Nella foto: Francesca Gilli
Francesca Gilli è group leader presso l'unità di neurobiologia clinica del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) ad Orbassano (TO). Ha al suo attivo anche un’esperienza di ricerca estera svolta presso il dipartimento di biomedicina e scienze neurologiche dell’università di Basilea, Svizzera. Nel 2011 ha ricevuto il Premio Rita Levi Montalcini dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. All'ECTRIMS 2011 di Amsterdam presenta alcuni lavori, tra cui uno sul rapporto tra gravidanza e scleorsi multipla, di cui ci parla in questa intervista.
Può spiegarci brevemente di cosa si occupa l’ambito di ricerca dello studio che presentate all’ECTRIMS?
«Lo studio è sulla gravidanza nelle donne con SM. Siamo partiti dall’osservazione clinica che le pazienti con sclerosi multipla presentano un minor rischio di avere ricadute durante la gravidanza. Volevamo quindi capire quali siano i meccanismi molecolari indotti dalla gravidanza che hanno questo potere terapeutico, ossia che consentono alle persone di stare bene. I nostri studi sono di tipo molecolare: in particolare siamo andati a studiare come si modificano i livelli di espressione genica delle pazienti durante la gravidanza, utilizzando un approccio cosiddetto su larga scala. Già qualche anno fa abbiamo effettuato e pubblicato uno studio in microarray, una tecnologia che consente di andare a vedere il livello di espressione di tutti i geni contemporaneamente. Tale approccio ci ha consentito di identificare 7 geni la cui espressione risulta “normalizzata” dal processo della gravidanza. Lo studio che ora portiamo all’ECTRIMS è volto a capire quali sono i meccanismi alla base della modulazione gravidanza-specifica dei 7 geni precedentemente identificati».
E cosa avete scoperto, dal punto di vista scientifico?
«Ci sono vari meccanismi che regolano l’espressione genica. Noi qui ci siamo focalizzati in particolare sui MicroRNA, che sono piccole molecole che regolano l’espressione dei geni e hanno un ruolo importante in molte malattie immunitarie. In particolare, con il presente studio, abbiamo identificato alcuni MicroRNA che sono specifici per la modulazione dei geni che abbiamo precedentemente trovato normalizzati dal ciclo della gravidanza. In altri termini, nel primo studio avevamo identificato alcuni geni che inizialmente erano diversamente espressi nelle pazienti con SM rispetto ai controlli sani, mentre durante la gravidanza la loro espressione risultava uguale nei due gruppi. La prima conclusione, dunque, era stata che c’è nelle pazienti con SM un pattern patologia-specifico, ossia un gruppo di geni espressi diversamente rispetto alle donne senza SM, che viene annullato dai processi della gravidanza. Ora, nel nuovo studio, abbiamo identificato alcuni MicroRNA, che sono effettivamente in grado di modulare questi specifici geni».
Questa scoperta che impatto potrà avere sulla vita delle persone con SM?
«Potrebbe avere un grosso impatto di tipo terapeutico: se andiamo anzitutto a modulare i geni normalizzati dalla gravidanza e poi, in secondo luogo, se riusciamo a interagire sui micro RNA riportandoli ai livelli che sono normali in una persona sana, allora possiamo dare vita a nuove terapie».
Quindi le vostre scoperte possono aprire due vie differenti per individuare nuove terapie?
«Esatto, possiamo come prima via intervenire direttamente sui geni e riprodurre anche fuori dalla gravidanza la situazione normalizzata durante il periodo di attesa di nascita di un figlio. Oppure possiamo agire sulle molecole (i MicroRNA) che normalizzano l’espressione dei geni, per fare in modo che questi riescano anche fuori dalla gravidanza a riprodurre l’azione di modulazione presente durante la gestazione. O si agisce sui geni o si agisce sulle molecole che poi vanno ad intervenire sui geni. Il primo è un meccanismo diretto, il secondo un meccanismo più indiretto».
E questa possibile azione terapeutica vale indifferentemente per uomini e donne?
«Sì, in una seconda fase del nostro studio abbiamo anche visto che la deregolazione genica è presente anche nella popolazione maschile. Nei maschi come nelle donne non in gravidanza si tratterà di modulare questi geni e questi MicroRNA in modo ‘artificiale’, ossia attraverso farmaci o molecole biotecnologiche costruite in laboratorio».
E quanto tempo ci potrà volere per identificare terapie basate sulle vostre scoperte?
«È una domanda cui non si può rispondere con sicurezza. Sicuramente ci vorranno tempi abbastanza lunghi: come tutti i nuovi farmaci andranno testati prima sugli animali di specie diverse, poi potranno progressivamente essere sperimentati nell’uomo. Sicuramente ci vorrà qualche anno, non è un iter breve».
C’è un’immagine , un titolo semplice che sintetizzi la sua ricerca?
«"Imparare dalla natura": stiamo cercando di trovare un nuovo approccio terapeutico imparando da quel processo fisiologico naturale che è la gravidanza, un processo che dimostra di avere un ottimo effetto terapeutico».
Che messaggio manderebbe alle persone con SM sullo stato globale della ricerca in questo momento e sulle conquiste che possiamo aspettarci nei prossimi anni?
«Sono molto ottimista: negli ultimi anni sono stati compiuti enormi passi avanti: già sono disponibili diversi farmaci nuovi, che funzionano molto bene. Bisogna ovviamente credere nella ricerca scientifica e finanziarla: è l’unico modo che abbiamo per sconfiggere questa malattia».
Guarda la videointervista di Francesca Gilli in occasione dell'ultimo Congresso FISM (maggio 2011)