Nel mese di aprile 9 – 16, 2011 oltre 10.000 ricercatori e neurologi di tutto il mondo si sono incontrati presso il 63 ° Meeting Annuale della American Academy of Neurology (AAN) a Honolulu, Hawaii. Leggi il focus sulle terapie
TERAPIE IN SPERIMENTAZIONE
Laquinimod
I primi risultati dello studio clinico internazionale di fase III condotto sul Laquinimod (Teva Pharmaceuticals) nella SM recidivante-remittente sono stati presentati da Giancarlo Comi, (Università di Milano).
Un altro ampio studio su questa terapia è attualmente in corso di realizzazione.
I risultati presentati hanno evidenziato che:
- dopo due anni il laquinimod ha ridotto del 23% il tasso annuale di ricadute in coloro che avevano completato la sperimentazione rispetto a coloro che erano stati trattati con placebo
- altri obiettivi secondari comprendevano la riduzione del rischio di progressione della malattia (36%) e l’atrofia cerebrale (33,8%) oltre alla riduzione dell'accumulo di lesioni cerebrali rilevate alla risonanza magnetica (RM);
- non sono state riportate gravi infezioni, gli eventi avversi più comuni sono stati mal di schiena e dolori addominali, e aumenti degli enzimi epatici, ma nessun danno epatico grave è stato segnalato.
SM primariamente-progressiva
Una presentazione di Xavier Montalban, (Ospedale Universitario Vall d'Hebron, Barcellona) e colleghi ha descritto uno studio clinico internazionale di fase III sull’ocrelizumab (Roche e Biogen Idec), anticorpo monoclonale simile al rituximab che ha come obiettivo immunitario i linfoticidi di tipo B, che coinvolgerà 630 persone con sclerosi multipla primariamente progressiva primaria. Tale studio è denominato ORATORIO ed è in corso di sviluppo anche un ulteriore studio sulla forma recidivante remittente.
TERAPIE ATTUALMENTE UTILIZZATE
Molte presentazioni erano incentrate su follow-up di sicurezza ed efficacia di terapie già approvate e in utilizzo, tra queste:
Glatiramer acetato (Copaxone®)
Un poster di un gruppo d ricerca internazionale ha presentato i risultati di un follow-up dello studio clinico denominato PreCISe, che aveva evidenziato come il glatiramer acetato potrebbe essere in grado di ritardare il passaggio dalla forma clinicamente isolata (CIS) allo sviluppo della SM definita.
In particolare:
- dopo che le persone, trattate con placebo, avevano un secondo episodio di malattia che confermava la diagnosi della SM, essi passavano all’assunzione del glatiramer acetato;
- cinque anni dopo l’inizio dello studio originale, il rischio di sviluppare una SM definita era ridotta del 41% in coloro che avevano ricevuto il glatiramer acetato già dall’inizio (trattamento precoce) e inoltre coloro che avevano ricevuto il trattamento precoce rispetto al trattamento ritardato (iniziato dopo seconda ricaduta) avevano un carico di malattia alla RM minore e una minore atrofia cerebrale.
Interferone beta-1b (Betaferon®)
Un poster presentato da un altro gruppo internazionale ha analizzato le condizioni cliniche di 372 persone con SM che avevano partecipato 21 anni fa ad uno studio clinico controllato condotto su interferone beta-1b, riuscendo a identificare le condizioni del 98,4% dei partecipanti allo studio originale, un terzo dei quali era stato trattato con placebo.
Questa alta percentuale da importanza alla presentazione dei dati che è stata fatta:
- dopo 21 anni, il 21,8% dei partecipanti era deceduto per cause diverse;
- coloro che erano stati trattati con interferone durante lo studio avevano più probabilità di essere vivi a 21 anni e oltre rispetto a coloro che erano stati trattati con placebo;
- i ricercatori hanno concluso che sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire e comprendere le basi biologiche che hanno portato a questi risultati.
Diversi studi sono stati presentati sul rapporto tra natalizumab e comparsa della leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) e se il dosaggio su sangue degli anticorpi antivirus JC possa predire il rischio di sviluppare la PML.
- Meena Subramanyam, (Biogen Idec) e colleghi hanno focalizzato la loro ricerca su campioni di sangue o siero prelevati da 25 persone con SM prima di sviluppare la leucoencefalopatia multifocale progressiva. Tutti i campioni sono risultati positivi al virus JC con un test di laboratorio di due fasi per la valutazione anticorpale.
- Lucia Moiola, (Ospedale Universitario San Raffaele, Milano) e colleghi hanno utilizzato il test di laboratorio di due fasi per determinare la prevalenza degli anticorpi per il virus JC in 376 persone trattate con Tysabri®, individuate in Italia in uno studio supportato da Biogen Idec ed Elan. Circa il 57% dei partecipanti aveva anticorpi, inoltre le donne avevano tassi anticorpali più bassi rispetto agli uomini (52% vs 68%).
- L’azienda farmaceutica Biogen Idec produttrice del natalizumab sta conducendo studi su larga scala per determinare se tali anticorpi possano essere utilizzati come predittori del rischio individuale di sviluppare la PML.
- Ralf Gold,(Ruhr-University Bochum, Germania) e colleghi hanno descritto gli esiti di quelle persone che hanno sviluppato la leucoencefalopatia multifocale progressiva e sono sopravvissute (4 marzo 2011, 81 su 102 sopravvissuti). In generale le persone ancora vive erano più giovani rispetto agli altri ed inoltre, la diagnosi di leucoencefalopatia multifocale progressiva era stata più veloce. Gli autori concludono che una diagnosi precoce di PML e una gestione aggressiva della PML e della Sindrome Infiammatoria da Immuno-Ricostituzione IRIS possono migliorare gli esiti della PML.