2.000 partecipanti a Firenze in rappresentanza di associazioni, società civile e istituzioni. Il Presidente del Consiglio Renzi ha detto: «Le persone con disabilità devono essere messe in condizione di avere i propri diritti di cittadinanza, come tutti». Per passare dalla visione alla realtà è necessario un cambio di passo
La quinta Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità si è conclusa da poco, ed è possibile tracciare i primi bilanci. Partiamo dai numeri: 2 mila partecipanti ai lavori, 350 volontari, due sessioni plenarie, otto gruppi di lavoro, otto workshop, due tavole rotonde compongono l’immagine di un evento realizzato grazie a una vera polifonia di voci in rappresentanza delle associazioni, della società civile e delle istituzioni.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, arrivato il sabato, di prima mattina, per incontrare in modo informale i partecipanti, ha tracciato ‘a braccio’ una sintesi che vale la pena raccogliere: «Il mondo delle persone con disabilità ha una grande importanza per il Governo ed è un pilastro della vita democratica. Si tratta di concittadini che affrontano difficoltà doppie nella vita quotidiana e che devono essere non solo accompagnati e aiutati, ma messi in condizione di avere i propri diritti di cittadinanza, come tutti. Siamo e vogliamo essere compagni di strada».
Due i segnali che si colgono in filigrana, non solo nel breve commento del Presidente del Consiglio, ma più ampiamente nei molti interventi proposti nei due giorni di confronto. Anzitutto, è evidente il bisogno di risorse e servizi, per accompagnare concretamente le persone con disabilità verso una vera inclusione: «Per dare le risposte che servono – ha ricordato ancora Renzi – il Governo stabilizzato il Fondo per la non autosufficienza e, anzi, pensiamo di aumentarlo ancora un po’ con la prossima Legge di Stabilità; abbiamo introdotto la Legge sul Dopo di Noi e la Legge sul Terzo Settore, con l’impegno a definire i decreti applicativi di questa legge insieme all’associazionismo».
A sua volta, il ministro del Lavoro e Politiche Sociali, Giuliano Poletti, concludendo la Conferenza ha aggiunto: «C’è sempre modo di fare meglio quello che facciamo bene. È ora necessario intervenire sul tema lavoro, della scuola e della vita indipendente, su cui dobbiamo essere capaci di cogliere le sollecitazioni».
Ma c’è un secondo messaggio emerso dai due giorni di Firenze: sta cambiando la visione che la politica ha del mondo delle persone con disabilità. Non si tratta di pesi, di ‘poverini’ da risarcire con qualche denaro per le loro fragilità, ma di persone, appunto. Cittadini che devono essere messi in condizione di avere i propri diritti.
L’affermazione dei diritti, imperativo inderogabile per una autentica politica inclusiva, è la grande lezione che si sta diffondendo grazie alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, giunta al suo decimo anniversario. Prima di tutto, si tratta di realizzare diritti che consentano a ciascuno di vivere la propria vita. Tutto cambia, se si parte e si arriva ai diritti. E bisogna farlo insieme, come vuole lo slogan scelto dallo stesso Governo per la sua campagna di sensibilizzazione sull’evento di Firenze: «Uniti. Diritti. Alla meta».
Nella via che porta ai diritti, certamente, continuano a verificarsi fatiche e lentezze. Ad agosto, per fare un passo indietro, il comitato ONU sui Diritti delle Persone con disabilità (Committee on the Rights of Persons with Disabilities), ha concluso l'esame del report italiano sull'attuazione della Convenzione Onu. E ha espresso numerose osservazioni e rilievi sulla distanza che esiste ancora in Italia rispetto agli obiettivi indicati dalla Convenzione, a cominciare dall'enorme disparità di accesso ai servizi fra un territorio e l'altro.
Al riguardo, Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana Superamento Handicap (FISH), della quale AISM è fondatore, membro attivo e autorevole, ha evidenziato che «di 127 azioni previste dal Governo nello scorso Biennio per attuare in Italia la Convenzione ONU, ne sono state attuate al massimo una decina. Ora è stato presentato e discusso il “II Programma di azione”: deve diventare un piano concreto, non solo un elenco di desideri. È necessario un cambio di passo, di relazioni, di governance».
Passare dalle visioni alla realtà è sempre impegnativo, in Italia, dove la vita di tante persone continua a scontrarsi con diritti scritti sulla carta ma non troppo realizzati nella concretezza. Per questo i due giorni sono stati caratterizzati da un confronto ampio sui diversi temi del nuovo Programma di azione biennale con cui si intende tradurre la “Carta ONU dei diritti” in politiche reali. Però, qualcosa migliora, anche grazie al contributo di tante associazioni come AISM che scelgono di partecipare, di impegnarsi, confrontarsi, portando con serietà proposte per nuove e più efficaci politiche sociali e sanitarie. Il Presidente FISM, Mario Battaglia, concludendo la sua relazione sul diritto alla salute, davanti all’intera assemblea, lo ha detto chiaramente: «le associazioni ci sono e sono pronte a fare la loro parte per cambiare la realtà di questo Paese».
E il Ministro Poletti, nel suo intervento conclusivo, ha riconosciuto l’importanza e il ruolo delle Associazioni per migliorare la realtà delle politiche sociali e sanitarie: «Io credo che la cosa importante della discussione di questi due giorni sia stata la grande partecipazione delle persone con disabilità e delle associazioni, uniti dalla volontà di fare insieme. Noi del Governo continueremo a lavorare con l’Osservatorio Nazionale, proprio perché lavorando insieme si costruiscono idee e proposte, mentre insieme si fa un monitoraggio, cioè si controlla ciò che sta effettivamente accadendo».
Testo di Giuseppe Gazzola