Grazie ai suo studi Vittorio Gallese ha contribuito alla scoperta rivoluzionaria dei neuroni specchio. Uno dei più importanti neuroscienziati contemporanei sarà ospite del RIMS (Rehabilitation in Multiple Sclerosis) - a Milano il 9, 10 e 11 aprile. La nostra intervista
Nella foto: Vittorio Gallese, neuroscienziato dell'Università di Parma, ospite del RIMS che si svolge a Milano dal 9 al 11 aprile 2015
È uno dei più importanti neuroscienziati contemporanei, ha contribuito ad una scoperta fondamentale delle neuroscienze - i neuroni specchio – oltre alla formulazione di diverse teorie fondamentali per la comprensione delle percezione umana e in generale del funzionamento del nostro cervello. Oggi è docente di neurofisiologia all’Università di Parma, ha condotto le sue ricerche nelle Università di tutto il mondo: tra le altre all’Università di Losanna in Belgio, alla Nihon University di Tokyo, alla University of California di Berkeley, alla Humboldt University di Berlino. Vittorio Gallese sarà ospite al ventesimo congresso RIMS (rehabilitation in Multiple Sclerosis) network dedicato a best practice della ricerca scientifica in riabilitazione nel campo della sclerosi multipla, ospitato a Milano dal 9 all'11 aprile con la collaborazione di AISM e la sua Fondazione FISM. In questa intervista lo scienziato spiega i risultati principali degli studi che ha condotto negli ultimi 25 anni.
Lei è noto per avere contribuito alla scoperta dei ‘neuroni specchio’: ci spiega di cosa si tratta e perché è una scoperta in qualche modo ‘rivoluzionaria’?
«Abbiamo scoperto i neuroni specchio nell’estate del 1991 nella corteccia pre-motoria del macaco. Sono neuroni motori dotati anche di proprietà sensoriali visive e acustiche. Si attivano, infatti, sia quando è eseguito un atto motorio finalizzato a uno scopo, come afferrare e rompere una nocciolina con la mano, sia quando lo stesso atto motorio viene visto compiere da qualcun altro o se ne ascolta il rumore caratteristico. Studi successivi hanno dimostrato la presenza di questi neuroni anche nella corteccia parietale posteriore. Inoltre, oggi sappiamo che un circuito corticale con analoghe proprietà esiste anche nel cervello umano. La scoperta dei neuroni specchio ha rivoluzionato la nostra concezione della percezione, dimostrando che le azioni altrui non sono mappate solo dal nostro sistema visivo, ma anche dal sistema motorio. Abbiamo dimostrato con molti studi che alcune delle regioni cerebrali che sottendono la nostra esperienza soggettiva di sensazioni ed emozioni sono attive anche quando tali emozioni e sensazioni sono riconosciute negli altri. Comprendiamo direttamente il senso di molti dei comportamenti altrui grazie al riuso degli stessi circuiti neurali su cui si fondano le nostre esperienze agentive, emozionali e sensoriali. Ho proposto che la simulazione incarnata (embodied simulation) possa fornire una chiave esplicativa integrata e neurobiologicamente plausibile di queste varietà di fenomeni percettivi e immaginativi».
Che cosa è la “simulazione incarnata”?
«La nostra capacità di comprendere gli altri non dipende esclusivamente da competenze teorico-linguistiche, ma è fortemente dipendente dalla nostra natura socio-relazionale, di cui la corporeità costituisce la struttura più profonda e non ulteriormente riducibile. L’intercorporeità diviene così la fonte principale di conoscenza del mondo e degli altri. La teoria della simulazione incarnata fornisce una descrizione unitaria di importanti aspetti dell’intelligenza sociale umana. La simulazione incarnata sembra costituire una caratteristica di base del funzionamento del nostro cervello, rendendo possibili le nostre ricche e diverse esperienze intersoggettive, ed essendo alla base della nostra capacità di empatizzare con gli altri».
Ci può spiegare in cosa consiste l’ipotesi della ‘motor cognition’?
«Oltre ai neuroni specchio, che rispondono all’esecuzione e all’osservazione di azioni, sono stati scoperti sia nella scimmia che nell’uomo altri tipi di neuroni motori dotati anche di proprietà sensoriali (visive, tattili, acustiche). Quando osserviamo oggetti tridimensionali, simuliamo le azioni che tali oggetti ci invitano a compiere. Muovendoci in un ambiente, costruiamo mappe dello spazio che ci circonda sulla base delle potenzialità motorie espresse dal nostro corpo. Guardare un edificio, una stanza oppure un oggetto significa anche simulare i movimenti e le azioni che quegli spazi e oggetti evocano. Tutti questi dati mi hanno condotto a formulare l’ipotesi della ‘motor cognition’ o cognizione motoria. Il sistema motorio, insieme alle sue connessioni alle aree corticali viscero-motorie e sensoriali, struttura non solo l’esecuzione dell’azione ma anche la sua percezione, così come l’imitazione e la sua immaginazione. Quando l’azione è eseguita o imitata, si attiva la via cortico-spinale, inducendo il movimento. Quando l’azione è osservata o immaginata, la sua esecuzione viene inibita. Anche in questo caso si attiva la rete corticale motoria, ma non in tutte le sue componenti e non con la stessa intensità: l’azione quindi non viene prodotta, bensì simulata».
Quale impatto possono avere queste scoperte nella vita delle persone?
«Le nostre, così come tutte le scoperte prodotte dallo studio dell’intelligenza umana utilizzando l’approccio delle neuroscienze cognitive, non hanno necessariamente ricadute immediate sulla qualità della vita delle persone. La qualità della vita dipende da una molteplicità di fattori, come il sistema socio-economico, il livello di istruzione, la qualità delle relazioni famigliari e più in generale interindividuali, ecc. Sicuramente la scoperta dei neuroni specchio e della ‘motor cognition’ mettono in risalto una volta di più la stretta interconnessione e interdipendenza tra gli individui umani. La relazione empatica è alla base dei nostri rapporti sociali. Ciò dovrebbe spingerci a guardare al singolo individuo non come a una monade solipsistica, ma come il polo di una fondamentale e fondante relazione con l’altro. Non c’è Sé o individualità senza l’incontro con l’altro. Un concetto che potrebbe avere importanti implicazioni future per il trattamento riabilitativo».
Nei giorni dell'evento su queste pagine pubblicheremo alcuni approfondimenti con esperti sul tema del RIMS, ovvero il ruolo della ricerca in riabilitazione nella sclerosi multipla. La manifestazione è dedicata agli addetti ai lavori (ricercatori, medici, psicologi, fisioterapisti), per vedere il programma dei lavori, visita il sito RIMS 2015