MSIF Research News del 27 aprile 2011
Relazione tra esposizione ai raggi UV e la prevalenza della SM in Inghilterra
Gli autori di questa pubblicazione hanno valutato il rapporto tra SM, virus di Epstein-Barr (VEB) e le radiazioni ultraviolette di tipo B (UVB). I dati riguardanti la SM e l'infezione da VEB sono stati ottenuti da una banca dati inglese mentre i dati sulle UVB sono stati ottenuti dalla banca dati della NASA. È stata osservata una relazione tra queste variabili, in particolare l’esposizione a UVB e l’infezione da mononucleosi risultano associate con l’SM. Gli autori concludono che l'associazione tra una diminuzione di UVB e un aumento della sclerosi multipla è una conseguenza della diminuzione della vitamina D. I ricercatori raccomandano che vengano svolte ulteriori ricerche in questo senso soprattutto con l'obiettivo di sviluppare possibili strategie preventive.
Ramagopalan SV, Handel AE, Giovannoni G, Rutherford Siegel S, Ebers GC, Chaplin G. Neurology. 2011 Apr 19;76(16):1410-4
Efficacia della terapia con natalizumab in persone di origine africana con sclerosi multipla
Persone con SM di origine africana spesso hanno un decorso più aggressivo della malattia, con più frequenti ricadute, una più veloce progressione verso una forma secondariamente progressiva, e una scarsa risposta ai trattamenti a base di interferone-beta. In questo lavoro è stata effettuata una analisi post hoc è stata effettuata su due studi detti AFFIRM e SENTINE, condotti sul natalizumab. Sono state valutate 49 persone con SM di origine africana e si è riscontrato che la terapia con natalizumab aveva ridotto significativamente il tasso di ricadute in questa popolazione, così come le lesioni T2 e le lesioni captanti il gadolinio alla risonanza magnetica. Poiché vi sono informazioni limitate sulle persone di origine africana con SM questa pubblicazione sosterrebbe l'utilizzo di natalizumab come trattamento di seconda linea per coloro che presentano attività di malattia, nonostante l'utilizzo di interferone-beta o glatiramer acetato.
Cree BA, Stuart WH, Tornatore CS, Jeffery DR, Pace AL, Cha CH. Arch Neurol. 2011 Apr;68(4):464-8
MSIF Research News del 21 aprile 2011
Soppressione della differenziazione TH17
Gli autori presentano i risultati sperimentali degli effetti di una molecola “SR1001”, agonista selettivo inverso dei recettori orfani dell’acido retinoico (ROR) sulla forma sperimentale di SM. L’attivazione del ROR è importante per la differenziazione delle cellule Th17 che sono implicate in una serie di malattie autoimmuni. I risultati principali della ricerca includono l'inibizione dello sviluppo delle cellule Th17, la produzione di interleuchina 17A e l'espressione delle citochine a seguito dell'aggiunta della molecola SR1001 su colture di cellule della milza. La molecola SR1001 ha anche soppresso la gravità clinica della forma sperimentale di SM.
Laura A. Solt, Naresh Kumar, Philippe Nuhant, Yongjun Wang, Janelle L. Lauer, Jin Liu, Monica A. Istrate, Theodore M. Kamenecka, William R. Roush, Dušica Vidoviæ, Stephan C. Schürer, Jihong Xu, Gail Wagoner, Paul D. Drew, Patrick R. Griffin, Thomas, P. Burris Nature (2011) doi:10.1038/nature10075, advance online publication
Differenziazione delle cellule staminali pluripotenti in oligodendrociti
Gli autori descrivono un nuovo protocollo per indurre il differenziamento delle cellule staminali pluripotenti (cellule iPS) nel topo in oligodendrociti. Il principale obiettivo era studiare la fattibilità di una terapia cellulare tramite utilizzo di cellule iPS nelle malattie demielinizzanti. I risultati ottenuti da questo protocollo descrivono la produzione di cellule precursori degli oligodendrociti, che possono svilupparsi in mature, mielinizzanti oligodendrociti in vitro (co-coltura con neuroni DRG), così come in-vivo dopo l'impianto nel copus callosum demielinizzato di topi trattati con cuprizone.
Czepiel M, Balasubramaniyan V, Schaafsma W, Stancic M, Mikkers H, Huisman C, Boddeke E, Copray S. Glia. 2011 Jun;59(6):882-92. doi: 10.1002/glia.21159. Epub 2011 Mar 24.
Parto di due bambini sani dopo utilizzo di natalizumab
Questa breve relazione rappresenta la prima pubblicazione sull’utilizzo del natalizumab impiegato durante la gravidanza nelle donne con SM. In particolare una donna ha usato il natalizumab nel periodo periconcezionale mentre l'altra ha ricevuto il farmaco sia nel periodo periconcezionale sia durante la gestazione. Il decorso prenatale della primo donna è stato complicato da una ricaduta di malattia, mentre nella seconda donna non si sono verificate ricadute. Entrambi i bambini sono nati e nessuna anomalia è stata riscontrata durante le sei settimane successive di follow-up. Ulteriori dati saranno necessari prima di poter comprendere le implicazioni di sicurezza nell’utilizzo del natalizumab durante la gravidanza.
Hoevenaren IA, de Vries LC, Rijnders RJ, Lotgering FK. Acta Neurol Scand. 2011 Jun;123(6):430-433.
MSIF Research News del 13 aprile 2011
Correlazioni tra lesioni sottotentoriali, disturbi dell’equilibro e cadute accidentali nella SM
Questo studio italiano ha indagato il rapporto tra le misure di posturografia statica e anomalie sottotentoriali alla risonanza magnetica. I risultati dello studio hanno suggerito che le persone che avevano un maggior volume di lesioni T2 nel tronco cerebrale e nel peduncolo medio cerebellare erano a maggior rischio di cadute. Questo stesso gruppo aveva anche un punteggio più alto alla Expanded Disabilty Status Scale. Gli autori suggeriscono che il volume delle lesioni sottotentoriali in T2 potrebbe essere un utile parametro di indagine per la selezione di persone con SM che necessitano di un adeguato programma di intervento riabilitativo specifico.
Prosperini L, Kouleridou A, Petsas N, Leonardi L, Tona F, Pantano P, Pozzilli C. J Neurol Sci. 2011 May 15;304(1-2):55-60. Epub 2011 Mar 12.
Plasticità del cervello nella sclerosi multipla recidivante-remittente
Quest’interessante studio di risonanza magnetica funzionale ha confrontato le ampiezze degli stati di riposo dell'attività cerebrale di persone con SM recidivante remittente con controlli sani, e ha rilevato un aumento significativo di tali misure nelle zone anatomiche che avevano estese connessioni corticali come il talamo. Gli autori ipotizzano che si tratta di un fenomeno adattativo, che rispecchierebbe le plasticità corticale durante lo stato di riposo o un aumento dell'attività neuronale correlato al tentativo di rimappare le funzioni corticali.
Liu Y, Liang P, Duan Y, Jia X, Yu C, Zhang M, Wang F, Zhang M, Dong H, Ye J, Butzkueven H, Li K.J Neurol Sci. 2011 May 15;304(1-2):127-31. Epub 2011 Feb 23.
NOS2A: possibile gene della SM recidivante-remittente
Gli autori hanno studiato 13 polimorfismi di singolo nucleotide nel gene della 2A sintetasi dell'ossido nitrico (NOS2A), in quanto dati precedenti provenienti da altri studi genetici avevano ipotizzato un possibile coinvolgimento della NOS2A nella SM. In uno studio italiano condotto su 214 persone con SM e 121 controlli, non è stata trovata alcuna associazione significativa tra soggetti con SM e i controlli sani, ciò porta gli autori a concludere che la variazione polimorfica all'interno del gene NOS2A non influenzerebbe la predisposizione alla SM nelle persone di origine italiana.
Manna I, Liguori M, Valentino P, Vena L, Condino F, Nisticò R, Di Palma G, Quattrone A, Gambardella A. J Neurol Sci. 2011 May 15;304(1-2):75-7. Epub 2011 Mar 3.
MSIF Research News del 6 aprile 2011
Processo infiammatorio e disturbi emotivi
La presenza dei disturbi emotivi, come la depressione e l'ansia, è almeno sei volte maggiore nelle persone con SM. Un gruppo tedesco ha studiato un certo numero di risposte comportamentali in un particolare tipo di SM sperimentale (forma lieve) e ha trovato che vi era una maggiore predisposizione a sviluppare ansia e depressione. In particolare questi cambiamenti sono stati osservati in correlazione alla perdita neuronale e all’aumento dell’espressione di alcune citochine infiammatorie nell'ippocampo, suggerendo così che l'infiammazione cronica del sistema nervoso centrale potrebbe avere un impatto sulle risposte emotive nel modella sperimentale di SM.
Peruga I, Hartwig S, Thöne J, Hovemann B, Gold R, Juckel G, Linker RA. Behav Brain Res. 2011 Jun 20;220(1):20-9
Tecnica di Magnetic Transfer Resonance nella neurite ottica
Questo studio di un gruppo di ricercatori australiano ha affrontato il controverso dibattito circa l'utilizzo della metodica della Magnetic Transfer Resonance (MTR) come metodo per la quantificazione della demielinizzazione. Appiccando tale metodo nella neurite ottica hanno trovato che la riduzione dei valori di MTR era molto significativa e correlata alla perdita assonale all'interno del nervo ottico, quantificati tramite la misura della densità delle fibre nervose retiniche e la latenza dei potenziali evocati visivi multifocali (misura di conduzione del nervo ottico). Tuttavia, la MTR è rimasta normale nel gruppo di persone che avevano fenomeni di demielinizzazione estesa ma poca o nessuna perdita assonale. I risultati di questo studio indicano che la riduzione della MTR del nervo ottico, dopo un episodio di neurite ottica, e hanno una forte associazione con il grado di danno assonale, ma non con la demielinizzazione.
Klistorner A, Chaganti J, Garrick R, Moffat K, Yiannikas C. Neuroimage. 2011 May 1;56(1):21-6
Diffusività radiale come marker della demielinizzazione
In questo studio di neuroimmagini sono stati trovati interessanti valori di diffusività radiale nel midollo spinale cervicale umano, attraverso l’utilizzo di immagini acquisite post-mortem con una risonanza magnetica a 4.7 Tesla I valori sono stati correlati con una colorazione istochimica specifica per la demielinizzazione e il danno assonale. La diffusività radiale, il coefficiente di diffusione apparente e l’anisotropia relativa diventano sempre più alterate, in corrispondenza dei gruppi in cui vi era un maggiore peggioramento della conta assonale, ma la diffusività assiale non risultava correlata direttamente con la densità assonale. Gli autori concludono che l'aumento della diffusività radiale potrebbe fungere da marcatore della demielinizzazione. Infine, considerando che le persone con SM hanno spesso un mix di demielinizzazione e perdita assonale gli autori suggeriscono che la diffusività radiale potrebbe essere un buon marker dell’ integrità complessiva tessutale nelle lesioni croniche della SM.
Klawiter EC, Schmidt RE, Trinkaus K, Liang HF, Budde MD, Naismith RT, Song SK, Cross AH, Benzinger TL .Neuroimage. 2011 Apr 15;55(4):1454-60