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17/10/2016

Sclerosi multipla e dieta mima digiuno: la parola alla ricerca

Una corretta alimentazione contribuisce a una migliore qualità di vita e condizioni di salute generali. Può avere un impatto sulla SM? Il caso della dieta mima digiuno. Abbiamo chiesto il parere di Luca Battistini, ricercatore della Fondazione Santa Lucia di Roma, che da anni si occupa di questi temi


Una corretta alimentazione può assicurare una buona qualità di vita e migliorare le condizioni di salute generali, di tutti. Alcune categorie alimentari avrebbero un rapporto con la sclerosi multipla, e l'alimentazione può avere un impatto su alcuni dei sintomi più frequenti della patologia. Di questi temi si parla in una apposita guida realizzata da AISM.

Le modalità con cui ci si alimenta possono anche influire sulla sclerosi multipla? Ad oggi non ci sono prove scientifiche che la sola alimentazione possa avere un impatto sulla patologia. Molti studi sono in corso, i risultati sono incoraggianti anche se preliminari, e vanno confermati in ricerche più ampie. Una delle ultime è la cosiddetta "dieta mima digiuno" che ha avuto eco anche sui media di recente. Per fare chiarezza su un tema molto sentito dalle persone con sclerosi multipla, e per evitare che vengano prese iniziative personali non supportate dalla ricerca o dal proprio medico, abbiamo interpellato il dott. Luca Battistini, dell'Unità di Neuroimmunologia - Fondazione Santa Lucia di Roma, e membro del Comitato scientifico FISM, che da diversi anni studia il rapporto tra flora batterica e sclerosi multipla.

 

Luca Battistini

"Negli ultimi anni è emerso in maniera sempre più chiara che il metabolismo ha un impatto significativo anche sul sistema immunitario. La dieta, naturalmente, influenza il metabolismo delle cellule dell’organismo, tra le quali ci sono anche le cellule del sistema immunitario, il cui compito è quello di proteggerci dalle infezioni. Nei paesi del terzo mondo, in cui l’estrema povertà ha di fatto mantenuto le condizioni primitive in cui si è evoluto l’uomo, inclusa una dieta con cibi poveri di grassi e proteine animali, le cellule del sistema immunitario sono impegnate a combattere le infezioni. Inoltre, i microbi che colonizzano l’intestino, e con i quali stabiliamo un rapporto di mutua collaborazione, sono di ceppi diversi rispetto a quelli presenti nelle popolazioni occidentali che hanno stili di vita opposti e che sono esposti ad antibiotici e a diete ricche di grassi e proteine animali. La combinazione di diete iperenergetiche, antibiotici, elevati standard igienici, e di altri fattori legati all’ambiente dei paesi nord-occidentali (inquinamento, virus, bassa esposizione al sole), ha portato a un aumento vertiginoso della frequenza delle malattie autoimmuni, dovute all’impropria attivazione delle cellule del sistema immunitario che attaccano i tessuti dell’organismo. Nei paesi più arretrati, invece, le malattie autoimmuni sono quasi sconosciute.

 

Per studiare il ruolo della dieta, della flora batterica, e dell’ambiente sulle malattie autoimmuni e sulla sclerosi multipla in particolare, diversi ricercatori hanno iniziato la sperimentazione nei modelli animali di malattia, in cui è possibile controllare le diverse variabili per osservarle in un organismo complesso. Circa dieci anni fa il Professor Giuseppe Matarese, un immunologo impegnato nella battaglia contro la sclerosi multipla, ha dimostrato che nei modelli animali in cui è stata indotta la sclerosi multipla “sperimentale” il digiuno (o la dieta ipocalorica) ritarda l’insorgenza dei sintomi e migliora l’andamento della malattia. Dunque, la dieta modula l’attività delle cellule del sistema immunitario.

 

Il digiuno, con la conseguente riduzione di sostanze nutritive per tutte le cellule dell’organismo, induce un meccanismo di protezione (sopravvivenza cellulare) per cui le diverse componenti della cellula vengono riciclate per produrne di nuove. È il processo dell’autofagia, e il Prof. Yoshinori Ohsumi che per primo ne ha studiato i meccanismi è stato premiato con il premio Nobel per la Medicina, qualche giorno fa. I ricercatori ritengono che l’autofagia sia coinvolta nei meccanismi che modulano e regolano l’attività del sistema immunitario, e sono in corso degli studi per capire come essa influisca sulle cellule del sistema immunitario in seguito a restrizione o a mancanza di sostanze nutritive.

 

Questi studi sono promettenti, e già alcuni ricercatori hanno iniziato dei trial clinici, sotto stretto controllo medico, per valutare gli effetti della dieta sull’andamento della sclerosi multipla. Un primo studio, diretto dal prof. Longo, ha esteso a un piccolo gruppo di persone con sclerosi multipla un protocollo che prevede il digiuno, e ha poi valutato la qualità di vita dei pazienti. I risultati sono incoraggianti, per quanto molto preliminari, e si auspica che vengano confermati in studi più approfonditi, che coinvolgano un numero elevato di pazienti, e che misurino anche parametri oggettivi come la presenza o meno di lesioni evidenziate alla risonanza magnetica e i dati clinici. Anche la composizione della flora batterica intestinale, immediatamente interessata da modificazioni nella dieta, dovrà essere presa in considerazione, e lo studio dell’effetto di diversi regimi dietetici sulla flora batterica, sulle risposte immunitarie, e sull’andamento clinico della sclerosi multipla rappresenta il primo passo verso la definizione di una nuova terapia.

 

Dato che seguire una dieta restrittiva non comporta prescrizione medica, è possibile che alcuni pazienti prendano spontaneamente l’iniziativa di sottoporsi a digiuno, senza controllo medico. È importante invece aspettare i risultati di ulteriori studi che innanzitutto confermino l’efficacia della dieta nel controllare la sclerosi multipla, e che ne definiscano le modalità precise."