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21/09/2014

Una ricerca svela come il sistema nervoso centrale si mantiene giovane

Una ricerca finanziata da Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da AISM e dalla sua Fondazione e dalla Fondazione Cariplo svela come il sistema nervoso centrale si mantiene giovane e individua un nuovo meccanismo per potenziare il riparo della guaina mielinica nel cervello anziano e nelle patologie demielinizzanti come la sclerosi multipla.

 

Le alterazioni della mielina non solo causano malattie molto gravi come la sclerosi mltipla, ma contribuiscono al declino cognitivo durante l’invecchiamento.
E’ però possibile alterare questo processo. I progenitori degli oligodendrociti - cellule che generano la mielina - si comportano come cellule staminali e proliferano attraverso una divisione asimmetrica, generando due cellule figlie gemelle ma già diverse e predestinate alla nascita: una rimarrà progenitore e continuerà a dividersi, mentre l’altra procederà verso la produzione di mielina. Agendo sui meccanismi che regolano questa divisione è possibile quindi ri-determinare il destino delle cellule, “reindirizzandole” allo scopo di aumentare il numero di quelle che maturando generano la mielina.

 

Sono questi i risultati della ricerca guidata Enrica Boda e Annalisa Buffo del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) dell’Università di Torino in collaborazione con i ricercatori dell’Università Statale e del CNR di Milano (rispettivamente Maria Pia Abbracchio e Patrizia Rosa) e dell’Università di Basilea.

 

“Uno studio importante - sottolineano le ricercatrici - perché offre un nuovo meccanismo bersaglio per interventi farmacologici utili a contrastare l'invecchiamento e le malattie neurologiche come la Sclerosi Multipla e l’ictus, nelle quali il bilancio tra produzione di progenitori e di cellule che possono differenziarsi producendo mielina è alterato e provoca un danno al sistema nervoso”. 

 

La ricerca - pubblicata sulla rivista scientifica internazionale GLIA - è finanziata da Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da AISM e dalla sua Fondazione e da Fondazione Cariplo. Il lavoro di Enrica Boda, la giovane ricercatrice del NICO-Università di Torino che ha condotto lo studio, è stato invece sostenuto dall’Accademia dei Lincei e dalla Fondazione Veronesi.

 

Lo studio ha inoltre rivelato che l’ambiente nel quale la cellula nasce (cervello giovane o anziano, sano o malato) ne influenza fin da subito il destino. Infine, i ricercatori hanno scoperto che la diversità tra le due cellule figlie non dipende - come accade per le staminali vere e proprie - da fattori presenti nella cellula madre, ma dalla capacità delle cellule figlie di “silenziare” i caratteri ereditati dalla madre e “accendere” l’espressione di geni associati al differenziamento. Questa ricerca apre quindi la strada alla possibilità di intervenire farmacologicamente su alcuni bersagli molecolari presenti nelle cellule figlie fin dai primi istanti della loro vita, indirizzandone il destino prima che la loro identità cellulare - progenitore o mielinizzante - si fissi irreversibilmente.