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Bilancio Sociale, sostenibilità e comunicazione #2

Prosegue l’incontro con Rossella Sobrero, Presidente di FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, sul valore della rendicontazione sociale ,cui AISM e tutti gli Enti del Terzo Settore sono chiamati ogni anno. Leggi la prima puntata. La seconda parte mette a fuoco due dimensioni essenziali in ogni bilancio sociale: la sostenibilità e la comunicazione. Perchè “ogni comunicazione, anche il bilancio sociale, deve essere l’inizio di un incontro, di una relazione, di un processo”.

03/02/2020

Come dice lo psichiatra Paolo Crepet «dovresti imparare che la vita, come l'amore, è l'unico business il cui bilancio deve finire in rosso: bisogna dare tutto senza calcolare ciò che ci viene riversato». Viene sempre, nella vita, il tempo per capire se siamo arrivati dove volevamo arrivare, se siamo riusciti a dare tutto quanto era nelle nostre possibilità e se questa continua a essere una scelta sostenibile.

A ben pensarci, anche un’organizzazione come AISM, associazione di persone, all’inizio di un nuovo anno, mentre è alle prese con la stesura del nuovo Bilancio Sociale, è chiamata a mettere al centro la persona, ogni persona incontrata e coinvolta, per fare un bilancio serio sulla «sostenibilità» delle scelte, dei progetti e del modello di organizzazione su cui si basa.

Ne abbiamo parlato con Rossella Sobrero, attuale Presidente FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), l’organizzazione che indice ogni anno l’Oscar dei Bilanci Sociali per tutte le organizzazioni for profit e non profit,

 

Rossella, ormai il grande tema della rendicontazione è legato alla sostenibilità e agli obiettivi si sviluppo sostenibile (SDGs) indicati dall’Agenda ONU 2030. Il tema della sostenibilità è solo una moda o rappresenta invece un seme potente e ineludibile del cambiamento? Quali le sue fondamenta?

 

Tra i molti aspetti fondamentali che, in tema di sostenibilità, riguardano qualsiasi tipo di organizzazione, grande o piccola, profit o non profit, metterei al centro l’attenzione ai collaboratori. Se anche un’azienda realizzasse operazioni eccellenti per la comunità e per l’ambiente, ma non valorizzasse, non trattasse bene, non pensasse concretamente al benessere dei propri collaboratori, a mio avviso non la si potrebbe definire sostenibile fino in fondo.

 

Cosa vuol dire in particolare per una ONLUS stare in questo scenario?

 

Credo che sia il tempo anche per le organizzazioni non profit di fare una seria riflessione proprio sul tema dei collaboratori e dei dipendenti. Dico una cosa scomoda: molte associazioni del Terzo Settore non hanno sempre un rapporto trasparente, corretto, valorizzante nei confronti dei propri collaboratori. Un’organizzazione che nasce con obiettivi sociali deve tenere il proprio collaboratore al centro delle strategie e delle scelte associative È indispensabile applicare come regola inderogabile l’attenzione alla crescita, alla soddisfazione, al benessere del proprio dipendente e tenere sempre un rapporto trasparente, corretto e valorizzante nei confronti dei propri collaboratori Fare in modo che il dipendente diventi un po’ più protagonista della vita associativa richiede allo stesso collaboratore un maggiore impegno, ma questa è anche la via giusta per l’evoluzione e il miglioramento dell’organizzazione.

 

L’attenzione all’engagement, al coinvolgimento, non vale anzitutto per i volontari, in un’associazione che si basa in maniera preponderante sul loro apporto?

 

Anche rispetto ai volontari l’associazione deve agire allo stesso modo ed essere capace di ingaggiarli e coinvolgerli in profondità. Ma è un processo diverso, perché in questo caso si tratta di persone che mettono a disposizione del tempo in modo gratuito e volontario.

 

“Persona”, nel suo significato latino, significa “risuonare”: non esiste persona senza comunicazione. Qual è, precisamente, il valore di una comunicazione trasparente e il ruolo che può giocare per ingaggiare gli stakeholder di un’organizzazione come AISM?

 

Le persone non sono un “target”, ossia un bersaglio da colpire. Chi comunica non deve essere un cacciatore che colpisce un obiettivo ma un giardiniere che coltiva delle relazioni. Spesso, nel mondo del profit ma anche nel non profit, si adotta una comunicazione di tipo “push”: attraverso uno spot tv, un annuncio stampa, un’affissione, ciascuno spinge il proprio potenziale “bersaglio” ad acquistare un prodotto-servizio, oppure – nel caso del non profit - a fare una donazione come a devolvere il cinque per mille. Credo che invece la comunicazione debba diventare “pull”, ossia considerare anzitutto chi sono le persone con cui si vuole entrare in rapporto e farle entrare in una relazione significativa con la propria organizzazione. A tal fine bisogna imparare a usare con continuità modalità e strumenti di confronto e dialogo. Oggi con i social network o con varie piattaforme di interazione è più semplice e realistico riuscirci.

 

Cosa significa?

 

Non è più il tempo in cui un’associazione si limita a indirizzare un messaggio in cui si auto-dichiara importante ed efficace e chiede sostegno per la propria causa. Ogni comunicazione, anche il Bilancio sociale, deve essere l’inizio di un incontro, di una relazione, di un processo. Questo approccio di “stakeholder engagement”, di coinvolgimento del proprio stakeholder, è qualcosa di più e di diverso rispetto al ‘colpire’ un bersaglio con un’emozione e spingerlo a un atto singolo di donazione. Tante organizzazioni ne stanno capendo l’utilità.

 

Perché?

 

Oggi siamo tutti “consum-autori”: abbiamo dei blog, scriviamo sui social, mandiamo messaggi alle organizzazioni, mettiamo nero su bianco il nostro pensiero per entrare in relazione. Non si può non tenere conto di questo cambiamento epocale. Il dialogo tra un’organizzazione e i suoi pubblici di riferimento, se si ha il coraggio di praticarlo con costanza, può essere veramente costruttivo.

 


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Chi è Rossella Sobrero

Presidente di FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) da giugno 2019, Rossella Sobrero si occupa di comunicazione sociale da molti anni. È docente di Comunicazione pubblica e sociale all’Università degli Studi di Milano e di Marketing non convenzionale all’Università Cattolica di Milano. Nel 2002 ha fondato Koinètica, prima realtà in Italia dedicata alla responsabilità sociale d’impresa. .Dal 2005 è tra gli organizzatori del “Salone della CSR e dell’innovazione sociale”, il più importante evento in Italia sulla sostenibilità.