Vivere la SM pone diversi ostacoli. Le persone possono trovare modi diversi per affrontare la malattia e ciò che comporta. La fede religiosa o la spiritualità influiscono? Uno studio cerca di capirlo
Vivere con la SM può essere impegnativo e le persone possono trovare modi anche estremamente diversi per affrontare non solo la malattia ma anche ciò che essa comporta. Questo studio ha esaminato se la fede religiosa o un approccio più spirituale alla vita avesse fatto la differenza nel vivere la SM.
Obiettivo di questa ricerca tedesca, pubblicata a dicembre sulla rivista Evidence Based Complementary Alternative Medicine (Faith as a resource in patients with multiple sclerosis is associated with a positive interpretation of illness and experience of gratitude/awe)è stato valutare se la fede religiosa o un approccio più spirituale alla vita potesse in qualche modo influenzare la convivenza delle persone con la SM.
Lo studio, che ha coinvolto 213 persone con SM tra i 18 e i 65 anni, con un livello di disabilità medio moderato, ha utilizzato come mezzo valutativo alcuni questionari riguardanti vari aspetti della loro vita e anche dei metodi e approcci che queste persone hanno utilizzato per affrontare la SM nella maniera più positiva possibile ed un questionario riferito alla loro vita religiosa e spirituale. In base ai risultati di questo ultimo le persone sono state divise in quattro gruppi : a) religiosa, ma non spirituale; b) non religioso ma spirituale; c) sia religioso che spirituale; d) ateo.
In particolare, nel questionario riguardante le pratiche spirituali e religiose venivano elencati i seguenti sottogruppi: pratiche religiose, tra cui pregare e frequentare la chiesa; pratiche umanistiche come aiutare gli altri; pratiche esistenzialistiche come trovare il senso della vita, auto-realizzarsi, , pratiche spirituali tra cui la meditazione e le discipline mente-corpo come lo yoga.
Dall’elaborazione dei questionari è emerso che il 31% dei partecipanti si considera religioso, mentre circa il 55% non si considera religioso. Circa il 29% di coloro che si consideravano religiosi l’affermazione "La mia fede è una roccaforte nei momenti difficili" è era vera e pertanto la fede ha un impatto importante nei periodi difficili della loro vita, mentre circa il 52 % ha respinto completamente tale affermazione . Solo il 6 % invece ha dichiarato di aver perso la fede a causa di esperienze diverse nella vita.
In conclusione è emerso che coloro che vedono/vivono la loro religione come una roccaforte in tempi difficili sono più propensi a rivalutare la loro vita, mostrare maggiore gratitudine, sperimentare e valorizzare la bellezza nella vita, avere un atteggiamento più positivo e consapevole della vita. I ricercatori commentano che, comunque, la fede non è indicata come un mezzo per ottenere la guarigione ma per riflettere maggiormente su ciò che veramente deve essere considerato più importante nella propria vita e per affrontare la vita così come essa è.
Tuttavia, non è stata osservata alcuna relazione tra questa considerazione e gli altri parametri presi in considerazione come per esempio il punteggio EDSS o la presenza di altri sintomi come la fatica. Le persone che erano state individuate come atee erano meno propense a riflettere su ciò che era essenziale nella vita o per apprezzare e valorizzare la vita.
Faith as a resource in patients with multiple sclerosis is associated with a positive interpretation of illness and experience of gratitude/awe.
Büssing A, Wirth AG, Humbroich K, Gerbershagen K, Schimrigk S, Haupts M, Baumann K, Heusser P. Evid Based Complement Alternat Med. 2013;2013:128575. doi: 10.1155/2013/128575. Epub 2013 Nov 10.