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04/12/2024

Risonanza magnetica e persone con sclerosi multipla

Con la professoressa Matilde Inglese riprendiamo alcuni messaggi del recente Congresso ECTRIMS sull'utilizzo clinico della risonanza magnetica

Quali i principali usi clinici della risonanza magnetica, oggi?

Se ne è parlato di recente al Congresso ECTRIMS 2024, nella sessione che la professoressa Matilde Inglese, responsabile del Centro Sclerosi Multipla presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, professoressa di Neurologia dell’Università di Genova, ha moderato insieme al professor Frederick Barkhof.  Riprendiamo  con la Professoressa le principali riflessioni emerse.

 

Professoressa Inglese, quali i principali temi affrontati a ECTRIMS su questo tema?
Oltre a ribadire l’importanza della risonanza magnetica (RM) come biomarcatore di diagnosi precoce nella revisione dei criteri diagnostici si è parlato dell’utilità della risonanza nel quantificare l’infiammazione classica con l’uso del mezzo di contrasto chiamato gadolinio la cui captazione aumenta quando c’è un’infiammazione in atto (ondate di cellule infiammatorie che dal sangue raggiungono il cervello). La RM ci permette anche di quantificare l’infiammazione compartimentalizzata andando a rilevare le lesioni con l’orletto ipointenso: sono le lesioni più frequenti nelle forme progressive di SM in cui l’infiammazione cambia natura ed è orchestrata dalle cellule microgliali che sono residenti nel cervello.


Che valore ha la risonanza magnetica nel monitorare l’efficacia di una terapia?
Un altro punto di forza della RM è che ci permette di valutare la risposta ad un determinato trattamento farmacologico in maniera più sensibile della clinica. L’elemento più precoce di mancata risposta al trattamento è la comparsa di nuove lesioni che possono anche rimanere silenti senza dare segni clinici e indurre erroneamente a pensare che la risposta a un determinato farmaco sia ottimale.
Infatti il target attuale di trattamento è il NEDA 3 (No Evidence of Disease Activity), un acronimo utilizzato per indicare l’assenza di ricadute cliniche, di nuove lesioni alla RM e di progressione della disabilità misurata con la scala EDSS (Expanded Disability Status Scale).


Altre novità o conferme della ricerca clinica effettuata con risonanza da mettere in rilievo?
Si è parlato anche di come meglio visualizzare il danno lesionale nella sostanza grigia corticale. Le lesioni della sostanza grigia corticale sono un importante biomarcatore di prognosi e possono essere in parte rilevate grazie a una sequenza clinica di RM specifica ottimizzata per questo fine. La combinazione di questa sequenza con tecniche un po' più sofisticate può fornire una valutazione più completa di danno tissutale


Ci sono altri biomarcatori di risonanza importanti per il monitoraggio clinico dell’andamento della malattia? 
Al Congresso si è parlato non solo di RM del cervello ma anche di RM del midollo spinale. Il midollo spinale è più difficile da visualizzare con la RM ma le lesioni presenti nel midollo, anche se non sintomatiche, sono un robusto marcatore di prognosi più severa sia a breve che a lungo termine e quindi ci aiutano a scegliere sin dall’inizio terapie più potenti

 

Ultima questione: che supporto può venire dall’intelligenza artificiale nel trovare connessioni utili alle persone tra i dati di risonanza raccolti durante i monitoraggi periodici?
L’intelligenza artificiale può essere di aiuto nella lettura e analisi di RM per uso clinico permettendo la combinazione di immagini cliniche in modo da ottimizzare le informazioni e usarle per predire i deficit clinici e cognitivi.
 

 

Guarda lo Speciale ECTRIMS 2024

 

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