È quanto emerso al simposio organizzato dalla European Charcot Foundation, nell’ambito del più importante confronto annuale in Europa sulla ricerca ed il trattamento sulla Sclerosi Multipla
Oggi la comunità scientifica, riunita a Goteborg per il 26° congresso dell’ECTRIMS, il più importante confronto annuale in Europa sulla ricerca ed il trattamento sulla Sclerosi Multipla, risponde, con un simposio dedicato organizzato dalla European Charcot Foundation (di cui è coordinatore il prof.O.R. Hommes) , alla domanda ‘CCSVI: correlazione con la Sclerosi Multipla?’
Ha coordinato l’incontro il prof. Giancarlo Comi e hanno presentato lo stato della ricerca i professori P. Zamboni, R. Zivadinov, F. Doepp, O. Kahn, cui sono seguiti interventi preordinati di M. P. Wattjes e C.B.Beggs e un dibattito con interventi dalla platea.
I principali esponenti degli studi finora realizzati hanno esposto i risultati ottenuti dalle loro sperimentazioni cercando di rispondere alle domande ancora aperte su questo argomento e che dividono la comunità scientifica: esiste la CCSVI? È la CCSVI una forma patologica indipendente? Si deve trattarla chirurgicamente? E’ una delle cause o un fenomeno che scaturisce dalla SM? E’ presente solo nella SM o anche in altre malattie neurologiche o addirittura in persone sane? Qual è il migliore test diagnostico per rilevare la presenza della CCSVI?
Il simposio di oggi e i risultati presentati hanno dato una svolta significativa verso un accordo comune della comunità scientifica portando tutti gli esperti presenti a concludere che, allo stato delle ricerche oggi disponibili, la CCSVI non è la causa della SM.
In base agli studi oggi disponibili, come già anticipato dal Prof. Zivadinov, i ricercatori hanno affermato che la CCSVI è presente in almeno il 25% dei sani, oltre ad essere presente anche in altre patologie neurologiche. Inoltre una ricerca italiana (Baracchini et al.), di cui sono stati anticipati i risultati, non ha evidenziato CCSVI nelle CIS, le forme iniziali di sclerosi multipla.
La variabilità riportata nella percentuale di prevalenza della CCSVI nella SM ha portato tutti gli esperti a concludere sulla necessità di definire delle linee guida sull’applicazione delle diverse tecniche diagnostiche (tra le altre la risonanza magnetica e la venografia) oltre alla tecnica di ecodoppler.
Come sottolineato durante l’incontro, per arrivare a risultati certi sulla prevalenza e sul significato della CCSVI è necessario realizzare studi su campioni di popolazione, sana e con SM, molto più ampi di quelli utilizzati fino ad oggi: risponde a questa esigenza, come ha affermato il professor Comi, lo studio multicentrico italiano promosso e finanziato dall’AISM.
Tutti gli esperti hanno concordato sulla necessità di disporre dei risultati di questi studi prima di proporre il trattamento endovascolare. Il professor Zamboni ha concluso la sua relazione affermando che gli interventi di trattamento devono essere condotti all’interno di studi controllati.
“La nostra Associazione insieme a tutte le persone con SM segue con estrema attenzione l’evolversi della conoscenza sulla CSSVI e delle sue implicazioni nella SM” ha affermato al termine dell’incontro il presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla prof. Mario Alberto Battaglia. “Il consenso raggiunto dalla comunità scientifica in questa occasione rappresenta un importante passo avanti per stabilire il ruolo della CSSVI nella sclerosi multipla. Il nostro impegno è far procedere tempestivamente lo studio multicentrico promosso e finanziato dalla nostra Fondazione per riuscire a dare risposte certe e sicure alle persone con SM entro un anno. Lo studio epidemiologico multicentrico permetterà di individuare l’eventuale sottogruppo di persone SM in cui venga accertata la presenza di CCSVI. Inoltre, come abbiamo ripetutamente affermato già dal mese di febbraio, confermiamo nuovamente la nostra disponibilità a contribuire al finanziamento dello studio clinico controllato promosso dalla regione Emilia Romagna. Lo studio ha l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza dell’intervento di angioplastica nelle persone con SM che presentano l’associazione con CCSVI. Sappiamo che l’angioplastica non è la cura della disabilità, ma è importante stabilire se e in quali persone con SM può migliorare la qualità della vita.”