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23/12/2020

Vaccini Covid-19 e sclerosi multipla

 

A breve la Società Italiana di Neurologia e la Associazione Italiana Sclerosi Multipla pubblicheranno un aggiornamento delle Raccomandazioni sul Covid-19 per le persone con SM già in precedenza pubblicate su questo sito. Al recente Convegno Giovani dell'Associazione sono già arrivate molte domande sul tema dei vaccini, e stanno arrivando anche al Numero Verde AISM in questi giorni in cui vengono approvati i primi vaccini per il Covid-19. Durante il convegno organizzato da AISM molte risposte sono state date dai relatori affermando che bisogna avere pazienza in queste settimane, anche se arrivano le prime vaccinazioni per gli operatori sanitari e le persone delle residenze assistite

 

Tanti vaccini, non solo uno

La prima considerazione da fare è che «non c’è un solo vaccino, come sappiamo bene tutti; al momento ci sono quasi 300 vaccini in sperimentazione», spiega il Prof. Marco Salvetti (Università Sapienza, Ospedale S. Andrea, Roma). Dunque: nessuna risposta su efficacia e sicurezza della vaccinazione contro Covid-19 può essere univoca, bisognerà vedere la composizione di ciascun vaccino e anche sapere se le persone con immunodepressione saranno state incluse tra i volontari che hanno partecipato alle fasi registrative. Anzi, per quel che sappiamo al momento, aggiunge Lucia Moiola (Centro SM Ospedale San Raffaele, Università Vita e Salute, Milano) «le persone con immunodepressione non sono state incluse negli studi sperimentali per l’approvazione dei vaccini anti Covid».

 

Una cosa, però, la sappiamo: dato che il SARS-CoV-2 era un virus del tutto sconosciuto sino a qualche mese fa all’uomo, anche la conoscenza del tipo di risposta immunitaria che l’uomo produce è, come dicono gli inglesi, “work in progress”: stiamo imparando a conoscerla, ma non abbiamo certezze assolutamente solide. Per questo le sperimentazioni dei vaccini hanno seguito diverse strategie.

 

«Alcune sperimentazioni, in particolare, utilizzano l’mRNA (acido ribo nucleico messaggero) e altre utilizzando il DNA – continua Moiola -. Altre sperimentazioni utilizzano una strada simile a quella più usata per i vaccini antinfluenzali: in laboratorio si  sintetizzano proteine o frammenti di proteine del virus; poi le si inietta nell’organismo combinate con sostanze che esaltano la risposta immunitaria, per indurre la risposta la risposta anticorpale». Dei quasi 300 vaccini in studio in tutto il mondo – sintetizza Salvetti  - «ce ne sono 6 in fase IIb o III, quelle più vicine alla possibilità di chiedere l’autorizzazione all’immissione in commercio. 2 usano mRNA, 2 usano vettori virali geneticamente modificati e 2 usano il virus inattivato, come accade nei vaccini antinfluenzali».

 

Quello che sapevamo su vaccini e sclerosi multipla, prima del Covid-19

«Quello che sappiamo dall’esperienza clinica e scientifica – spiega Salvetti – è che per le persone con SM i vaccini sono generalmente sicuri. Cautela va esercitata con i vaccini vivi attenuati. La buona notizia, per il futuro, è che su tutti vaccini in studio per contrastare il Covid-19 solo 11 stanno sperimentando l’uso del virus vivo attenuato. Dunque è prevedibile che i vaccini saranno in larga maggioranza sicuri anche per le persone con SM».

 

Vaccini Covid e SM, tra passato e futuro: due cautele e un messaggio per le persone con SM

Attenzione alla strategia di sviluppo del vaccino e pazienza

La prima cautela da tenere presente, nel consigliare alle persone con SM di accedere ai nuovi vaccini in arrivo, è legata al  meccanismo di azione dei diversi vaccini: «sinora, nella storia dell’umanità non esiste alcun tipo di vaccino a mRNA – spiega Lucia Moiola – e i primi vaccini a entrare in uso avranno questo tipo di composizione. Questi tipi di vaccini innovativi potranno certamente dimostrarsi sicuri ed efficaci, ma non abbiamo precedenti conoscenze scientifiche sul loro effetto reale in ampie fasce di popolazione e nemmeno su popolazioni specifiche». Sarà dunque importante, aggiunge Matarese «potere analizzare i dati completi delle diverse fasi registrative dei vaccini che verranno autorizzati, al momento non ancora pubblicati». In particolare, approfondisce Salvetti, «bisognerà verificare se nei trial registrativi ci sono dati su pazienti che utilizzano terapie di tipo immunosoppressivo e più in generale sui pazienti con maggiori fattori di rischio per COVID-19 legati a età e disabilità avanzata, con presenza di comorbidità. In teoria queste sarebbero le persone che andrebbero vaccinate con maggiore urgenza, in pratica bisognerà avere il tempo di capire cosa fanno i vaccini per queste categorie di persone».

 

Come aveva scritto poco tempo fa la rivista Jama Network: «Nonostante la velocità senza precedenti e i primi risultati incoraggianti ottenuti nella sperimentazione mRNA-1273, un candidato all'RNA messaggero (mRNA) sviluppato dalla società biotecnologica Moderna e Istituto Nazionale di Allergia e Malattie Infettive (NIAID) e quelli della sperimentazione su BNT162b2 altro candidato Mrna di BioNTech e Pfizer, entrati entrambi nelle sperimentazioni di fase 3, che insieme arruoleranno circa 60.000 volontari», dobbiamo ricordare che «i vaccini a mRNA sono clinicamente non provati. Nessun vaccino disponibile in commercio utilizza questo tipo di piattaforma e, fino ad ora, non è stato testato in sperimentazioni umane su larga scala. Con COVID-19, è tutto pronto per cambiare. Gli esperti hanno affermato nelle interviste che se la tecnologia dovesse avere successo, la pandemia potrebbe aiutare a inaugurare un nuovo approccio “plug- and-play” alla vaccinologia».

 

Dunque, conclude Moiola, «per poter pensare a un vaccino per Covid-19 per le persone con sclerosi multipla bisognerà avere un ancora po’ di pazienza. Per quello che sappiamo oggi, dobbiamo aspettare alcuni mesi per essere pronti. Da una parte, i due vaccini in arrivo, quelli sviluppati da da Pfizer e BioNTech, autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farnaco e da AIFA, e quello sviluppato da Moderna, di cui si attende a breve l’autorizzazione,  sono entrambi a base mRNA: dovremo capire che tipo di sicurezza abbiano in particolare nelle persone immunosoppresse. Ci aspettiamo che siano sicuri. Per gli altri vaccini in fase avanzata, quello sviluppato dall’Università di Oxford e dalla sua società spin-out, Vaccitech, in collaborazione con l’italiana Irbm , e quello sviluppato dall’azienda Johnson- Cilag, che usano meccanismi già sperimentati in vari vaccini attualmente disponibili, utilizzati anche dalle persone con SM, dovremo comunque aspettare il termine della sperimentazione per valutare la sua efficacia».

 

Il Professor Giuseppe Matarese (Università degli studi di Napoli Federico II), al riguardo, aggiunge un tassello importante: «Per le malattie immunitarie, come la SM, secondo i dati che si stanno raccogliendo, non sembra ci sia una maggiore suscettibilità al virus né un maggiore tasso di mortalità rispetto alla popolazione generale. Anzi, secondo un’ipotesi scientifica, da verificare con studi che chiedono ampi numeri e un certo tempo, potremmo persino scoprire che le persone trattate con immunomodulanti possono evitare di sviluppare una forte reazione infiammatoria verso le infezioni virali, proprio perché il funzionamento del loro sistema immunitario è modulato. E quello che stiamo vedendo è che le forme di Covid.19 con evoluzione più grave dipendono spesso da una reazione abnorme del sistema immunitario all’agente infettivo».

 

Il vaccino è un’impresa di successo, ma attenzione alla velocità di sviluppo dei vaccini Covid

In generale, poi, ricorda Salvetti, la «storia dell’umanità ci dice che il vaccino è stato una delle imprese di maggior successo dell’umanità anche a livello socio-sanitario. Pensiamo al vaccino per il vaiolo: prima che questa malattia fosse eradicata nel 1980, nel ventesimo secolo erano morte di vaiolo 300 milioni di persone. Dunque: i vaccini possono salvare la vita di un numero grandissimo di persone». Nello stesso tempo – evidenzia Matarese - «ricordiamo che, sinora, per arrivare a un vaccino ci si mettevano 10-15 anni; ora stiamo arrivando a vaccini anti Covid in meno di un anno: anche per questo sarà importante darsi il tempo di valutare i dati specifici ottenuti».

 

Nel frattempo? Vaccini antinfluenzali e prevenzione

Mentre la ricerca prosegue e iniziano le prime vaccinazioni per operatori sanitari e ospiti delle RSA, per le persone con sclerosi mutipla aggiunge Moiola «è fortemente consigliata la vaccinazione anti-influenzale, ora disponibile in tutta Italia. Evita di confondere eventuali sintomi influenzali con sintomi Covid-19 e ‘aiuta’, nel caso si contragga il Covid-19, a evitare rischi di contrarlo in forma grave. Chi sviluppa l’influenza, infatti, si ritrova ad avere una certa espressione di recettori virali sul polmone che possono rendere più serio l’impatto del Covid».

 

Salvetti, su questo specifico aspetto, aggiunge: «oltre quello che ci dicono il buon senso e l’esperienza, alcuni scienziati, con una pubblicazione su Nature Medicine dello scorso agosto, hanno effettuato misurazioni e studi secondo cui il tracciamento dei casi Covid-19, la quarantena, l’igiene delle mani, il distanziamento sociale sono certamente in grado di ridurre significativamente la diffusione del virus. Un’altra pubblicazione interessante del New England Journal of Medicine, evidenzia come l’uso di mascherine, in attesa del vaccino, abbia un effetto significativo di protezione dal rischio di contrarre il Covid, paragonabile alla “variolizzazione” un metodo di protezione dal vaiolo, adoperato prima che fosse scoperto il vaccino, consistente nell'inoculare, nel soggetto da immunizzare, del materiale prelevato da pazienti ammalati in forma non grave».

 

Insomma, intanto che aspettiamo, abbiamo comunque, con i nostri comportamenti, la possibilità di prevenire il rischio di contrarre il Covid.