A conclusione del simposio organizzato dalla European Charcot Foundation - nell'ambito del 26° Congresso dello European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis - i commenti degli esperti sul dibattito
Le dichiarazioni del Prof. Paolo Zamboni sulla CCSVI
(ANSA) - GOTEBORG, 14 OTT - ''La nostra posizione è molto chiara, vorremmo fare degli studi non per validare l'angioplastica in sé, quanto per capire se questa tecnica per il trattamento della CCSVI l'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, può essere utile alle persone con la sclerosi multipla''. Lo ha detto Paolo Zamboni, Direttore del centro malattie vascolari dell'Università di Ferrara, in occasione del congresso internazionale ECTRIMS (The European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis), interamente dedicato alla sclerosi multipla, in corso a Göteborg, in Svezia.
''Il messaggio da dare ai malati - ha affermato Zamboni - è quello che non ci dobbiamo attendere una cura per la disabilità. Abbiamo osservato che ci sono dei segnali di miglioramento della qualità della vita, per esempio nell'affaticamento cronico o nella perdita della memoria. Noi, al massimo, vogliamo aiutare a prevenire la disabilità, attraverso questo trattamento che si aggiunge alla terapia farmacologica da non interrompere. Mi fa paura pensare che passi il messaggio che l'angioplastica possa curare la disabilità".
Il direttore del Centro di Ferrara ha basato la sua convinzione dell'esistenza di una correlazione tra la CCSVI e la sclerosi multipla, sui risultati di un suo studio pilota in cui sono state arruolate 300 persone, di cui 65 con la sclerosi multipla. Questi 65 pazienti sono stati trattati con l'angiolastica e dopo 18 mesi, nei casi di malattia recidivante remittente, si è osservata una riduzione significativa delle recidive. Ma, avverte Zamboni, occorre considerare che uno studio pilota "è come un sondaggio che dà alcune informazioni per capire se andare avanti o fermarsi e per capire l'estensione di un futuro campione, in uno studio successivo, che confermi ed eventualmente validi le conclusioni dello studio pilota''.(ANSA).
Nella stessa sede il Prof Zamboni ha dichiarato anche che partirà tra circa un mese uno studio sull’efficacia del trattamento della CCSVI, condotto presso il Centro delle Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara e approvato dalla Regione Emilia Romagna. Un mese è il tempo che impiegherà il comitato etico di Ferrara per dare il via alla sperimentazione
Il protocollo sarà ‘controllato e randomizzato’. Metà dei pazienti, di cui attualmente non è noto il numero totale, riceveranno il trattamento sperimentale con il metodo Zamboni, mentre l’altra metà avrà la funzione di gruppo di controllo, non riceveranno il trattamento sperimentale ma solo l’esame diagnostico. L’assegnazione avverrà in modo casuale e i pazienti non saranno a conoscenza del tipo di trattamento.
Le dichiarazioni di Giancarlo Comi sulla CCSVI
(ANSA) - GOTEBORG, 14 OTT - ''La CCSVI non è la causa della sclerosi multipla'' e su questa conclusione, a cui sono giunti gli esperti riuniti nella sessione dedicata a questa patologia, al congresso internazionale Ectrims, ''neanche Paolo Zamboni ha obiettato''. Ora ''evitiamo di creare un nuovo caso di Bella, ne abbiamo già avuto uno ed è sufficiente''.
Queste le parole con cui Giancarlo Comi, neurologo dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ha commentato il dibattito sollevato dall'ipotesi formulata da Zamboni, circa la correlazione tra la malattia autoimmune e l'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, riscontrata dal chirurgo in alcuni malati.
''Appare abbastanza chiaro che ci potrebbe essere qualche associazione con la malattia - ha aggiunto Comi - ma non di tipo causale, quindi è compito degli studi futuri accertare la verità. Tra tutti crea molte attese quello multicentrico italiano finanziato dall'Aism, per il quale saranno reclutate 2mila persone''.
Secondo Comi, in questo momento ''non esiste alcuno spazio di terapia, sarebbe una follia perché questa condizione di
restringimento delle vene giugulari è presente in un quarto delle persone normali. Dovremmo curarci tutti?''.
Il neurologo, poi condivide il recente parere del Consiglio Superiore di Sanità: ''prima si deve chiarire se c'è qualche
rapporto ma credo che mai e poi mai si faranno operazioni per questa ragione''.
''Data la numerosità dei pazienti coinvolti, lo studio dell'Aism - ha concluso Comi - metterà la parola fine alla diatriba ma già i dati che abbiamo sono molto chiari. E poi la Ccsvi è stata trovata anche in altre malattie neurologiche. Il rapporto causa-effetto non esiste, ormai nessuno più lo sostiene''.(ANSA).