Nella foto: il dott. Filippo Martinelli Boneschi (primo a sinistra) e i suo team di ricerca
Il Dottor Filippo Martinelli Boneschi, neurologo e responsabile del laboratorio di neurogenetica del Dipartimento di Neurologia Sperimentale dell'Istituto San Raffaele, ha coordinato - per la parte italiana - il più grande studio genetico internazionale mai condotto sulla SM, i cui risultati sono stati pubblicati da poco su Nature.
All'ECTRIMS di Amsterdam presenta uno studio che tenta di definire la componente genetica delle malattie complesse, tra cui la sclerosi multipla.
Di cosa si occupa la ricerca che presentate all’ECTRIMS, e come si colloca nel quadro globale della ricerca sulla SM?
«La linea di ricerca di cui il poster Three-stage genome-wide association study in progressive multiple sclerosis presentato al congresso ECTRIMS si inserisce nell’ambito degli studi della componente genetica delle malattie complesse. Tale gruppo di patologie, di cui la sclerosi multipla (SM) fa parte, si ritiene siano causate da fattori genetici che singolarmente non determinano l’insorgenza o meno della malattia, ma se combinati a fattori di rischio ambientali ne causano la comparsa. In particolare, il lavoro descrive i risultati di uno studio genomico relativo ad una variante rara progressiva di sclerosi multipla. Tale studio ha previsto una prima fase di genotipizzazione dell’intero genoma di pazienti e soggetti sani di origine italiana al fine di individuare varianti alleliche che ricorrano con frequenza significativamente diversa tra i due gruppi. In seguito, lo studio ha previsto una duplice fase di replicazione dei risultati ottenuti dalla prima analisi su due ulteriori casistiche, una di provenienza nord europea e l’altra di origine australiana. Il risultato finale di tale progetto è stata la conferma dell’associazione della regione HLA-DRB/DQB con la sclerosi multipla e l’individuazione di una variante comune, un polimorfismo a singolo nucleotide, presente in una regione intergenica e potenzialmente associato alla forma progressiva della malattia. La disponibilità di dati genomici di circa 10.000 casi di SM e 17.000 controlli, acquisiti nell’ambito del consorzio internazionale IMSGC di cui il mio laboratorio è membro, ha permesso la identificazione di 29 nuovi loci genetici associati alla malattia pubblicati sulla rivista Nature (Nature. 2011 Aug 10;476(7359):214-9), e rappresenta una fonte preziosa di supporto a studi su casistiche di dimensioni limitate, come è il caso del nostro progetto, permettendo di aumentare la dimensione campionaria.
Dal punto di vista scientifico qual è il valore della ricerca che presenta?
«La variante primariamente progressiva della sclerosi multipla (PPMS) è una forma rara che colpisce il 10-15% delle persone con SM. Differisce dalla forma più comune (85%) recidivante-remittente (RRMS) per l’età di esordio della malattia, che nelle PPMS è circa una decade più tardiva rispetto alle RRMS, e per l’incidenza nei due sessi che nel caso delle PPMS è simile mentre nelle RRMS è contraddistinta da una preponderanza di donne. Inoltre, un aspetto importante è la mancanza di trattamenti efficaci nel rallentare la progressione della forma primariamente progressiva a differenza di quanto disponibile nelle forme RRMS. Il valore scientifico della ricerca da noi condotta risiede appunto nel reclutamento specifico di casi di PPMS. Una tale uniformità, potenziata da un ampliamento della casistica e da paralleli studi in casistiche di sole RRMS, permetterà di individuare varianti genetiche predisponenti o protettive associate alla malattia e specifiche della forma progressiva rara. La scoperta di regioni specifiche per la PPMS apre, inoltre, nuove prospettive nella comprensione dei meccanismi biologici che sottendono a questo decorso e conseguentemente alla possibile formulazione di nuovi trattamenti terapeutici».
La ricerca inizia in laboratorio e vuole migliorare la vita delle persone: che ritorni possono avere nell’immediato futuro sulla vita delle persone con SM gli esiti degli studi che presenta? Si riesce a identificare un orizzonte temporale entro cui dalle ricerche che state effettuando si avranno ritorni diretti per una vita di qualità oltre la SM?
«L’identificazione di nuove varianti potenzialmente coinvolte nella sclerosi multipla primariamente progressiva può avere risvolti positivi su più livelli: una migliore comprensione dei meccanismi patogenetici della malattia, l’identificazione di molecole target su cui sviluppare nuove strategie terapeutiche, ed infine l'individuazione di un sottogruppo di individui a rischio di sviluppare la malattia, permettendone il monitoraggio nel tempo e l’adozione precoce di terapie mirate».
Dovesse mandare un messaggio alle persone sullo stato della ricerca sulla SM, sul quadro complessivo che le sembra possa emergere all’ECTRIMS e sulle principali conquiste che ci possiamo aspettare nei prossimi anni, cosa direbbe?
«L’avanzamento della tecnologia ha permesso negli ultimi anni di condurre studi genetici mirati a tracciare il profilo genotipico dei polimorfismi a singolo nucleotide distribuiti su tutto il genoma, di centinaia di pazienti affetti da questa malattia neurologica e altrettanti soggetti sani. Il confronto del profilo genetico dei due gruppi ha portato all’identificazione di nuovi loci associati al rischio di sviluppare la malattia. Recentemente, uno studio multicentrico internazionale, il più grande ad oggi condotto sulla sclerosi multipla, ha individuato 29 nuove regioni del genoma associate alla malattia, fornendo un contributo chiave alla conoscenza dei meccanismi biologici che ne causano l’insorgenza. È emerso, ad esempio, il ruolo predominante svolto dal sistema immunitario nel causare il danno neurologico. Sicuramente, nuove scoperte arriveranno nei prossimi anni, grazie ancora allo sviluppo tecnologico, infatti si stanno sviluppando progetti di sequenziamento di tutto il genoma o di parti di esso e trascrittoma, in soggetti affetti dalla patologia sia su base sporadica sia su base familiare».
Dia un «titolo da giornale» alla sua ricerca
«La genomica e la bioinformatica unite nella ricerca delle cause e delle cure della sclerosi multipla».