimensione di un tubicino) nelle cavità nasali, questo consente di vedere la deglutizione dall’alto, non è doloroso, presenta il vantaggio di essere di facile esecuzione (da personale esperto), di poter vedere la deglutizione di cibi di differente consistenza usati durante l’esame, ma presenta il limite di poter studiare solo la fase orale e faringea della deglutizione, quindi mancano informazioni sicure sul rischio di aspirazione (cibo nelle vie aeree). Nei casi in cui vi sia il sospetto di aspirazione, il soggetto è sottoposto a fluoroscopia, un esame radiologico, eseguito in pochi centri e che, anche per tale motivo, si utilizza solo in casi particolari. Non vi sono di fatto farmaci che migliorano la deglutizione.