Un nuovo tipo di interferone presenta meno effetti collaterali. Pro e contro dell'alemtuzumab. Migliori marcatori per valutare il rischio di infezione PML. Le news della ricerca internazionale
29 ottobre
Un nuovo tipo di interferone presenta meno effetti collaterali
L’Interferone pegilato dura più a lungo, quindi deve essere preso meno spesso, con meno effetti collaterali
L'interferone è, generalmente, il primo trattamento che i medici prescrivono per le persone con sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR). È utilizzato da molti anni. È noto per essere sicuro ed efficace nel prevenire nuove ricadute e peggioramento della malattia. Tuttavia, coloro che assumono interferone possono manifestare diversi effetti collaterali che riducono la loro qualità di vita. Tali effetti collaterali includono mal di testa, dolori muscolari, sintomi simil-influenzali, e reazioni al sito di iniezione. Le persone che reagiscono male a questi effetti collaterali tendono a non assumere tutte le dosi prescritte, riducendo così l'efficacia del trattamento. Per migliorare la qualità di vita delle persone con SM sono stati studiati diversi nuovi farmaci. Uno di questi è un nuovo tipo di interferone, l’interferone pegilato, anche questo somministrato per via iniettiva. L’interferone pegilato, però, dura, più a lungo, quindi deve essere assunto meno spesso, con minori effetti collaterali. Lo scorso luglio, un gruppo di ricercatori, provenienti da Europa e Stati Uniti, ha pubblicato i risultati di uno studio clinico chiamato ADVANCE. In questo studio di due anni, l'efficacia dell’ interferone pegilato è stato confrontato con placebo in 1.332 persone con SMRR. I ricercatori hanno scoperto che l'interferone pegilato somministrato ogni due settimane è risultato significativamente più efficace del placebo nel ridurre il numero di nuove ricadute e il rischio di sviluppare disabilità. L’Interferone pegilato dovrebbe adesso entrare in una fase post-marketing per poter essere prescritto. Tuttavia, come qualsiasi altro farmaco, non sarà adatto a tutte le persone con SMRR. Ma sembra che possa essere una buona alternativa ad altri tipi di interferone.
Pro e contro dell’ alemtuzumab
L’ alemtuzumab è stato approvato in Europa, Canada, Australia e America Latina
Negli ultimi anni, molti nuovi farmaci sono stati sviluppati per la sclerosi multipla recidivante remittente (SMRR). Uno di questi è alemtuzumab, noto anche come Lemtrada, che è stato approvato in Europa, Canada, Australia e America Latina. In particolare, all'inizio di quest'anno Istituto nazionale del Regno Unito della salute e cura NICE (National Institute of Health and Care Excellence) ha pubblicato una guida che raccomanda l’alemtuzumab come opzione per il trattamento della SMRR. L’alemtuzumab appartiene alla famiglia degli anticorpi monoclonali, che può impedire ad alcuni tipi di cellule immunitarie del sangue di entrare nel cervello e attaccare la mielina, che è la causa di danni nella SM. Viene somministrato via endovenosa per cinque giorni consecutivi e dopo un intervallo di 12 mesi per altri tre giorni consecutivi. Le infusioni di alemtuzumab sono poche grazie alla sua capacità di modificare permanentemente il sistema immunitario del corpo. L'efficacia, la tollerabilità e la sicurezza di alemtuzumab sono state valutate su persone con SMRR in tre principali studi clinici, tra il 2002 e il 2009 (CAMMS223, CARE-MS I, CARE-MS II). Questi tre grandi studi hanno coinvolto circa 1.800 persone con SMRR. Una parte di queste persone è stata trattata con alemtuzumab e un altra con interferone. Nel complesso, l’alemtuzumab è risultato significativamente più efficace dell’ interferone nel ridurre il numero di ricadute e il rischio di disabilità. Nonostante gli ottimi risultati in termini di efficacia, in uno degli studi, tre pazienti hanno sviluppato una grave malattia del sangue, la porpora trombocitopenica immuno-mediata. Inoltre, in molte persone trattate con alemtuzumab si sono manifestate altre malattie autoimmuni, come la tiroidite e la nefropatia. Facendo diminuire il numero di cellule del sistema immunitario in circolazione, alemtuzumab porta anche ad un aumento del rischio di infezione. Diversi casi di infezioni da herpes virus e altri tipi minori di infezione, sono stati osservati durante gli studi. Siccome alemtuzumab è efficace e il modo in cui viene somministrato ha un basso impatto sulla vita quotidiana dei pazienti, sembra una promettente alternativa ad altri farmaci per la SM, come l'interferone o il glatiramer acetato.
Purtroppo, la sua sicurezza non è stata ancora completamente valutata, e i suoi effetti a lungo termine sul sistema immunitario sono imprevedibili. Inoltre, a causa della gravità degli effetti collaterali, i pazienti potrebbero dover fare analisi del sangue e delle urine mensilmente per diversi anni dopo il trattamento con alemtuzumab, per evitare l'insorgenza di gravi malattie autoimmuni o infettive. Questi fattori dovrebbero essere presi in considerazione in caso di prescrizione di alemtuzumab.
Migliori marcatori per valutare il rischio di infezione PML
È stato proposto un nuovo test per misurare il rischio di infezione PML in persone con SM in trattamento con natalizumab
Natalizumab è un trattamento molto efficace per la SM. Ma alcuni persone trattate con natalizumab sviluppano la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML), una rara infezione del cervello che può portare alla morte o a grave disabilità. Non tutti quelli trattati con natalizumab hanno la PML, quindi è importante essere in grado di riconoscere coloro che sono a rischio. Per fare questo, i medici eseguono un esame del sangue per verificare la presenza di anticorpi contro il virus JC . La presenza di anticorpi anti-JCV indica un rischio maggiore di sviluppare la PML. In un nuovo studio condotto in California da Focus Diagnostics, i ricercatori hanno analizzato un nuovo test per gli anticorpi anti-virus JC in coloro che erano in trattamento con natalizumab durante gli studi clinici. In particolare, 71 campioni di sangue di persone in trattamento con Natalizumab che hanno sviluppato la PML, erano stati raccolti almeno sei mesi prima dell’ esordio della PML, nel 2012. I ricercatori hanno scoperto che questo test era più sensibile e più riproducibile rispetto al precedente nell’identificare le persone a maggior rischio di contrarre PML. Focus Diagnostics ha rilasciato il nuovo test, chiamato STRATIFY JCV TM DxSelect TM, nel 2013 e di recente i dati dello studio sono stati pubblicati. Questo test, che ha sostituito quello precedente, è realizzato in un piccolo numero di laboratori in tutto il mondo, che ricevono i campioni di sangue di pazienti Natalizumab da altri Paesi. Anche se il nuovo test sembra essere più efficace e affidabile di quello precedente, il numero di pazienti PML in cui è stato testato è basso. Sono necessarie ulteriori ricerche per prevedere in modo più accurato il rischio di PML nei singoli casi.
Biogen Idec sta raccogliendo maggiori dati provenienti da studi clinici e da collaborazioni da diversi centri SM in tutto il mondo. In Germania e in Spagna i ricercatori hanno studiato due nuovi marcatori di PML. I risultati devono essere ulteriormente valutati attraverso studi più ampi.
Nuovi marcatori per fermare l'infiammazione nella sclerosi multipla
Uno squilibrio nella produzione di due molecole può giocare un ruolo nell’ infiammazione SM
La sclerosi multipla è una malattia complessa caratterizzata da tre elementi: infiammazione, demielinizzazione e gliosi. L'infiammazione è una reazione del sistema immunitario che tenta di distruggere qualcosa riconosciuta come estranea e pericolosa. La demielinizzazione è la perdita della guaina mielinica, un tipo di isolamento delle fibre nervose, che permette la rapida diffusione di informazioni sensoriali e motorie lungo i nervi. La gliosi è dovuta ai cambiamenti nelle cellule gliali in risposta al danno del sistema nervoso centrale. La neuroimmunologia è la scienza che si concentra sulle molecole coinvolte nelle reazioni infiammatorie del sistema nervoso. La scoperta di queste molecole aiuta a migliorare il percorso diagnostico e a sviluppare nuovi farmaci per il trattamento della malattia neurologica. Recentemente, un gruppo di ricercatori messicani ha effettuato uno studio su due molecole, chiamate SOCS1 e SOCS3. Queste molecole sembrano essere coinvolte nell’infiammazione del sistema nervoso centrale nella SM. I ricercatori hanno misurato l'espressione di SOCS1 e SOCS3 nei leucociti - le cellule immunitarie responsabili del danno della mielina - e la loro associazione con la progressione della malattia dei pazienti. I risultati hanno mostrato una significativa riduzione della produzione di SOCS1 e un aumento della produzione di SOCS3 in pazienti con SM rispetto ai controlli sani. Ciò suggerisce che lo squilibrio nella produzione di queste due molecole può giocare un ruolo nell’ infiammazione SM. Trovare nuove molecole responsabili dell’ infiammazione cerebrale e del midollo spinale nella SM, renderà possibile la sviluppare nuovi farmaci specifici che bloccano queste molecole, arrestando così anche l'infiammazione. Ulteriori studi sono necessari in grandi gruppi di pazienti per chiarire il ruolo di SOCS1 e SOCS3 nella SM.
fonte: MSIF