Con il termine “trattamento riabilitativo” si intendono tutte le forme di esercizi terapeutici volti a ripristinare e/o mantenere abilità che il paziente ha perduto o compromesse a causa della malattia.
La fisioterapia, la riabilitazione cognitiva, le stimolazioni sensoriali strumentali volte a ridurre il dolore, e approcci mirati a trattare disturbi della funzione vescicale sono alcuni esempi di terapie riabilitative ampiamente utilizzate nei pazienti con SM.
Il trattamento riabilitativo ha come unità di misura della sua efficacia soprattutto parametri che vengono dalle scienze sociali, in particolare il grado di autosufficienza e la qualità della vita. Questo rende spesso non facile valutare la reale efficacia di questi approcci al paziente. Inoltre, più che per qualunque altro tipo di trattamento, è fondamentale il rapporto che si instaura tra i protagonisti di queste terapie, perché una componente fondamentale del successo è la motivazione del soggetto da riabilitare.
Una differenza importante che caratterizza le terapie riabilitative nel paziente con SM è la natura spesso progressiva della disabilità, e non stabilizzata, come è il caso di molte altre malattie neurologiche (ictus, traumi).
Molti studi hanno dimostrato che esercizi ambulatoriali eseguiti nel contesto di programmi di riabilitazione mirati alle esigenze specifiche del paziente in questione producono significativi miglioramenti su parametri come autosufficienza, qualità della vita e faticabilità anche se spesso non sono in grado di modificare la disabilità obiettiva del paziente valutabile nel corso dell’esame neurologico.
Tramite il recupero intrinseco, cioè di funzioni lese, e quello adattativo, cioè per mezzo di ausili come per esempio appoggi per deambulare e autocateterismo vescicale è possibile aiutare molto le persone con SM.
Negli ultimi anni nuovi approcci riabilitativi stanno venendo studiati: mutuando da esperienze nel campo della riabilitazione dei soggetti con ictus si attuano trattamenti “occlusivi”, cioè si immobilizza l’arto sano per stimolare il cervello a trovare nuovi pattern motori per utilizzare l’arto leso dalla malattia, anziché supplire alle sue funzioni con un maggior lavoro dell’arto sano.
Nell’ambito della terapia riabilitativa dei disturbi dell’equilibri si stanno compiendo studi sull’utilizzo della tecnica del biofeedback posturografico: il soggetto viene posto su una speciale pedana collegata ad un monitor tramite il quale può osservare gli spostamenti del proprio baricentro ed imparare ad evitarli, migliorando le reazioni di equilibrio.
Il supporto psicologico e la terapia occupazionale, volta a massimizzare le capacità lavorative della persona disabile, sono a pieno diritto parte della terapia riabilitativa dei pazienti con SM.