Salta al contenuto principale

19/10/2011

Immaginazione e riabilitazione nella ricerca sulla sclerosi multipla: parla Andrea Tacchino

 

Andrea Tacchino è ricercatore presso la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, Centro Riabilitazione AISM Liguria. All'ECTRIMS presenta uno studio basato sulla motor imagery. La nostra intervista

 

Può spiegarci brevemente di cosa si occupa l’ambito di ricerca dello studio che presentate all’ECTRIMS, e come si colloca nel quadro globale della ricerca sulla SM?
«Negli ultimi anni l’interesse per la formulazione di nuove tecniche e protocolli sperimentali destinati a migliorare le performance motorie nell’uomo si è notevolmente accresciuto trovando le sue prime evidenze nell’ambito sportivo. Spesso i risultati ottenuti hanno suggerito l’applicabilità di tali protocolli sperimentali anche all’ambito della riabilitazione neurologica, laddove il recupero funzionale nelle prime fasi dopo l’insorgenza del danno o il mantenimento delle capacità motorie in malattie di tipo degenerativo risulta essere uno degli aspetti essenziali. Tra le tecniche che in questo ambito sono state più stimolanti è possibile annoverare la cosiddetta motor imagery, la quale, nonostante abbia già prodotto notevoli risultati e testimonianze della sua efficacia nel miglioramento del gesto motorio, ancora è confinata nel suo utilizzo alla sfera della ricerca. Con il termine motor imagery si intende uno stato di simulazione mentale durante il quale un individuo replica una azione motoria senza muovere gli arti o attivare i muscoli coinvolti nell’esecuzione dell’azione stessa. Tuttavia la simulazione interna di singoli movimenti o pattern di movimenti comporta il reclutamento di circuiti neurali coinvolti nell’esecuzione dello stesso movimento immaginato. Ad esempio, a seconda dei casi, è possibile riscontrare l’attivazione di regioni delle cortecce parietali e prefrontali, dell’area supplementare motoria, delle cortecce premotoria e motoria primaria, dei gangli della base e del cervelletto.
Inoltre, a livello comportamentale, è stato mostrato in più studi che le azioni immaginate mantengono le stesse caratteristiche spaziotemporali di quelle reali e obbediscono alle stesse leggi motorie e biomeccaniche. Le azioni immaginate sono dunque parte delle rappresentazioni motorie e sono collegate ai livelli più alti del sistema nervoso centrale nella pianificazione ed esecuzione del movimento. Sebbene tali considerazioni siano confermate in numerosi studi su soggetti giovani e sani, ancora poco è noto sugli effetti della motor imagery in pazienti affetti da sclerosi multipla e sui suoi possibili utilizzi in ambito clinico-riabilitativo. Tuttavia la possibilità di utilizzare dei protocolli riabilitativi focalizzati sull’uso della motor imagery, avendo portato già in passato risultati soddisfacenti in soggetti neurologici di diverso tipo (ad es. stroke), lascia ben sperare sull’efficacia del trattamento anche in pazienti SM, sebbene le problematiche patologiche abbiano caratteristiche differenti. In particolare lo studio presentato si focalizza sul confronto tra le tempistiche d’esecuzione reale e immaginata di movimenti dell’arto superiore, mettendo in rilievo le caratteristiche migliorative che la motor imagery esercita sul movimento reale in pazienti SM».

 

La ricerca inizia in laboratorio e vuole migliorare la vita delle persone: che ritorni possono avere nell’immediato futuro sulla vita delle persone con SM gli esiti degli studi che state presentando? Si riesce a identificare un orizzonte temporale entro cui dalle ricerche che state effettuando si avranno ritorni diretti per una vita di qualità oltre la SM?
«Anche se lo scarso numero di studi sugli effetti della motor imagery in pazienti SM potrebbero lasciare dubbi sulla sua applicabilità nel breve periodo, l’efficace utilizzo di questa tecnica in altri contesti clinico-riabilitativi neurologici sembra invece suggerire la possibilità di un suo veloce ingresso anche nella pratica ambulatoriale SM. Cercando di proporre delle stime temporali è probabile che nell’arco di 3 anni possa essere adottata in modo stabile nei differenti centri SM in Italia».

 

Dovesse mandare un messaggio alle persone sullo stato globale della ricerca nella SM, sul quadro complessivo che le sembra possa emergere all’ECTRIMS e sulle principali conquiste che ci possiamo aspettare nei prossimi anni, cosa direbbe?
«La ricerca sulla SM procede con grande utilizzo di risorse e risultati molto importanti nei vari ambiti in cui si muove: molecolare, cellulare, riabilitativo cognitivo e motorio, modellistico, epidemiologico, etc. Oggi tuttavia la grande sfida aperta prevede la messa in relazione delle conoscenze che da questi distinti ambiti di ricerca emergono. In particolare i risultati attesi riguardano la possibilità di creare protocolli riabilitativi ad-hoc per il singolo paziente in modo da rendere il più possibile efficace il rallentamento della progressione della malattia».

 

Dovesse trovare un titolo "da giornale" (ossia divulgativo, chiaro e sintetico) per il suo studio, quale sceglierebbe?
«Riabilitare immaginando».