Al meeting ECTRIMS sono stati presentati gli studi più promettenti della ricerca clinica mondiale sulla sclerosi multipla. Progressione della disabilità, marcatori, fattori ambientali e trattamenti i temi principali. Le ricerche che hanno analizzato possibili marcatori di graviità e progressione della malattia
Oltre ottomila fra ricercatori, medici, infermieri e altre figure professionali con esperienza nel campo della sclerosi multipla si sono riuniti a Londra per il 32° ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) il più grande Congresso annuale internazionale dedicato alla ricerca scientifica sulla sclerosi multipla. A conclusione del meeting sono stati presentati come di consueto i cosiddetti highlights, una selezione degli studi più promettenti, divisi in ricerca di base e ricerca clinica. Selezionate e presentate dal prof professor Michael Hutchinson della University College Dublin in Irlanda, affrontiamo oggi le ricerche che studiano come determinati fattori di rischio ambientali influenzino la patogenesi e la gravità della SM.
Alcune misure del volume cerebrale effettuabili con risonanza magnetica, come l'atrofia cerebrale potrebbero esse considerati marcatori per monitorare la malattia o l’effetto di farmaci. Pur evidenziando l’importanza di questa misura, dagli studi presentati emergono risultati discordanti. Le tecniche utilizzate sono più facili da utilizzare all’interno di uno studio clinico, ma potrebbero presentare complessità nella pratica clinica: sono troppo variabili perché dipendono dal tipo di strumento utilizzato.
Poster 1177 - Alemtuzumab reduces the rate of brain volume Loss in RRMS patients who switched from SC IFNB-1a to alemtuzumab (4-Year Follow-Up of the CARE-MS I and II studies). A. Traboulsee, Vancouver, Canada
Uno studio scandinavo (Novakova e altri) ha proposto di utilizzare i livelli di neurofilamenti leggeri (Nf-L) nel siero come marcatori di attività di malattia. I ricercatori hanno analizzato il livelli di Nf-L nel liquido cerebrospinale e nel siero di persone con SM prima e dopo il trattamento con natalizumab. Nonostante la riduzione indotta dal natalizumab dei Nf-L sia maggiormente visibile nel liquido cerebrospinale (73%) rispetto al siero (63%), la misura della riduzione nel siero ottenuta è un risultato molto importante. Infatti, quest'ultimo risulta essere un marcatore più economico e riproducibile e che permetterà di monitorare l’attività di malattia in modo più semplice e veloce rispetto alle misure di risonanza.
P1130 - Neurofilament light in serum: A potential biomarker for monitoring treatment efficacy in RRMS. L. Novakova, Gothenburg, Sweden.