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"Di fronte ai pregiudizi togliamo i paraocchi"

 

Parlando di disabilità, va detto che pregiudizi e stereotipi si respirano anche nelle redazioni di TG e quotidiani; non sono solo a casa di chi ci legge o ci segue. Il “bello” è che noi giornalisti di questi stereotipi legati al tema della disabilità non ci accorgiamo neppure più. 

 

16/06/2021

 

Parlando di disabilità, va detto che pregiudizi e stereotipi si respirano anche nelle redazioni di TG e quotidiani; non sono solo a casa di chi ci legge o ci segue. Il “bello” è che noi giornalisti di questi stereotipi legati al tema della disabilità non ci accorgiamo neppure più. 

 

Sono talmente ingombranti, questi pregiudizi, che prevaricano qualunque storia e qualunque valore. Il tema della disabilità, per esempio, lo esprimiamo volentieri attraverso registri di pietismo, sensazionalismo e buonismo: sono quasi sempre questi gli aspetti che decretano a priori il valore di una storia. 

 

Non ci credete? E allora spiegatemi perché una persona che usa la carrozzina (che tra paretesi è uno strumento insostituibile perché ti permette di fare tutto quello che vuoi e ti rende libero), in linea di massima viene presentata come “costretta su una sedia a rotelle” ? Perché di un atleta paraolimpico si parla come di un eroe e non come un “semplice” campione ? 

Perché la disabilità viene rappresentata quasi sempre come un elemento che è capace di caratterizzare situazioni estreme. Sia in positivo sia negativo, senza considerare gli aspetti comuni della vita quotidiana. 

 

Di disabilità si parla non come normale evento della vita (che tra l’altro nel mondo riguarda più di 37 milioni di individui) ma come eccezione, come fatto fuori del comune. Beh, non è così: la carrozzina di Roosvelt non ha mai parlato per suo conto; la cecità di Andrea Bocelli non inficia in nessun modo la sua vocalità di cantante, né la sua umanità.  

 

L’handicap, si sa, vale sempre una notizia: ottiene il premio del buonismo, genera curiosità (a volte persino morbosa): vince quasi sempre perché fa sentire più fortunato chi la legge. Persino migliore. 

 

E infatti di disabilità si parla prevalentemente in termini positivi, come fonte di arricchimento o all’interno di una cornice di amicizia, generosità, eroismo. Quando se ne parla? Quando vengono affrontati aspetti medici (riabilitazione, percorsi terapeutici e sanitari, ricerca); quando si seguono temi su barriere architettoniche e isolamento sociale, quando si parla lavoro e in maniera residuale quando si affronta il tema del genere. 

 

Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019, su 48.854 notizie a tema sociale apparse su TG italiani, solo l’1,2 per cento ha riguardato il tema della disabilità, presente in 647 notizie.  5.387 (11%) hanno raccontate storie di persone anziane e giovani, spesso vittime o carnefici di episodi di violenza e criminalità. Gli scontri politici e le questioni sociali relative ai flussi migratori hanno generato 4.556 notizie (9,3%) in cui i protagonisti e le protagoniste sono stati identificati sulla base dell’etnia. Nel 63,5% dei casi le notizie hanno trattato fatti criminali, in prevalenza violenze contro le donne. Se ne parla più o meno solo in questi termini. Anche se è una categoria complessa, che ha un ventaglio di discussione ampissimo e poco raccontato. Pochi raccontano le storie e la vita degli “invisibili”, in pochi fanno comunicazione inclusiva. In pochi usano parole corrette. 

 

E da sempre, il disabile viene raccontato come l’eterno ragazzo, asessuato, che non ha diritto né a una propria identità, né a una famiglia o a una vita sua, come persona fragile che “soffre” e che va compatita o al contrario come eroico, esempio magnifico per tutti. Se lo incontriamo siamo persino tentati a dargli del tu, trattandolo come un bambino un po’ cresciuto

 

Eppure, messi da parte luoghi comuni e stigmi, se diamo uno sguardo “onesto” alla nostra società, scopriamo che i disabili sono “belli”, intelligenti, plurilaureati e pure “stronzi” : sanno fare e parlare di qualunque cosa, proprio come le persone normali.

 

E allora perché non provare a farli parlare di sé, della loro vita, della loro professione? Togliamoci i paraocchi: è una cosa che si può fare, basta cominciare a scardinarli i pregiudizi culturali che circondano il mondo della disabilità. Una volta cominciato, non ci si può fermare. Perché il mondo va avanti. Non c’è nulla di oscuro, drammatico o infelice in chi danza con una stampella o mette in fila 2 ori ai campionati mondiali di handbyke. C’è impegno. Lo stesso che metto a essere me stessa, giornalista, sino in fondo, con l’impegno a scrivere più titoli positivi che negativi, a raccontare meglio la vita, soprattutto quella di chi è invisibile.  

 

 

Progetto IDEA

 

 

AISM, la Rete RED, il progetto I˃DEA

In questa strada lunga, dentro la rete delle associazioni italiane impegnate sul campo, si sta muovendo anche AISM, come spiega Marcella Mazzoli (Direttore Gestione Sviluppo Rete Territoriale AISM, responsabile del progetto I>DEA): «Tanto nella prevenzione, nella condivisione di una consapevolezza diffusa sugli stereotipi sia di genere che sulla disabilità, nella costruzione di una cultura attenta a percepire se c’è maltrattamento e violenza, a livello psicologico, fisico, economico, come soprattutto nella rete di supporto per dare sostanza all’uscita dalla violenza, che nel caso della donna con disabilità deve prevedere garanzie di funzionamento a monte che le facilitino la scelta di cambiamento e la rassicurino, le Associazioni come AISM possono lavorare tanto. E noi lo stiamo facendo, insieme alla rete RED , (Rete Empowerment Donna), un gruppo di 100 donne volontarie dell’Associazione, con e senza SM, impegnate a essere in tutti i territori “antenne” e “attiviste”, grazie al progetto I>DEA, per sostenere altre donne in specifici percorsi di sostegno ed empowerment in casi di discriminazione e violenza». Il progetto è cofinanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche Sociali – DG Terzo Settore e RSI Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore - art. 72 del D.Lgs 117/2017 - Avviso n. 1/2018.

 

Qui tutte le informazioni sul progetto I˃DEA e il calendario del ciclo di webinar proposti nel 2021 sul tema delle donne e della discriminazione multipla, dei Centri antiviolenza, del lavoro.

 

I prossimi incontri, cui si può ancora iscrivere:

 

17 giugno ore 17,30-19,00

Donne: il linguaggio del rispetto - Il linguaggio, la comunicazione, le parole tossiche
Intervengono: Marcella Mazzoli , AISM - Stefania Dondero, AISM - Enrica Marcenaro, AISM - Graziella Priulla, ex Docente di Sociologia dei Processi Culturali all'Università di Catania - Dipartimento di scienze politiche e sociali.

 

10 luglio 2021, 10.00 – 11.30

Storie di empowerment - Storie e percorsi, testimonianze, esperienze a cura di Differenza Donna, CAV e Rete RED 

Intervengono: Marcella Mazzoli, AISM - Stefania Dondero, AISM