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08/11/2015

ECTRIMS 2015. Highlights di ricerca clinica: SM ricadute e remissioni

Dal 7 al 10  ottobre 2015 si è svolto a Barcellona l’ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) il più grande Congresso annuale internazionale dedicato alla ricerca di base e clinica nella sclerosi multipla. Molte le ricerche interessanti presentate quest’anno al Congresso che ha visto la partecipazione di oltre settemila fra ricercatori, medici, infermieri e altre figure professionali. Gli highlights della ricerca clinica sono stati presentati dal dottor Jaume Sastre Garriga di Barcellona.
Leggi di seguito quelli riguardanti le forme di SM a ricadute e remissioni.

 

NATALIZUMAB e rischio PML
Natalizumab è un trattamento altamente efficace per la gestione della SMRR. Tuttavia, il suo impiego è limitato dalla suscettibilità alla leucoencefalopatia multifocale progressiva (PLM) in persone con precedenti trattamenti immunosoppressivi o esposizione al virus JC. Due studi hanno valutato il rischio di sviluppare questa patologia.

 

Nel tentativo di ridurre i rischi, il primo studio ha analizzato l’ipotesi che la somministrazione meno frequente del farmaco possa essere ancora adeguata per escludere le cellule T auto-reattive dall'entrata nel sistema nervoso centrale, e sufficientemente permissiva per abilitare i linfociti normali nel sistema nervoso centrale a rimuovere il virus JC. Le persone provenienti da 9 centri americani sono state monitorate ogni 6 mesi per valutare il tasso annuale di ricadute, frequenza di uso di steroidi, nuove lesioni in T2 e lesioni captanti il gadolinio T1, tasso libero da malattia. L’estensione del trattamento di natalizumab fino a otto settimane si è dimostrato sicuro ed efficace per la SM mantenendo basso il rischio di PML nelle persone con sclerosi.

 

I ricercatori del secondo studio, riguardo il rischio di PML in persone trattate con natalizumab, avevano precedentemente riportato che persone con bassi livelli di L-selectine hanno maggior rischio di sviluppare la PML. In questo nuovo lavoro, una collaborazione tedesca, italiana e francese, hanno stratificato il rischio PML in modo prospettico e retrospettico, utilizzando come parametri l’indice degli anticorpi anti-JCV e la L-selectina (CD62L). Questo studio ha verificato e integrato entrambi i parametri in un unico algoritmo applicabile per la stratificazione del rischio. I risultati hanno mostrato che l’algoritmo di rischio che incorpora entrambi i biomarcatori è più efficace e potrebbe ridurre fortemente l'incidenza della PML.

 

NATALIZUMAB versus FINGOLIMOD
Sono stati segnalati due studi osservazionali che hanno analizzato l’attività di malattia in persone trattate con natalizumab o con fingolimod con metodologia simile ma con risultati differenti. Sia il fingolimod che il natalizumab sono stati approvati nei Paesi europei come trattamenti di seconda linea per persone con SM recidivante-remittente (SMRR) che non rispondono al trattamento di prima linea o in persone con malattia in rapida evoluzione. Tuttavia, ad oggi, nessuno studio randomizzato controllato ha confrontato l'efficacia e risultati dei due trattamenti con studi osservazionali. 

 

Il primo studio, danese, ha analizzato 1201 persone con SMRR casi inclusi nel Registro danese dei quali 531 sono stati trattati con natalizumab e 670 con fingolimod. All’inizio i dati sembravano in favore di fingolimod ma utilizzando il punteggio di propensione (parametro di abbinamento statistico di regressione lineare) non hanno trovato nessuna differenza, tra l'attività di malattia in persone trattate con natalizumab o con fingolimod. Questo parametro statistico si è dimostrato efficace nel ridurre o eliminare variabili che possono dare falsi risultati e può aiutare nella scelta tra i due trattamenti.

 

Il secondo studio, francese, ha confrontato l’efficacia dei trattamenti con natalizumab e fingolimod analizzando i risultati clinici e di risonanza magnetica in persone con SMRR di 27 centri SM partecipanti al follow-up di coorte francese dal titolo OFSEP. I dati di 326 persone trattate con natalizumab e 303 con fingolimod sono stati raccolti in modo prospettico. L'analisi statistica è stata effettuata utilizzando due metodi diversi. I risultati di questo studio osservazionale sono in favore di natalizumab rispetto a fingolimod, nel diminuire l'attività di malattia valutata con ricadute e nuove lesioni di risonanza magnetica entro il primo anno di il trattamento dopo l’esordio.

 

OCRELIZUMAB nella SMRR
Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio i linfociti B CD20+, cellule del sistema immunitario che sembrano essere coinvolte nella sclerosi multipla. Il farmaco è stato testato in due studi di fase III: Opera I, Opera II. Gli studi Opera I e Opera II, che hanno coinvolto circa 1.600 persone con SMRR, hanno mostrato che ocrelizumab è più efficace dell’interferone beta-1a nelle forme recidivanti remittenti e ha un buon profilo di sicurezza. Ocrelizumab è risultato efficace nel ridurre il numero di ricadute annuali, lesioni cerebrali e progressione delle disabilità, e per la SMRR costituirà una nuova possibile opzione terapeutica, sempre da valutare con il proprio neurologo.

 

ALEMTUZUMAB nella SMRR
Lo studio CARE MS I ha analizzato la riduzione di perdita di volume cerebrale in persone con SMRR trattate con alemtuzumab. I risultati ottenuti hanno dimostrato che alemtuzumab rallenta la perdita di volume cerebrale del 42% rispetto all’interferone beta 1. Inoltre, le analisi condotte dopo 5 anni sul gruppo trattato con alemtuzumab (le persone hanno ricevuto il trattamento solo per due anni) hanno dimostrato una perdita di volume cerebrale minore rispetto alle analisi condotte dopo 2 anni nel gruppo trattato con interferone beta 1.

 

Valutazione degli effetti del TERIFLUNOMIDE nella SMRR
Nello studio TEMSO di fase III, teriflunomide (14 mg) ha mostrato di ridurre significativamente il rischio di progressione della disabilità nei pazienti con SM recidivante remittente (un'osservazione replicata in un secondo studio, TORRE) e ha dimostrato effetti dose-dipendente significativi sui marcatori di risonanza magnetica lesionali di attività di malattia rispetto al placebo. In una precedente analisi aveva mostrato una certa variabilità tra i centri di risonanza magnetica, relativi alla perdita di volume cerebrale totale. L’obiettivo di questa nuova analisi è stata di valutare l'effetto della teriflunomide nel ridurre la perdita di volume cerebrale nella SMRR utilizzando il metodo SIENA, una tecnica di registrazione automatizzata utilizzata in molti altri studi sulle terapie modificanti la malattia. I risultati hanno dimostrato che la teriflunomide riduce il tasso di atrofia cerebrale del 36,9% rispetto al placebo. Questi risultati, che costituiscono una misura oggettiva, sono in linea con i dati precedenti sulla capacità trattamento di ritardare la progressione della disabilità nei pazienti con SMRR.

 

Studio di fase II: MT-1303 nelle SMRR
Lo studio Momentum di fase II  randomizzato in doppio cieco, ha valutato MT-1303, un uovo modulatore del recettore sfingosina 1 fosfato (S1P1),su persone con  SMRR con EDSS tra 2,5 e 2,8. Sono stati presentati i risultati preliminari a 24 settimane. In particolare 415 persone sono state randomizzate in 4 gruppi a ricevere o placebo o il farmaco a tre diverse concentrazioni 0,1-0,2-0,4 mg.  L’ MT-1303 dopo attivazione (viene fosforilato in vivo) agisce come un antagonista del recettore S1P1. Ha anche una bassa attività su S1P3 quindi con potenziale effetto brachicardico. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa  delle percentuali di lesioni T1 e del numero totale di nuove o più grandi lesioni T2 rispetto al placebo soprattutto alle dosi più alte di farmaco. Inoltre, MT-1303 ha mostrato un’attività significativa, sempre alle dosi più alte, sul tasso annuo di ricaduta (ARR) e molte persone non hanno avuto ricadute nel periodo dello studio. Lo studio ad oggi è limitato solo a 24 settimane e in un periodo così corto non si sono potute vedere variazione di EDSS e volume cerebrale, mentre alle dosi massime del farmaco si sono potute osservare differenze significative rispetto al placebo del volume della sostanza grigia. MT-1303 è risultato ben tollerato ed eventi significativi avversi erano comparabili a quelli del placebo. Questi risultati positivi supportano di continuare a valutare MT-1303 in altri studi clinici più grandi.

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