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01/12/2020

Smart Working per le persone con disabilità: guarda il webinar

 

 

La crisi che stiamo vivendo, provocata dalla diffusione del COVID-19, sta investendo profondamente anche il mondo del lavoro e le sue componenti più fragili, in particolare le persone con disabilità, che, lavorando da casa, si sono trovate ad affrontare molti cambiamenti e, in alcuni casi, alcune limitazioni. Nello stesso tempo le organizzazioni si sono trovate a dover avviare un percorso strategico per dare una risposta alle nuove esigenze createsi con la diffusione dello smart working.


Su questo tema la Fondazione ASPHI  ha realizzato un webinar dal titolo Lo Smart Working per le persone con disabilità in occasione dell'evento Handymatica 2020, in cui si è parlato di accessibilità e della fruibilità di siti, intranet aziendali e procedure di lavoro, e quello delle tecnologie assistive e degli adattamenti ragionevoli necessari a supportare questo rinnovato modo di lavorare. L'iniziativa è parte di un percorso di partecipazione e inclusione delle persone con disabilità attraverso l’utilizzo di tecnologie, supporti e strumenti digitali e altre metodologie.

 

Condotto da Matteo Bortolotti e Gabriele Gamberi, il webinar ha visto l'intervento di Maria Cecilia Guerra, sottosegretario del Ministro dell'Economia e delle Finanze. Ha partecipato anche Paolo Bandiera,  coordinatore del gruppo Lavoro sull’inclusione lavorativa di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap).

 

«Lo smartworking oggi è all'ordine del giorno, e può essere considerato un accomodamento ragionevole per le persone con disabilità, ma bisogna essere cauti su questo, perché legato  a questo tema c'è quello dell'accessibilità delle piattaforme. L'accessibilità delle piattaforme deve essere adattata alle specificità delle persone in modo verticale affinché sia un vero accomodamento ragionevole», ha detto il sottosegretario. Un altro punto fondamentale è quello della formazione: «Lo smartworking sarà una possibilità per tutti, ma soprattutto per le persone con disabilità se si investe nella formazione. Possiamo avere strumenti accessibil, ma bisogna saperli usare», ha proseguito Cecilia Guerra.  Ciò che bisogna evitare è che lo smartworlking diventi una forma di ghettizzazione e isolamento per alcune persone che hanno esigenze particolari: «ci vuole un investimento tecnologico ma anche sociale, di ripensamento della relazione del lavoro in ottica inclusiva». Il messaggio è dunque chiaro, siamo in un momento cruciale, lo smartworking è al centro della discussione, dobbiamo fare in modo che sia sempre più un'opportunità e non causa di isolamento. 

 

Paolo Bandiera inzia il suo intervento con l'auspicio di imparare tutte le lezioni che questa pandemia sta dando in tutti i settori, evidentemente anche in quello del lavoro. Ma i passi da fare sono ancora molti, per esempio sotto il profilo della programmazione integrata, della condivisione dei dati per avere una conoscenza più profonda dei fenomeni che stanno accadendo. Particolare preoccupazione desta la situazione di molto lavoratori, per esempio, immunodepressi, che vedono: "congelata la propria posizione con una valutazione di inidoneità temporanea alla mansione lavorativa e che quindi li porta senza remunerazione in una condizione di limbo, dove spesso regna la confusione per cui non sanno con precisione se si tratta di malattia, inidoneità, una forma di lavoro agile. Su questo dobbiamo fare chiarezza e stiamo presentando come FISH emendamenti specifici al Decreto Ristori». Un'altra preoccupazione forte che riguarda lo smartworking è che non sia l'anticamera della perdita del lavoro per le persone con disabilità: «se si perde la dimensione partecipativa e di inclusione, il timore è che queste persone saranno le prima a pagare quando si avranno le ristrutturazioni aziendali e verranno a mancare le tutele del blocco dei licenziamenti». Attenzione anche al tema dei caregiver: «che possono svolgere un ruolo di accompagnamento delle persone con disabilità nello svolgimento dell'attività lavorativa in ambito domestico». Qui è fondamentale il Testo unico che prevedere il riconoscimento del lavoro di caregiver.

 

Bandiera ha anche ricordato i dati emersi dalle indagini condotte da AISM già nella prima fase della pandemia con il Barometro della SM: «emerge che solo una persona  su tre che ha richiesto il lavoro agile ne ha potuto godere. Le più colpite sono le donne che, quando anche hanno avuto accesso al lavoro agile, hanno dovuto poi gestire il contesto familiare, figli, o genitori anziani. Abbiamo ricevuto tantissime chiamate al Numero Verde e agli sportelli territoriali di donne in un profondo stato di ansia dovuto a questa situazione esplosiva, con flussi di mail ingestibili, la preoccupazione di dover rendicontare per non essere criticate. e rischiare di perdere il lavoro per un abbassamento delle performance». 

 

Nel finale il messaggio di Paolo Bandiera è chiaro. «Non possiamo pensare a un nuovo lavoro agile se non nella prospettiva di un nuovo mondo del lavoro e di una nuova comunità», dice. «Se le sfide che incombono, come quella dell'impoverimento generale, sono critiche, abbiamo bisogno normative del Governo che non guardino solo all'oggi ma creino una solidità anche per il futuro. Un futuro di diritti, quei diritti conquistati faticosamente negli anni e che in questi mesi abbiamo visto essere messi a rischio, no possiamo arretrare su questo perchè senza diritti saremo sempre più deboli». 

 

 

Nel video sopra è possibile rivedere la versione integrale dell'incontro.