Carrozzine non ammesse, difficoltà per i pendolari, barriere nelle stazioni. Nell'inchiesta di SM Italia 3/2015 le difficoltà per le persone con disabilità che si spostano in treno
Elisa ha 22 anni e per fare i 50 chilometri che la separano dalla città in cui studia, Bologna, è stata costretta a viaggiare come ‘clandestina’ a bordo di un treno regionale, incastrata con la sua sedia a rotelle in un vagone non attrezzato per accogliere persone a ridotta mobilità. In più, racconta: «Devo sempre comunicare che treno vorrei prendere e aspettare l’autorizzazione. Una pratica complessa, che mi limita nell’autonomia». Che non sempre arriva, anche perché la stazione del suo paese, San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, non è attrezzata per il trasporto dei disabili. Così Elisa per raggiungere l’università spesso prova, con l’aiuto della madre, a salire sul treno, senza sapere se avrà l’accesso a raso (le porte all’altezza del marciapiede) e la pedana estraibile o se sarà costretta ad aspettare quello successivo. Ci sono voluti un anno di richieste, una segnalazione che ha fatto il giro della stampa e l’intervento del governo perché Elisa riuscisse finalmente a prendere il treno da sola. Come? Grazie a un accordo tra Comune, Rfi, Tper (l’azienda di trasporti dell’Emilia-Romagna) e la Sala Blu della stazione di Bologna.
Chiara, giovane disabile, da quattro anni, racconta le sue disavventure quotidiane su un canale Youtube che conta più di 2.500 iscritti. Una su tutte? «Dovevo andare da Bologna a Lodi ma il carrello elevatore a Lodi è rotto quindi la Sala Blu non mi ha permesso di prenotare la discesa e mi ha detto di scendere a Milano – scrive Chiara – ma io a Milano non ho niente da fare e nessuno ad aspettarmi». L’escamotage allora è prenotare la tratta Bologna-Milano, pagando di più, e poi chiedere al controllore se la può aiutare a scendere a Lodi. La prima volta fila tutto liscio, il capotreno la aiuta, ma le successive no. Le dicono che non può prenotare in quel modo, che non è compito del controllore aiutarla e le fanno firmare una ‘liberatoria’ per evitare conseguenze nel caso in cui si faccia male in una stazione senza assistenza.
Per festeggiare i 18 anni del figlio Simone, Valentina e il marito hanno deciso di portarlo – insieme alla sorellina di 7 anni – a Disneyland Parigi. Optano per Thello, il notturno che collega Milano alla capitale francese. Ma subito si presenta il problema di caricare la sedia a rotelle elettrica di Simone. Su Thello possono salire solo quelle manuali e i bagni non sono attrezzati. Alla famiglia viene consigliato di viaggiare di giorno. Un viaggio che farebbe perdere 2 giorni di vacanza e sarebbe troppo stancante per Simone.
Viaggiare quando si ha una disabilità può essere una cosa molto complicata. SM Italia 3/2015 dedica a questo tema l'inchiesta del numero, che puoi leggere online o scaricare in formato pdf dal link qui sotto. Buona lettura!