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«Abitare la propria vita, e non tenere troppo aperta la porta della paura»

Come è andato il lungo isolamento dei mesi scorsi, quali emozioni e quali pensieri ci possono guidare nel ripartire? Ne abbiamo parlato con Fiamma Satta, giornalista, scrittrice e blogger.

17/06/2020

Fiamma ha la SM dal 1993. Ogni settimana, per la Gazzetta dello Sport, firma “Diversamente aff-abile”.  . Dal 2019 propone su Geo-Rai3 “A spasso con te”, una serie di passeggiate “al sapore di inclusione” in cui personaggi noti della cultura e dello spettacolo visitano luoghi a loro cari con lei - e con la sua carrozzina -, suggerendo un altro modo di presentare la disabilità in televisione. Oggi ha fatto una "passeggiata" di parole ed emozioni con noi.

 

Buongiorno Fiamma, come hai vissuto questi lunghi mesi di “confinamento” forzato?

Come tante persone che la sclerosi multipla ha messo su una carrozzina, ero “allenata” da anni a stare un po’ più in casa. Da anni, la mia casa è un luogo prezioso. La amo molto: ho i libri, i dvd della mia videoteca, a casa leggo, scrivo, lavoro. Stare a casa non mi spaventava neanche prima della pandemia e l’obbligo di restarci in questi mesi non mi ha destabilizzata troppo. Ma…

 

Ma?

Questa situazione, che non è solo personale, ma mondiale, opera sul singolo individuo, su di me come su tutti, una pressione, un condizionamento, una paura, che erode e corrode. Fortunatamente, sono stata abbastanza bene, tranquilla. Ma la preoccupazione per i miei cari, per le persone che muoiono, per l’emergenza, per quello che continua a succedere nel mondo, è sempre presente. L’animo è oppresso, anche se stai bene in casa, anche se stai bene, tra virgolette, in salute.

 

Quanto tempo sei rimasta chiusa in casa?

Ho fatto una “sessantena”, due mesi esatti sigillata dentro casa. E sono anche privilegiata: vivo praticamente da sola in una casa grande, con un balcone ampio, affacciato sugli alberi e sul Tevere che scorre sotto. C’è chi fa la spesa per me, chi cucina e sistema casa, chi si prende cura di me. Anche a me, come a tutti, sono mancate le passeggiate, soprattutto le mie “passeggiate d’autore”, l’incontro con la bellezza che è lì fuori, e ti viene incontro se tu le vai incontro. Ora, finalmente, ho ripreso a “girare” un nuovo ciclo di passeggiate per la prossima stagione.

 


La passeggiata di Fiamma al Bioparco di Roma, a dicembre 2019, accompagnata da Sveva Sagramola

 

Quanta paura hai avuto, in questi mesi?

Tanta. Per me, per tutti noi che siamo più fragili nella salute, avendo la SM. Coronavirus o non Coronavirus, avere qualche linea di febbre mi toglie quel poco di autonomia che mi guadagno giornalmente coi denti, con la fisioterapia, con l’esercizio. Quando ho una piccola febbre vengo messa fuori gioco, quasi non riesco nemmeno ad andare in bagno da sola. Immagina cosa vuol dire temere ogni giorno che questo possa accadere. Questo dramma mondiale, nella mia testa, ha aperto una porta, che tengo un po’ chiusa, dietro cui c’è l’orrore. L’orrore che se avessi una semplice influenza avrei comunque bisogno che qualcuno venisse ad assistermi a casa. E se prendessi il Coronavirus e dovessi essere ricoverata, avrei finito di avere rapporti con le persone che si prendono cura di me, anche i miei familiari.

 

I pensieri difficili arrivano anche dentro una casa amata …

Sempre. Non ho mai smesso di pensare a chi è andato in Ospedale ed è stato totalmente da solo, per giorni e giorni. Per non parlare delle persone che in Ospedale sono morte, sole. Questa è la porta dietro cui c’è quel groviglio di paure che ho. E che cerco di tenere a distanza.

 

Coronavirus o non Coronavirus, come dicevi tu, come si ricomincia a vivere?

Sicuramente bisogna sviluppare la capacità di adattamento, una nuova. Ma noi persone con SM questa capacità di adattamento ce l’abbiamo: abbiamo imparato a sviluppare la pazienza,  l’ottimizzazione delle risorse. Ci siamo allenati per anni. Resta il fatto che questa situazione, se rende tutto drammaticamente difficile per tutti, per noi che abbiamo la SM è ancora più dura. Anche mettere e togliere la mascherina, anche respirare … Non sono ancora i giorni delle temperature a 40 gradi, poi non so come riusciremo. Ma bisogna assolutamente adattarsi.

 

E come si fa?

Ti risponderei con una frase di Pascal: «tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera». Prima di tutto, anche adesso che ricominciamo a uscire, sarà fondamentale rispettare quelle stesse regole che ci hanno messo un po’ al sicuro dentro casa. Se non rispettiamo insieme le regole che tutelano tutti e ciascuno, non ne usciremo. Poi, quella di Pascal è anche una frase metaforica: ognuno di noi può vivere senza lasciarsi travolgere dalla paura e dalla preoccupazione solo se ha imparato a stare bene con se stesso, ad abitare la propria vita con amore. Vivere non è avere bisogno di fare 800 miliardi di attività, ma prima di tutto è riuscire a stare tranquilli con se stessi, senza fuggire da ciò che si è.