È ormai in dirittura di arrivo il nuovo Piano Nazionale per le Non Autosufficienze: si tratta dell’atto di programmazione degli interventi e dei servizi per la Non Autosufficienza, che indica le linee generali per l’uso del Fondo Nazionale della Non autosufficienza da parte delle Regioni.
Il Nuovo Piano, il secondo approvato in Italia, sviluppa le politiche della Non Autosufficienza in continuità con il precedente, ma introduce anche importanti novità. Ecco le principali.
Sono richiamati e identificati precisi Livelli Essenziali di Prestazioni Sociali per quest’area di intervento, introdotti dalla legge di bilancio 234/21 e specificatamente qui finanziati e quindi da realizzarsi con il Fondo.
Si tratta di LEPS di servizi, erogati per gli anziani non autosufficienti, a cui si accodano anche quelli per Non autosufficienti adulti. In Particolare sono finanziati con il Fondo: l'assistenza domiciliare sociale e l'assistenza sociale integrata con i servizi sanitari; i servizi sociali di sollievo prevalentemente a domicilio; i servizi sociali di supporto alla gestione dei rapporti con gli assistenti familiari.
Nonché LEPS di sistema e di Processo, volti a realizzare un sistema di “presa in carico” uniforme e diffuso su tutto il territorio nazionale, incentrato su Punti Unici di Accesso (PUA), Ambiti Territoriali Sociali (ATS), Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM), Piano individua ledi Assistenza (PAI).
Il percorso di presa in carico si svilupperà quindi tramite Punti Unici di Accesso, presso le “case di comunità”, dove si forniranno le informazioni su tutto il sistema e i servizi per la non autosufficienza e dove l’équipe multidisciplinare, integrata fra operatori della ASL e dell’Ambito Territoriale Sociale formulerà con la persona e la sua famiglia la valutazione della situazione e provvederà alla stesura del Piano Individuale di Assistenza.
Il piano contiene “l'indicazione degli interventi modulati secondo l'intensità del bisogno. Il PAI individua altresì le responsabilità, i compiti e le modalità di svolgimento dell'attività degli operatori sanitari, sociali e assistenziali che intervengono nella presa in carico della persona, nonché l'apporto della famiglia e degli altri soggetti che collaborano alla sua realizzazione. La programmazione degli interventi e la presa in carico si avvalgono del raccordo informativo, anche telematico, con l'INPS.”
Si mantiene la precedente definizione di non autosufficienza per le persone disabili “gravissime, che accedono però ad una quota non più definita del Riparto: dal 40% al 60% della quota di ciascuna regione, che dovrà comunque prima soddisfare questa parte di platea dei beneficiari.
Restano residuali sul riparto del Fondo i beneficiari “gravi”, la cui identificazione (criteri di accesso) viene però stabilita nello stesso Piano a livello nazionale e non più demandata totalmente alle regioni: “Persone anziane non autosufficienti con basso bisogno assistenziale e/o persone con disabilità grave, ai fini esclusivamente del presente Piano, si intendono le persone beneficiarie dell’indennità di accompagnamento, di cui alla legge 11 febbraio 1980, n. 18, o comunque definite non autosufficienti o disabili ai sensi dell’allegato 3 del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013, in ogni caso coerentemente ai requisiti definiti dalle Regioni con riferimento ai criteri di valutazione delle Commissioni UVM e ai modelli di erogazione delle prestazioni regionali. Si richiama il percorso in atto a livello nazionale al termine del quale si mira a stabilire criteri e strumenti per l’identificazione delle persone in condizioni di NA “gravi”, che avrà l’intento di uniformare i criteri per individuare tale platea di beneficiari. Per le persone con disabilità gli interventi e la presa in carico, quando si sviluppi una condizione di non autosufficienze come descritta, dovrà rispettare invece la continuità con il piano individuale eventualmente già in atto e in ogni caso “si richiama l’attenzione alla elaborazione di un progetto di vita personalizzato e partecipato, sulla base di un approccio multidisciplinare e con la partecipazione della persona con disabilità e/o di chi la rappresenta. Tale progetto, in linea anche con quanto indicato nella Legge Delega sulla disabilità, dovrà essere in grado di individuare i sostegni e gli accomodamenti ragionevoli che garantiscano l’effettivo godimento dei diritti e delle libertà fondamentali, tra cui la possibilità di scegliere, in assenza di discriminazioni, il proprio luogo di residenza e un’adeguata soluzione abitativa, anche promuovendo il diritto alla domiciliarità delle cure e dei sostegni socio-assistenziali.”
Si fissa anche una soglia unica nazionale ISEE di accesso per i disabili “gravissimi” non inferiore a 50.000,00 euro, accresciuti a 65.000,00 in caso di beneficiari minorenni, dove l’ISEE da utilizzare è quello per prestazioni di natura sociosanitaria.
Le risorse complessivamente afferenti al Fondo per le non autosufficienze nel triennio 2022-2024 sono pari a 822 milioni di euro nel 2022, 865,3 milioni di euro nel 2023 e 913,6 milioni di euro nel 2024. Di cui 20 milioni per il 2022 e 50 milioni di euro per ciascun anno del biennio 2023-2024 da destinare alle assunzioni di personale con professionalità sociale presso gli Ambiti territoriali sociali per la realizzazione dei PUA.
Infine si prevede il finanziamento di 14.640.000 euro per ciascun anno del triennio 2022-2024, per i progetti di vita indipendente e si definisce il riparto alle Regioni di tale quota per il finanziamento dei 183 ATS secondo le linee guida delle vita indipendente già in essere. Non è chiaro come si procederà all’implementazione di tali progetti e degli ambiti coinvolti, se non armonizzando e sviluppando gli interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 5 “Inclusione e coesione”, Componente 2 "Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, Sottocomponente 1 “Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale”, Investimento 1.2 - Percorsi di autonomia per persone con disabilità.
Ora passa alle regioni il compito di elaborare il piano regionale per le Non Autosufficienze e di attuare e concretizzare interventi, nonché di sviluppare il sistema previsto, tramite I Comuni e gli Ambiti Territoriali Sociali e le “case di comunità” (sanitarie).
Le Regioni avranno 90 giorni di tempo dalla pubblicazione del Piano sul sito istituzionale del Ministero del lavoro e Politiche sociali, previa registrazione della Corte dei conti del Decreto di approvazione del Piano, per inviare il loro piano regionale e il Ministero poi altri 30 giorni dal ricevimento del Piano regionale per valutarne la coerenza con il Piano nazionale e erogare alle regioni le loro quote di riparto.
Ora si attendono le firme del Ministero della Disabilità, del Presidente del Consiglio dei Ministri e la pubblicazione.