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17/11/2011

Il ruolo dell’emodinamica nelle malattie neurologiche

 

Si è svolto a Bologna l'appuntamento annuale della (SINSEC) Società Italiana di Neurosonologia ed Emodinamica Cerebrale. Una sessione era dedicata alla CCSVI. Ce ne parla il dottor Massimo Del Sette

 

Si è svolto dal 10 al 12 novembre 2011 a Bologna il VI Congresso della SINSEC, Società Italiana di NeuroSonologia ed Emodinamica Cerebrale. I neurosonologi, come abbiamo imparato a conoscere, sono gli esperti che effettuano gli esami ecocolor Doppler sulle possibili correlazioni tra CCSVI e sclerosi multipla. Una sessione del Congresso SINSEC era dedicata appunto al tema "Update dalla CCSVI". Ecco al riguardo le dichiarazioni del dottor Massimo Del Sette, Presidente della SINSEC. Del Sette è anche uno dei tre esperti centrali che stanno leggendo in cieco gli esiti degli esami eseguiti dai circa 30 sonologi formati e certificati per l’esecuzione dello studio CoSMo.

 

«Ë stato un Congresso estremamente positivo, soprattutto per l’immagine globale del valore che l’emodinamica generale sta assumendo nella ricerca scientifica, in particolare sulle malattie neurologiche, neurodegenerative e neuroinfiammatorie», afferma Del Sette.

 

Quali studi sulla correlazione CCSVI e SM sono stati presentati?
«Personalmente ho presentato il disegno dello studio CoSMo nei suoi tratti specifici. Il Dottor Malferrari, un altro dei lettori centrali dello studio, che opera a Reggio Emilia, ha presentato alcune considerazioni sulle criticità della diagnosi di CCSVI. Poi sono state presentate tre esperienze italiane. Il dottor Claudio Baracchini e il gruppo di Padova, hanno presentato i dati dei propri studi, di recente esposti con un Poster al Congresso ECTRIMS. Ë stata presentata anche l’esperienza del Gruppo Napoli, in particolare del dottor Marcello Mancini, con uno studio sul tempo di transito del flusso venoso cerebrale nella SM. Infine abbiamo ascoltato il dottor Matteo Stefanini di Roma, con dati su uno studio di tipo venografico- radiologico».

 

Oltre alle indagini sul flusso venoso effettuate con doppler e con venografia lo studio del dottor Mancini, in particolare, introduce un ulteriore metodo di indagine?
«Per il suo studio, Mancini ha iniettato un mezzo di contrasto nel sistema circolatorio e misurato quanto tempo ci impiega a passare nella circolazione sanguigna delle persone con SM e nei controlli sani. Viene cioè registrato il passaggio del mezzo di contrasto nelle arterie e poi nelle vene, e il tempo che impiega si chiama tempo di transito cerebrale. I dati raccolti e analizzati verranno pubblicati a breve sulla rivista Radiology. In base a questi dati sembrerebbe esserci un aumentato tempo di transito nei soggetti con SM. L’ipotesi di lettura avanzata da Mancini è che si tratti di un problema della micro circolazione cerebrale, probabilmente legata all’infiammazione o ai problemi presenti all’interno dell’encefalo delle persone affette da SM. È un epifenomeno di un processo infiammatorio. In questo senso lo studio iniziale di Mancini potrebbe da un lato focalizzare meglio le ricerche sul settore delle alterazioni dell’emodinamica cerebrale delle persone con patologie infiammatorie come la SM, ma anche aprire la via per identificare un eventuale target di interventi terapeutici di tipo medico, non certo di tipo chirurgico o endovascolare. Nell’ipotesi, al momento puramente teorica, si tratterebbe di terapie che oltre a contrastare il processo infiammatorio e a intervenire sul meccanismo di immunità all’epigenesi della malattia, possano anche coinvolgere la micro circolazione cerebrale. Queste, va ribadito, sono solo ipotesi di partenza, al momento non esistono nomi di cellule o sostanze che possano essere utilizzate in questo senso».

 

Al di là dei singoli studi, al Congresso SINSEC è emerso un quadro generale sul possibile rapporto tra CCSVI e SM?
«Quello che emerge nel complesso è che il concetto stesso di CCSVI è messo fortemente in crisi dagli studi che si sono accumulati in questi ultimi due anni».

 

Cosa significa che il concetto di CCSVI è messo in crisi?
«Vuol dire che secondo la comunità scientifica neurosonologica italiana e internazionale è difficile che i criteri utilizzati originariamente dalla descrizione del dottor Zamboni rappresentino realmente e codifichino un’entità nosografica, cioè una malattia facilmente identificabile. Quindi il concetto di CCSVI come malattia sembra oggi per la comunità scientifica un concetto fortemente criticabile, sia dal punto di vista delle evidenze di tipo radiologico come per quelle di tipo neurosonologico. Molti dei criteri utilizzati devono ancora essere validati, sono stati definiti a priori dal dottor Zamboni senza che poi venissero verificati verso indagini più gold standard».

 

Questo significherebbe un necessario mutamento del quadro di riferimento per gli studi in corso su SM e CCSVI?
«Il ridimensionamento, da parte della comunità sonologica, del significato e del valore dei criteri utilizzati per la diagnosi di CCSVI va di pari passo con l’apertura di un nuovo interesse verso l’emodinamica globale, in particolare rispetto a malattie neurologiche, neuro degenerative e neuro infiammatorie. Quindi studiare meglio l’intera emodinamica e andare a sviluppare e validare parametri e tecniche avanzate per la diagnosi di potenziali alterazioni dell'emodinamica venosa cerebrale, potrebbe voler dire in futuro anche mettere a punto trattamenti di tipo medico e farmacologico che vadano a intervenire oltre che sui fattori già noti anche sul flusso venoso. In questo quadro lo studio CoSMo ha un indubitabile punto di forza. L’interesse dello studio AISM-FISM, infatti, è che non si limita a capire se la CCSVI incide nella SM oppure no, ma va oltre i criteri indicati dal dottor Zamboni e il dato anatomico delle vene, studia anche altri parametri e va a valutare il ruolo dell’intera emodinamica venosa nelle patologie neurologiche. Tra l’altro proprio il Congresso SINSEC, con l’ampia partecipazione di giovani medici e ricercatori, ha certificato una forte rinascita dell’interesse scientifico per lo studio dell’emodinamica: questa è un’eredità importante che resterà alla ricerca del futuro e alle persone stesse con malattie neurologiche, qualsiasi siano gli esiti degli studi su SM e CCSVI. Nel frattempo ciò che la comunità neurosonologica si sente di raccomandare alle persone è di evitare qualsiasi ricorso a interventi chirurgici per modificare il flusso venoso».