Il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 giugno. AISM ha ottenuto nuove e importanti tutele anche per le persone con sclerosi multipla, con malattie croniche ingravescenti e con disabilità. E non è finita: prosegue l’impegno per nuove conquiste.
15/06/2017
Dopo l’approvazione del disegno di Legge in attuazione del Jobs Act dello scorso maggio, il 13 giugno è arrivata la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. È il passaggio che sancisce definitivamente l’efficacia delle norme a tutela del lavoro autonomo di persone con malattie croniche, ingravescenti e con disabilità, quindi anche persone con sclerosi multipla. È l'atto che rende concreto un nuovo diritto nel percorso dell'Agenda della SM 2020.
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11/05/2017
Dopo 15 mesi dal via libera del Consiglio dei Ministri, ieri il Senato ha approvato in via definitiva, con 158 voti favorevoli, 45 astenuti e 9 contrari, un nuovo Disegno di Legge (DdL) in attuazione della riforma del lavoro che conosciamo come “Jobs Act”.
Il DdL è diviso in due parti: la prima riguarda il lavoro autonomo e la seconda riguarda i lavoratori dipendenti con la novità del “lavoro agile” o “smartworking”. Come ha ricordato il Ministro Poletti: «il DdL mira da una parte a sostenere e valorizzare il lavoro autonomo non imprenditoriale, attraverso un sistema di tutele specifiche; dall’altra intende migliorare la qualità della vita dei lavoratori dipendenti, favorendo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro».
Tra le novità previste, l’introduzione dei congedi parentali anche per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata dell’Inps (per un massimo di 6 mesi entro i primi 3 anni di vita del bambino) e la definizione di nuovi «paletti» per arginare i ritardi dei pagamenti da parte dei committenti.
«A pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla – ha affermato Mario A. Battaglia, Direttore Generale AISM e Presidente FISM – diventano legge alcune proposte su cui abbiamo lavorato a lungo, in attuazione dell’Agenda della Sclerosi Multipla, per rendere più reale il diritto al lavoro di tante persone con sclerosi multipla». Come quando il Jobs Act è andato a disciplinare il diritto al part-time nel 2015 anche in questo caso AISM ha lavorato all’interno dell’Osservatorio sull’applicazione della Convenzione ONU e direttamente coi parlamentari impegnati nella Commissione Lavoro per inserire nel nuovo DdL tre importanti emendamenti che sono stati integralmente recepiti dal testo di legge.
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«Una prima richiesta di AISM integrata nella nuova normativa – spiega Paolo Bandiera (Direttore Affari Generali AISM) – sancisce che i periodi di assenza dal lavoro dovuti a trattamenti terapeutici per gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti come la SM debbano essere equiparati alla degenza ospedaliera (art. 7, comma 8)». Se un lavoratore autonomo con sclerosi multipla - come tutti coloro che hanno gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti, oncologiche o che comportino inabilità lavorativa temporanea del 100% - starà assente dal lavoro a motivo della sua patologia, d’ora in poi avrà le stesse tutele riconosciute ai lavoratori che si assentano dal lavoro per un ricovero Ospedaliero.
Inoltre, i lavoratori autonomi con SM e con patologie cronico- ingravescenti e degenerative da qui in avanti avranno l’opportunità di fruire dello stesso supporto che gli Uffici per il Collocamento mirato presso i Centri per l’Impiego offrono alle persone con disabilità che cercano un lavoro dipendente: «i Centri per l’impiego– chiarisce ancora Paolo Bandiera –sinora supportavano per l’inserimento lavorativo solo i lavoratori dipendenti, come indicato dalla Legge 68/1999; AISM ha voluto che d’ora in poi anche i lavoratori autonomi con disabilità possano fruire presso questi Centri delle consulenze utili a trovare accomodamenti ragionevoli e adeguamenti ergonomici del posto di lavoro, o per capire quale tipo di attività libero-imprenditoriale sia compatibile con la propria condizione attuale e futura».
Un terzo emendamento di AISM diventato legge riguarda invece lo “smart-working”, la nuova modalità di “lavoro agile” per la prima volta introdotta in una norma dello Stato e definita come « modalità flessibile di lavoro subordinato, che può essere svolto in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, utilizzando strumenti tecnologici, seguendo gli orari previsti dal contratto di riferimento e prevedendo l’assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all’esterno dei locali azienda». I “lavoratori agili” avranno diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei colleghi che svolgono le medesime mansioni.
«La legge – commenta ancora Bandiera – recepisce un’evoluzione pratica delle modalità di lavoro già in atto nella contrattazione collettiva nazionale. In questo quadro innovativo abbiamo ottenuto che l’eventuale recesso dallo smart working da parte dell’azienda, per le persone con disabilità debba avere un preavviso minimo di 90 giorni, per consentire alla persona che debba tornare a lavorare a tempo pieno in azienda di riorganizzare al meglio i propri ritmi di lavoro, cura e vita. Per le persone con sclerosi multipla – aggiunge Bandiera –, il “lavoro agile” può essere una modalità importante di accomodamento ragionevole, che consente di conciliare meglio i tempi di vita e quelli di lavoro, di tenere conto dei bisogni di cura, di seguire ritmi di lavoro più consoni. Per questo, al di là dell’applicazione specifica ottenuta, avere introdotto il riferimento alla disabilità in questa normativa è anzitutto una novità culturale importante. È la prima volta che il lavoro agile viene agganciato alla disabilità in un provvedimento di legge e questo amplia le possibilità reali di garantire il diritto al lavoro di tutte le persone con disabilità».
L’azione di AISM, ancora una volta, aggiunge dunque un tassello, un passo in più nel percorso che garantisce nuovi diritti per tutti, non solo per le persone con sclerosi multipla: «Un diritto – afferma ancora Battaglia – o è per tutti o non è un diritto. Per l’Associazione è importante, da sempre, avere visione e capacità di azione a 360 gradi. Lo abbiamo fatto anche in questa occasione: non solo le persone con sclerosi multipla ma tutte le persone che hanno una disabilità o una malattia cronica, ingravescente e degenerativa avranno nuovi strumenti per lavorare secondo le proprie capacità e possibilità».
Roberta Amadeo, Past Presidente di AISM, ha la SM da 25 anni. Da sempre lavora autonomamente come architetto e, oggi, sposta ancora in avanti il confine del diritto: «Per tanti giovani con sclerosi multipla, come per tanti giovani italiani, il lavoro autonomo e la capacità di essere imprenditori di se stessi rappresentano la prospettiva del futuro. Io ho lottato tutta la vita per lavorare: il lavoro non è solo una necessità, ma un obiettivo. Ho tanti amici con SM che, perduto il lavoro a causa della sua inconciliabilità con la malattia, sono peggiorati ancora più in fretta. Lavorare nel modo giusto, con i ritmi giusti, ci fa bene. Ma per riuscirci abbiamo bisogno che la nostra condizione sia riconosciuta fino in fondo. La normativa oggi approvata è un punto di partenza, ma non è ancora quello di arrivo. Un lavoratore con SM, nella migliore delle ipotesi, perde almeno due mesi di lavoro all’anno per curarsi: per quanto sia efficace, è plausibile che produca e guadagni meno di un lavoratore autonomo che non abbia alcuna patologia. Non possiamo essere sottoposti agli stessi criteri di valutazione che l’Agenzia delle Entrate utilizza per gli altri. Servono per i lavoratori autonomi tutele analoghe a quelle offerte dalla Legge 104/1992 per i lavoratori dipendenti».
Proprio su queste esigenze è in atto un confronto di AISM con l’Agenzia delle Entrate, come conferma ancora il Direttore Affari Generali, Paolo Bandiera: «rispetto ai nuovi indicatori di affidabilità, che sostituiscono gli studi di settore nel determinare i livelli possibili di guadagno di un libero professionista, l’Associazione chiede che lo Stato tenga conto di una patologia come la SM, riconoscendo la minore produttività legata alle esigenze di cura, le maggiori spese per ausili, supporti e accomodamenti ragionevoli degli spazi di lavori, magari il bisogno di stipendiare un collaboratore di supporto per mansioni non compatibili con la propria patologia. Stiamo dunque chiedendo all’Agenzia delle Entrate di individuare soluzioni che permettano di superare possibili presunzioni di incongruenza tra il reddito standard adottato come riferimento e la fatturazione effettiva, nel momento in cui ciascun contribuente documenti su base volontaria la propria condizione di disabilità e/o la propria patologia cronica e ingravescente».