Un comitato internazionale ha rivisto e semplificato i criteri diagnostici di McDonald, impiegati per diagnosticare la sclerosi multipla
Un comitato internazionale ha rivisto e semplificato i criteri diagnostici di McDonald, impiegati per diagnosticare la sclerosi multipla. Tali criteri sono stati pubblicati sul numero di febbraio della rivista Annals of Neurology (2011; 69:292-302) e incorpora i nuovi dati che dovrebbe accelerare la diagnosi senza compromettere la precisione. In seguito a tale pubblicazione verranno preparati materiali specifici da distribuire ai neurologi che si occupano di SM per aiutarli ad applicare nella pratica clinica i suddetti criteri.
A tale revisione hanno partecipato i membri del gruppo di esperti internazionali per la diagnosi della SM, organizzato e sostenuto dall’Associazione americana per la SM e il Comitato europeo per la cura e la ricerca nella Sclerosi Multipla, entrambi coordinati dal prof Chris H. Polman dell’Università di Amsterdam.
L’obiettivo principale della prima versione dei criteri diagnostici di “McDonald” del 2001, successivamente revisionata nel 2005, era quello di velocizzare la diagnosi della SM senza comprometterne l’accuratezza e quindi rendere la conferma della diagnosi di SM più sicura, oltre che più rapida.
La diagnosi di SM è un processo in parte soggettivo, il neurologo deve mettere insieme i vari esami clinici e di laboratorio per poter completare un percorso diagnostico che porta alla diagnosi della malattia, infatti ancora oggi non esiste un unico esame specifico che permetta di fare diagnosi di SM. La chiave per una diagnosi di SM rimane ancora oggi la dimostrazione oggettiva della disseminazione nello spazio e nel tempo delle lesioni, requisito che viene mantenuto anche negli attuali criteri.
In particolare nella nuova revisione è stata posta maggiore attenzione alla diagnosi della sindrome clinicamente isolata (CIS), o in quelle situazioni che presentano sintomi compatibili con una malattia infiammatoria demielinizzante del sistema nervoso centrale. Inoltre il gruppo di lavoro ha considerato l’applicazione di questi criteri all’interno di popolazioni specifiche come nel caso della SM pediatrica e nelle popolazioni asiatiche e latino-americane. I ricercatori hanno concluso che i criteri così come sono stati rinnovati oggi possono essere applicati alla maggior parte di queste popolazioni, fornendo anche consigli pratici agli addetti ai lavori su come meglio impiegarli e su quali esami sono consigliati per arrivare ad una corretta diagnosi di SM.
Nella versione precedente le linee guida avevano evidenziato l’utilità della RM allo scopo di dimostrare la disseminazione spazio e tempo, la presente revisione ha incorporato anche le indicazioni che sono state fornite dal gruppo europeo di studio MAGNIMS, in particolare:
- la diffusione nel tempo può essere dimostrato da un nuova lesione T2 o lesioni captanti gadolinio alla risonanza magnetica in un controllo successivo confrontato con RM di base, indipendentemente da quando la RM basale è stato ottenuta.
- la diffusione nello spazio può essere dimostrata con almeno una lesione T2 in almeno due delle quattro aree del sistema nervoso centrale: midollo spinale, zona periventricolare, iuxtacorticale e sottotentoriale. Queste lesioni non devono captare il gadolinio.
Inoltre nel caso di diagnosi di sclerosi multipla primariamente progressiva, oltre a rimanere valide le indicazioni date dai precedenti criteri diagnostici sono state inserite le raccomandazioni del gruppo MAGNIMS
In conclusione l’attuale versione dei criteri diagnostici di McDonald dovrebbe accelerare e rendere più facile e più certa la diagnosi di SM; così come per i precedenti criteri anche questi saranno oggetto di studio per poterli migliorare sempre di più. Inoltre il presente lavoro sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per identificare marcatori biologici della SM e delle sue varie forme.