Al meeting ECTRIMS sono stati presentati gli studi più promettenti della ricerca clinica mondiale sulla sclerosi multipla. Progressione della disabilità, marcatori, fattori ambientali e trattamenti i temi principali. Illustriamo le ricerche che hanno analizzato i fattori di rischio della SM
Oltre ottomila fra ricercatori, medici, infermieri e altre figure professionali con esperienza nel campo della sclerosi multipla si sono riuniti a Londra per il 32° ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) il più grande Congresso annuale internazionale dedicato alla ricerca scientifica sulla sclerosi multipla. A conclusione del meeting sono stati presentati come di consueto i cosiddetti highlights, una selezione degli studi più promettenti, divisi in ricerca di base e ricerca clinica. Selezionate e presentate dal prof professor Michael Hutchinson della University College Dublin in Irlanda, affrontiamo oggi le ricerche che studiano come determinati fattori di rischio ambientali influenzino la patogenesi e la gravità della SM.
Uno studio danese condotto dalla dottoressa Eva Rosa Petersen (Presentazione orale 178 - Effect of smoking, a NAT1 genetic variant and HLA genes on disease activity in MS patients before and during interferon-beta treatment. E.R. Petersen, Copenhagen, Denmark) ha analizzato l’influenza del fumo in 1.145 persone con SMRR, che fumavano almeno un pacchetto di sigarette al giorno, prima e durante terapia con interferone (IFN) beta. L’analisi nei due anni precedenti al trattamento non ha mostrato alcuna associazione tra fumo e il numero di recidive. Mentre, durante il trattamento con IFN-beta la quantità di fumo respirata è risultata significativamente associata con la risposta negativa al trattamento. Questo studio dimostra per la prima volta che il fumo è associato ad un’aumentata attività della malattia nelle persone con SMRR trattate con IFN-beta.
Uno studio americano/svedese (Poster 454 - Body mass index is causally associated with pediatric and adult multiple sclerosis onset: a study of over 20,000 individuals using Mendelian Randomization. L.F. Barcellos, Berkeley, United States.) ha analizzato quanto può influire l’obesità in età pediatrica sulla malattia. Attraverso un modello statistico tenendo conto del rischio genetico, hanno dimostrato che un indice di massa corporea più alto aumenta la suscettibilità alla SM.
Sono stati presentati per la prima volta anche studi che mostrano l'importanza di trattare la carenza di vitamina D in persone con SM. Ci sono sempre più evidenze che le persone con SM dovrebbero ricevere un supplemento di vitamina D ad alte dosi, anche se i risultati sono ancora preliminari. I risultati dello studio olandese SOLAR (Presentazione orale 166 -High dose cholecalciferol (vitamin D3) oil as add-on therapy in subjects with relapsing-remitting multiple sclerosis receiving subcutaneous interferon β-1a. R. Hupperts, Maastricht, Netherlands.), presentati dal dottor Raimond Hupperts, hanno dimostrato che il supplemento di vitamina D (14000IU al giorno) versus placebo, in persone con SMRR in trattamento con farmaci di prima linea, ha apportato maggiori effetti anti-infiammatori con riduzione del numero di lesioni T1 e di nuove o più grandi lesioni T2 dopo 48 settimane. Lo studio francese presentato dal dottor William Camu (Poster 750 - Cholecalciferol supplementation in relapsing multiple sclerosis patients treated with subcutaneous interferon beta-1a: a randomized controlled trial. W. Camu, Montpellier, France) ha valutato il beneficio della terapia aggiuntiva con vitamina D 100.000 IU, due volte al mese per 2 anni, in persone con SMRR trattate con interferone beta-1a per via sottocutanea, 3 volte alla settimana. Anche in questo studio si è osservata una riduzione del numero di lesioni T1 e di nuove o più grandi lesioni T2 di oltre il 70% dipendente dalla vitamina D. Inoltre, nel gruppo di persone trattate anche con vitamina D che avevano completato lo studio, è stata osservata una riduzione del tasso di ricadute del 60% rispetto al placebo, ma lo studio essendo stato completato su un numero insufficiente di persone non ha potere statistico. I ricercatori stanno implementando le analisi.
Su questo argomento guarda il Dossier Vitamina D e SM.
Alcuni studi hanno valutato gli effetti a lungo termine della gravidanza sull’accumulo di disabilità nella sclerosi multipla recidivante-remittente. È un argomento molto complicato perché spesso le donne che decidono di portare avanti una gravidanza sono quelle in generale che stanno meglio nonostante la SM. Uno studio basato sul Registro MSbase (Poster322 -Pregnancy protects against long-term disability accrual in relapsing-remitting MS. V.G. Jokubaitis, Parkville, Australia) ha analizzato l'effetto della gravidanza sull’EDSS a 10 anni in una coorte di donne con SMRR che avevano iniziato una terapia modificante la malattia iniettabile. Le donne che avevano avuto una gravidanza mostravano una minor disabilità a 10 anni, ma ricadute nel follow-up aumentavano la disabilità. Un gruppo spagnolo ha mostrato che in 500 donne con sindrome clinicamente isolata (CIS) la gravidanza pima o dopo la CIS non ha determinato effetti sulla conversione a SM clinicamente definita o sull’accumulo di disabilità. Poster 860 -Menarche and pregnancies are not related with MS activity or long term prognosis. M.I. Zuluaga, Barcelona, Spain.
Grazie al RIMS (Rehabilitation in Multiple Sclerosis) quest’anno sono stati presentati molti lavori riguardanti studi clinici di riabilitazione. Una ricerca danese presentata dal dottor Finn Boesen ha valutato un trattamento intensivo riabilitativo di 4 settimane su 505 persone con SM ricoverate presso due centri clinici, randomizzate a ricevere il trattamento oppure solamente le cure mediche previste dal ricovero. Le persone sono state analizzate tramite misure auto-riportate di scale fisiche, psicologiche e sulla qualità della vita alla fine del trattamento e 6 mesi dopo. Alla fine del trattamento i risultati hanno mostrato un miglioramento dei punteggi nelle persone trattate, ma dopo 6 mesi i punteggi delle scale fisiche non mostravano più un miglioramento. Invece, i punteggi delle scale psicologiche e sulla qualità della vita erano migliori di quelli dei controlli anche dopo 6 mesi. Il problema di questo studio è che le persone di controllo non hanno ricevuto un buon trattamento in parallelo e che quindi non risultano essere un buon controllo per capire l’efficacia del trattamento somministrato. Questo fa riflettere sull’importanza di avere negli studi clinici sia farmacologici che riabilitativi buoni controlli che diano risposte chiare rispetto all’efficacia del trattamento proposto
Presentazione orale 116 -Effects on health related quality of life from multidisciplinary rehabilitation in multiple sclerosis: a randomized controlled trial - the Danish MS hospitals rehabilitation study. F. Boesen, Haslev, Denmark